Ho Letto: Dark Graffiti
Autore: Vari e incredibili
Genere: Racconti

Recensione di Carlo Amedeo Coletta

Sono del 1978. Un giorno si dirà che ho vissuto a cavallo di due secoli, addirittura di due millenni. Si dirà, certo, ma non so chi si prenderà questo disturbo nè perchè. Comunque, continuando a divagare, avevo 4 anni e per un ventennio ho sentito ripetere allo sfinimento questa filastrocca: Zoff, Bergomi, Cabrini, Gentile, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani (Altobelli e quindi Causio). Commissario tecnico: Bearzot.
Ve li ricordate gli eroi di Spagna ’82, il mondiale vinto con Tardelli che esultava battendosi il petto come Tarzan? Una squadra di fenomeni, guidata da un galantuomo di altri tempi.
Torniamo ai giorni nostri e all’ultima lettura di questo agosto che lentamente si accascia, spremuto dal caldo, sul pianerottolo di settembre. Mi è capitata tra le mani una raccolta di racconti. Titolo accattivante, Dark Graffiti, copertina evocativa e ben riuscita. Non male come inizio. Sappiamo tutti, però, cosa si cela nel cervello di chi sente la definizione “raccolta di racconti”. Negli occhi si dipinge un’espressione di sufficienza, accompagnata da un lieve sospiro. Un misto tra disapprovazione e giudizio. I racconti rappresentano un genere per svogliati. Gente che sì, magari sa anche scrivere, ma non ne ha voglia. Più facile buttare giù due righe. Che ce vò? Son buoni tutti. ci vuole tanta pazienza con i pregiudizi, non c’è nulla da fare.
E infatti, apro il libro, lancio un’occhiata qui e là, mi soffermo sugli autori E mi torna in mente la filastrocca dell’82. Non starò qui a elencarVi tutti gli autori che hanno preso parte a questa raccolta, proponendo ognuno un racconto. Vi basti sapere che i loro palmares personali sfiorano, nel proprio ambiente, quello dei più grandi campioni di calcio attualmente nel nostro campionato. Grandi autori, grandi premi, grandi riconoscimenti, grandi case editrici. Ben più di una garanzia di qualità, direi!
Bè, direte voi, ormai ci hai incuriosito. Arriva fino in fondo. Di che parlano questi racconti?
Ci sarei arrivato comunque, anche senza questa richiesta. Se proprio avete fretta, però, potreste aiutarvi con il titolo della raccolta. Dark Graffiti. Scoprirete presto, forse subito, che ogni racconto è abbinato alla foto di un graffito, ben adatto a simboleggiarne l’atmosfera, il protagonista o il fulcro della trama. Bene, sfogliate come foste bambini, guardando solo le figure, e ditemi quali emozioni sentite crescere nella pancia. Per quanto riguarda me, l’inquietudine la fa da padrona. Il perverso magnetismo di alcuni grattifi, tra l’altro, sembra trascirarmi direttamente dentro il libro come fossi l’omino di google maps. E la cosa non mi piace per niente. Mi affascina, mi attira, ma non mi piace. Come vi dicevo, magnetismo perverso.
E poi, si passa a leggere. E quell’inquietudine nata tra le viscere inizia a prendere forma in nomi, cognomi, soprannomi. Immagini più o meno reali, emozioni che, in alcuni casi, affondano le proprie radici in un passato che neppure ricordiamo ma che abbiamo tutti. Quella parte nera, più o meno grande, che dimora in ognuno di noi, come le tane degli scoiattoli nei tronchi degli alberi.
Ho sempre vissuto in campagna e mi capitava spesso di trovare, nei boschi vicono casa, alberi colpiti da fulmini, neri come il carbone. In alcuni di essi, nei più grandi, succedeva che si aprisse una voragine alla base del tronco, come una piccola grotta, illuminata solo in parte dai raggi del sole che filtravano dai rami delle altre piante. E mi spaventava quel lato oscuro che invece non si vedeva. Sembrava di vedere il confine tra la vita, quella della pianta, e la morte, quella creata dal fulmine. Lì, proprio davanti agli occhi. L’ignoto che si palesava di fronte a un bambino curioso.
La medesima angoscia, la stessa inquietudine, la solita tensione l’ho provata leggendo questi racconti. Sono riusciti non solo a carpire la mia attenzione fino alla fine ma anche a risvegliare zone della mia anima che giacevano, addormentate, da molto tempo. Il tutto, con stili differenti l’uno dall’altro ma tutti egualmente efficaci, ricercati, lodevoli.
A coordinare questi fuioriclasse che hanno creato questa antologia da brivido, c’è un temerario novello Bearzot, Kenji Albani, anche lui scrittore, anche lui nell’antologia. Non deve essere stato semplice strutturare questa raccolta. Gestire dei fuoriclasse è compito arduo per chiunque e gli artisti, si sa, sono cavalli di razza duri da domare.
C’è riuscito, però, e non resta che riconoscerne i meriti e la bravura.
Bravi, davvero, bravi tutti!
Signori miei, al prezzo di un biglietto in curva per una partita di serie C, senza campioni e anzi con qualche pancia un pò troppo pronunciata in campo, avete la possibilità di scoprirvi e riscoprirvi, emozionarvi e, perchè no, spaventarvi. Può succedere anche questo. Chiedete bene la porta stasera, se leggete.
Se vi va, Buona lettura!

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