Il pallone racconta

⚽ Antonello Cuccureddu | da il pallone racconta di Stefano Bedeschi

 

«Essere stati juventini è come aver fatto il bersagliere. Per tutta la vita resti tale. Perché una società come la Juventus non esiste, non ha riscontri come età, come ambiente, come tutto. Il suo stile, il rispetto reciproco, soprattutto l’impronta della famiglia Agnelli». Scelse il più difficile, ma anche il più diretto modo di presentarsi alla Juventus. In una partita di Coppa Italia del settembre 1969 allo stadio Comunale torinese scese in campo con la maglia del Brescia e marcò così bene Luis Del Sol da impressionare la dirigenza bianconera. Era l’inizio della sua storia juventina che doveva portarlo a vincere, in dodici anni, sei scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa, totalizzando 434 presenze con trentanove goal. Un bottino che ricorda tuttora con affetto e gioia. Terzino, mediano, mezzala, giocatore eclettico, alla Juventus arriva nella stagione 1969–70 ai tempi di Luis Carniglia, anche se a lanciarlo è Rabitti, dopo il licenziamento del tecnico argentino. Ricorda quel giorno come uno dei più belli: «La Juventus era malmessa in classifica, io debuttai a Cagliari, ci trovammo sotto di un goal, la gente urlava: “Serie B, Serie B”. Nel finale mi giunse fra i piedi la palla buona e infilai Albertosi. Quel goal rappresentò molto, fu una specie di trampolino per la Juventus che finì in bellezza il campionato». Di goal importanti, comunque, ne ha realizzati tanti: Cuccureddu ricorda quello dello stadio Olimpico che consacrò la Juventus Campione d’Italia il giorno del disastro del Milan a Verona; i goal segnati contro il Magdeburgo in Coppa; un altro in Coppa Uefa l’anno del successo. In dodici anni passati alla Juventus, Cuccureddu ha avuto come tecnici: Carniglia, Rabitti, Picchi, Vycpálek, Parola, Trapattoni. Ora ne parla, e allinea il povero Picchi a Trapattoni: «Non ci fu il tempo di valutarne appieno le doti e la personalità. Però una cosa è certa: Picchi era un allenatore giovane con idee nuove che capiva di calcio, che sapeva applicarlo, spiegarlo, che aveva un dialogo e, soprattutto, era pieno di umanità e sapeva esserti amico. Come Trapattoni, insomma, che non viveva all’ombra di Boniperti come sostengono i maligni. In primo luogo per una questione di personalità che Trapattoni ha e che ha sempre difeso, poi perché la Juventus non ha mai tolto e non toglie spazio a nessuno». In Nazionale Cuccureddu gioca sedici volte: debutta a Varsavia contro la Polonia nel 1975, chiude in Argentina nella partita col Brasile per il terzo–quarto posto. Ancora oggi si domanda perché fu estromesso dal giro dopo il Mondiale del 1978. «Non discuto le scelte di Bearzot: certamente avrà avuto le sue ragioni. Però un discorsino mi avrebbe fatto piacere. In fondo il mio contributo l’avevo dato».

http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2007/10/antonello-cuccureddu.html

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