a cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)
Spazio a un’altra ottima band, oggi, spazio a un progetto forte e chiaro. Gli NDM sono alternativi, potenti, arrabbiati e incredibilmente onesti. Non amano gli schemi, anzi, praticamente detestano ogni forma di restrizione artistica. Il gruppo romano ha soltanto voglia di suonare e, senza filtri, di raccontare cose, buttandoci dentro un buon carico di ironia. Il loro ultimo Ep testimonia di fatto la bontà delle idee e… non so se avete presente, ma una simile energia, di questi tempi, non può che farci bene.
Rock and roll, ragazzi. Ah, tra l’altro, se letta al contrario, la sigla della band è la stessa del nostro sito. Impossibile non provare simpatia…
Per la cronaca, i membri della band hanno risposto insieme alle domande. Unità di intenti!
Bene, benvenuti. Partiamo ovviamente dalle presentazioni. Chi sono gli NDM?
Gli NDM sono una band composta da personalità artistiche con attitudini e gusti diversi. Ci piace cercare di far confluire le nostre idee verso una concezione del rock possibilmente al di fuori delle categorie e delle sfumature di genere, all’interno delle quali molti artisti si ritrovano incasellati, intrappolati. Non c’è la presunzione di proporre qualcosa di innovativo, ma l’intento di promuovere un rock libero da sovrastrutture, definizioni e categorizzazioni, per noi paradossi di quella che dovrebbe essere la vera essenza del rock.
L’acronimo sta per…? Io lo so, ho fatto qualche ricerca, ma ditemelo lo stesso.
Al momento della formazione stava per Nuovo Disordine Mondiale. Con il tempo ci siamo scollegati da questo significato attribuendo a questa sigla un valore immaginale simbolico.
Prima di parlare della vostra ultima fatica, avete voglia di ripercorrere brevemente le tappe della vostra storia?
Ci siamo formati come trio nel 2012, eravamo ancora acerbi artisticamente, ma sicuramente con molta voglia di dire la nostra rispetto a una scena musicale che in ambito emergente, non lasciava spazio alla musica originale, alimentando il movimento delle cover band. Suonavamo in maniera molto istintiva, l’unico tecnicamente preparato era il nostro bassista. I limiti tecnici li abbiamo visti sempre come stimolo per tirar fuori più fantasia. È nato così All’Inferno, primo nostro disco completamente autoprodotto.
Negli anni abbiamo trovato una nostra identità e sentito l’esigenza di evolvere in una direzione che prevedeva l’integrazione di un altro elemento. Nel 2017 accogliamo Giulio Scipioni alla chitarra ed inizia il percorso che ci porterà a Non so se avete presente.
Non so se avete presente, un Ep che a noi è piaciuto molto e che, soprattutto, racconta benissimo la vostra idea musicale. Cosa mi dite?
Il bello di fare musica è che ogni parola, ogni tentativo di descrizione attraverso di esse, è limitativo rispetto a ciò che suscita nell’ascoltatore e in chi la fa. Possiamo soltanto contestualizzare un po’ l’ambiente del nostro Ep, che di certo non è particolarmente ilare o con suoni delicati, non per orecchie deboli insomma, il resto ci piacerebbe provenisse da interpretazioni soggettive degli ascoltatori.
La produzione è molto curata e i cinque pezzi viaggiano alla perfezione. In studio, come sono andate le cose e con chi avete collaborato?
I pezzi sono tutti autoprodotti a livello di composizione, arrangiamenti e scelte stilistiche. Per la registrazione dell’Ep non potevamo affidarci a figura migliore di Giulio Ragno Favero. È stato bellissimo registrare con chi rappresenta la nostra idea di suono rock in Italia. Un vero onore e un’esperienza davvero arricchente.
