Le curiosità e riflessioni di Silvano Salviato
Sabato 26 gennaio 2019 Radio Meglio di Niente ed Antonello Zedda ospiteranno Vladimiro Giacchè.
So che il tema principale sarà la manipolazione della verità.
Se vi fosse spazio anche per temi economici e sociali , non essendo io esperto, avrei qualche quesito da porre al Prof. Vladimiro Giacchè .
Fatico a coniugare quanto scritto nell’ art. 47 della Costituzione con quello che sa avvenendo con il sistema bancario. Non vedo tutela e mi sembra che il coordinamento ed il controllo sia stato delegato alla BCE, un ente esterno i cui membri, se non erro, godono pure di immunità in relazione al loro operato.
Ho poi l’ impressione che Bankitalia e la classe politica abbiano sottovalutato ( forse neppure valutato) l’ impatto del bailin nel sistema.
In particolare Bankitalia nel 2016 sottolineò della importanza della fiducia nel sistema, la stessa che nel 2015 invitava le banche ad informare i propri clienti circa i rischi dovuti alle nuove regole.
Chiederei al Prof. Giacchè come interpreterebbe queste frasi del Presidente Mattarella, estratte dal discorso fatto a Cernobbio il 05/09/2015.
«Abbiamo, come Paese, un oneroso debito pubblico: questo tuttavia va considerato insieme al grande risparmio privato degli italiani, il che ci aiuta a partecipare senza complessi al confronto nell’Unione »
« E’ un’illusione pensare che la fine dell’euro, o un suo indebolimento, possa restituire agli Stati nazionali la sovranità perduta: è la storia a renderne inattuali alcuni elementi »
« Imprenditori e operatori economico-finanziari sono interlocutori necessari per gli Stati nazionali ma questi – gli Stati nazionali – non sono più interlocutori necessari o, comunque, decisivi per imprenditori e operatori. Questa stessa condizione di asimmetria, di sproporzione, di inadeguatezza degli Stati nazionali, contrassegna anche il loro rapporto con il fenomeno migratorio »
Un Capo dello Stato che ritiene inadeguato lo Stato ?
Nella attuale versione della costituzione mi sembra vi siano articoli (81-97-117) che risultino incompatibili con i principi fondamentali (art.1÷12).
Sembra però che proprio questi articoli legati alle regole di bilancio siano diventati quelli più importanti, così come “i mercati”, spesso citati nei discorsi anche delle più alte cariche dello Stato.
Sinistra
Parto da questa affermazione della Prof.ssa Stirati:
“Volevo spendere anche due parole sul rapporto tra economia e politica forse più concretamente tra economisti come noi che stiamo seduti da questa parte del tavolo e i politici della sinistra italiana . L’intervento di Cesaratto ha manifestato, diciamo, che c’è un certo disagio in questo rapporto e devo dire che anch’io ormai da tanti anni partecipo a dibattiti come questo, vengo invitata, racconto le mie cose. Però diciamo, questo non è mai andato oltre, cioè per fare un confronto tra politici e economisti su un programma di politica economica e non basta l’intervento che serve a fare cultura, confrontare le idee, eccetera.
Serve un confronto diretto concreto anche conflittuale in cui si pongono delle questioni in cui ci si critica vicenda, in cui si litiga, si discute, si guardano dei numeri e si fanno delle ipotesi.
Questo a me non è mai successo o quasi mai e devo dire che per quello che ne so succede molto poco anche i miei colleghi . Vedo una disinteresse per costruire dei programmi concreti e realistici che faccia di conti appunto con la realtà”.
Cesaratto, D’ Antoni, Giacchè, Stirati. Perché la sinistra sembra essere sorda ai loro accorati appelli ?
Il virgolettato è tratto da questo incontro :
http://www.radioradicale.it/scheda/519174/unione-europea-lavoro-democrazia-contributi-per-il-programma-dellalternativa
Sindacati
Mi sembra che i maggiori sindacati siano decisamente a favore della UE ed euro.
La stessa commissione però (documento del 2013) spiega che per rimanere competitivi in un sistema a cambi fissi l’ unico sistema utilizzabile è quello della compressione dei diritti dei lavoratori e delle retribuzioni.
È una mia errata percezione o qualcosa non torna ?
Dimensione sociale dell’UEM
I divari macroeconomici, sociali e occupazionali tuttora crescenti minacciano gli obiettivi fondamentali dell’Unione sanciti dai trattati, ossia vantaggi generalizzati attraverso la promozione della convergenza economica e miglioramento della vita dei cittadini negli Stati membri. Il rapporto 2013 dimostra come le basi dei divari attuali siano state poste nel corso dei primi anni di introduzione dell’euro, giacché in alcuni Stati membri una crescita squilibrata, fondata sull’aumento del debito alimentato da bassi tassi di interesse e su massicci afflussi di capitale, è stata spesso associata a un andamento deludente della produttività e della competitività.
Venuta meno la possibilità di svalutare la moneta, i paesi della zona euro che tentano di recuperare competitività sul versante dei costi devono ricorrere alla “svalutazione interna” (contenimento di prezzi e salari). Questa politica presenta però limiti e risvolti negativi, non da ultimo in termini di un aumento della disoccupazione e del disagio sociale e la sua efficacia dipende da molti fattori come il grado di apertura dell’economia, la vivacità della domanda esterna e l’esistenza di politiche e di investimenti che promuovano la competitività non di prezzo.
Nell’ottobre del 2013 la Commissione ha proposto un rafforzamento della sorveglianza degli sviluppi sociali e occupazionali con la comunicazione “Potenziare la dimensione sociale dell’unione economica e monetaria” (cfr. IP/13/893). A lungo termine e a seguito delle modifiche introdotte dal trattato, è ipotizzabile una capacità di bilancio dell’UEM: la sua funzione di assorbimento degli shock potrebbe integrare gli attuali strumenti di coordinamento delle politiche.
http://europa.eu/rapid/press-release_IP-14-43_it.htm
Sottolineerei poi questa affermazione del Sen. Monti relativa alla riforma Fornero, frase che mi è rimasta scolpita nella mente e, ad oggi, non mi risulta sia stata smentita dai diretti interessati :
“L’ abbiamo presentata più che discussa con i leader delle federazioni sindacali che poi non hanno colto quello per fare una specie di rivolta sociale. Ci sono state qualche settimana dopo due ore simboliche di sciopero, ma non c’è nessun paese in cui una riforma così forte delle pensioni sia stata adottata così semplicemente dal punto di vista politico.
Vi ringrazio per l’attenzione
Distinti saluti e complimenti per le interessanti iniziative.
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