Articolo di Riccardo Rage Gramazio
PIACEVOLE INSENSIBILITA’
Una magica iniezione
Pink, la stella del rock al centro della storia raccontata in musica in The Wall, doppio album e successone dei Pink Floyd del 1979, ha un improvviso malore nella camera di un hotel. Deve esibirsi in concerto, ma è messo piuttosto male. Per far sì che lo show non vada a rotoli, viene chiamato e mandato urgentemente un dottore. Tra il paziente e il medico inizia una surreale conversazione. In mezzo una bella puntura per ripartire. Tuttavia ciò che Pink prova è una sensazione di piacevole insensibilità, di allucinato intorpidimento. In preda alla confusione del momento e della sua vita in generale, l’artista si ritrova volente o nolente a ripercorrere alcuni passi dell’infanzia e a guardare negli occhi i demoni del baratro…
La trama di Comfortably Numb, sesta traccia del secondo disco dell’opera, è più o meno questa. Idea più che interessante, che i Pink Floyd trasformano però in magia, in miracolo, in diamante, e chi più ne ha ne metta.
In giro è possibile leggere che a ispirare la composizione sia stata una disavventura accaduta realmente a Roger Waters nel 1977. Secondo questa versione dei fatti, appena prima di un concerto, un dottore dovette infatti somministrare al bassista un farmaco via endovenosa. Beh, potrebbe starci…
Per i fans della rivista The Amazing Pudding, Comfortably Numb è il miglior pezzo composto dalla grande band inglese, per me è semplicemente una delle migliori creature che la musica ci abbia mai regalato.
Melodie di David Gilmour e testo, appunto, di Roger Waters. Una simbiosi resa esagerata dalla struttura e dall’interpretazione stessa. Eppure, tanto per cambiare, in fase di realizzazione tra i due non mancò uno scambio accesissimo di battute e di giudizi; Gilmour, che in principio aveva immaginato il brano all’interno del suo primo album solista, desiderava un certo tipo di suono, un arrangiamento diverso e in qualche modo più crudo, Waters sosteneva invece ben altro. Insomma, una delle classiche litigate tra i pezzi da 90 del gruppo, un duello piuttosto duro vinto alla fine dal caro Roger. E considerata la bellezza assoluta della canzone, dobbiamo solo ritenerci felici dell’esito. Non me ne voglia Gilmour, ma non riesco proprio a immaginare su disco una versione migliore. Nonostante i problemi, bassista e chitarrista si divisero comunque la posta in palio, interpretando con maestria le rispettive parti e i rispettivi ruoli: Waters nei panni del dottore e Gilmour in quelli del povero, indolente e abulico Pink.
Il dialogo tra i due personaggi è splendido anche se a tratti deformato e ottenebrato. Le strofe, e quindi le parole del dottore, sono distanti, quasi parlate, se vogliamo persino fredde, scientifiche per quanto razionali. Insieme vanno a porgere la mano a Pink. D’altronde un medico cerca di aiutare un paziente in difficoltà e lo spettacolo, che lo si voglia o meno, deve andare avanti:
Come on now
I hear you’re feeling down
I can ease your pain
And get you on your feet again
Relax
I’ll need some information first
Just the basic facts
Can you show me where it hurts
Il brano esplode nei ritornelli intonati da Gilmour. L’impatto è fortissimo, emozionante, toccante. La palla è passata a Pink, che ora deve descrivere il proprio stato fisico e mentale. Egli sa però bene che nessuno può o potrà capire. Cosa resta allora oltre a una metaforica seppur confortante insensibilità?
Your lips move but
I can’t hear what you’re saying
When I was a child I had a fever
My hands felt just like two balloons
Now I’ve got that feeling once again
I can’t explain,
you would not understand
This is now how I am
I have become comfortably numb
Ma il testo di Comfortably Numb diventa addirittura marginale, se ci concentriamo sulla musica. In poco più di sei minuti succede tantissimo. Il lavoro di tutti i musicisti impegnati è esagerato, coeso, indissociabile, programmato per plasmare atmosfere visionarie e di finissimo gusto. A risaltare sono sicuramente i due assoli di Gilmour, qui perfetto sotto tutti i punti di vista. Non a caso l’ultimo, a cui spetta tra l’altro il compito di portare a termine la fatica, è considerato tra i più belli mai scritti e suonati. Tante le cose da aggiungere, le considerazioni da fare, ma credo che l’ascolto di una simile composizione sia più efficace di una tonnellata di parole.
1979, Pink Floyd, Comfortably Numb.
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