Indie rock, alternative, ma anche hard. Tutto diretto, tagliente e potentissimo. Il vostro sound raccoglie idee diverse, capaci di tratteggiare comunque un profilo personale e originale. Beh, e poi i vostri riff sono assolutamente intriganti. Voi, però, come definireste davvero la musica degli NDM?
A livello immaginario ci piace pensarci come una band al cui concerto prendi le bastonate di suono ma anche le carezze. Non ci facciamo troppe domande su canoni stilistici ai quali attenersi perché non ci interessa limitare la musica, il rock, in ranghi ben serrati.
Passiamo ai testi, altro punto di forza del lavoro. Trattate tematiche forti, talvolta delicate, senza mai appesantire le cose. A dire il vero, avverto buone dosi di sarcasmo e di cinismo. Bene, vorrei parlare anche di questo aspetto…
I testi sono la punta di un iceberg la cui base è il suono e l’attitudine musicale. Con ambienti diversi avremmo scritto in maniera differente anche i testi. Ci piaceva un prodotto vero, reale e realista nei suoni come nel contenuto e nella modalità con cui si comunica il messaggio. Non so se avete presente è esempio di questo nostro tentativo.
Quali dischi e quali artisti vi hanno particolarmente influenzato?
Nella musica più leggera partiamo sicuramente dal cantautorato, nelle sfumature più pesanti possiamo pensare a Nick Cave o ai Rage, personaggi che hanno accompagnato gli ascolti di tutti noi. Cerchiamo in ogni caso di fare dell’influenza uno stimolo per dire il nostro, non un punto di arrivo stilistico.
Covid a parte, situazione della musica in Italia? Andateci piano. Del resto nel vostro EP è anche presente un brano come Indieota che qualcosa racconta…
La musica in Italia, come in gran parte del mondo, ha subito un’importante trasformazione rispetto alle modalità con le quali l’ascoltrare medio vi si approccia.
I social e la vita sempre più frenetica impongono ascolti veloci, che passino subito al sodo, altrimenti “si scrolla giù” e si passa ad altri contenuti. A livello di mainstreem é finita l’era dei brani prog /rock da 15 minuti. La trasformazione dell’indie ne è una conseguenza, dalla quale noi però vogliamo scollegarci, come si capisce da Indieota. Non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio, ci sono molte proposte interessanti e di spessore anche in questo ambito.
Se dico talent show?
Il problema è che ci sembra paradossale che si chiamino talent ma non è il talento che viene alimentato, ma il mercato dietro a determinate facce. Si diventa arance da spremere finché esce succo, poi ci si fa buttar via. Non vogliamo far parte di questo tipo di schema, quando si parlerà realmente di talento, di arte, sarà una vetrina che osserveremo con curiosità.
Cosa non sopportate del mondo dello spettacolo?
Il fatto che per andare avanti si debba essere dei fantocci di plastilina disposti a plasmarsi in base a dove tira il vento. Siamo entusiasmati dagli artisti che rimangono loro stessi, che non fanno dell’arte una banderuola, e fortunatamente ancora ci sono.
Tornando al disco. Parlatemi un po’ di Elettroshock, altra canzone fortissima…
Elettroshock è un brano a cui siamo molto legati dove si sente per la prima volta in modo consistente la mano compositiva (e non solo) del nostro chitarrista Giulio. Dietro al testo si trova una storia comune a molti nel corso del tempo, e introduce nell’ep la tematica del disturbo che fa da filo conduttore all’interno dei 5 brani
Cosa faranno gli NDM in futuro?
Intanto si godranno il presente, le emozioni che ha portato far uscire questo lavoro. Ma siatene certi: saremo pronti ad accogliervi con entusiasmo alle stelle appena si potrà tornare su un palco.
Un messaggio per i lettori del sito
Vi ringraziamo per l’interesse e lo spazio che ci avete dedicato. Per averci concesso il vostro tempo. Vi aspetteremo per festeggiare, insieme, quando si riapriranno i live.
https://www.facebook.com/NDMBand