Domenica a Roma abbiamo visto una delle più brutte esibizioni della Juve: la Lazio ha giocato, però ha vinto la Signora. Abbiamo spesso scritto che la Juve non incanterà mai come gioco d’assieme, faranno invece spettacolo i numeri dei singoli (con cui può vincere anche quando sembra condannata) e sarà determinante la panchina per i cambi. La gara contro la Lazio è stata una conferma.
Nei primi 60 minuti la squadra bianconera è stata tenuta in piedi dalle parate di Szczesny. Mandati poi in campo Bernardeschi e Cancelo è cambiata la partita. Due ripartenze dell’ex viola sulla fascia hanno prima portato al pari del portoghese e poi al rigore di Ronaldo, spedendo al tappeto la Lazio che aveva sfiorato il 2-0 con Immobile. Decisiva la panchina, dunque, dove siedeva persino Chiellini che, senza l’ infortunio di Bonucci, sarebbe rimasto lì. L’ha ammesso lo stesso Giorgio: «I cambi fatti dal mister nel secondo tempo sono stati risolutivi perché hanno inciso sulla stanchezza dell’ avversario». A conferma della nostra tesi.
Avevamo anche scritto che le avversarie della Juve arrancano, e ne abbiamo avuto conferma. Il Napoli non ce l’ ha fatta a superare il Milan a San Siro in una partita equilibrata, con tanti errori tecnici da ambo le parti. Bene i difensori, meno gli attaccanti, per cui la gara non poteva che finire 0-0. Troppo piatto il centrocampo milanista, mai un’ invenzione da Bakayoko e Kessie, solo forza fisica che però rende il gioco prevedibile e nuoce agli attaccanti: Cutrone quasi mai è stato liberato per calciare in porta. Si poteva pretendere qualcosa in più da Paquetà, ma l’ emozione per l’ esordio a San Siro gli ha giocato un brutto scherzo. Sul finire è entrato poi il tanto atteso Piatek che ha avuto due buoni spunti ma troppo poco per dare un giudizio. Almeno fin quando non sarà modificato l’ assetto del centrocampo, difficilmente il polacco e Cutrone potranno giocare assieme. Nel Napoli troppo lento il giro palla specialmente nel primo tempo. Nessuno spunto che abbia messo in difficoltà la difesa rossonera dove ha giganteggiato Romagnoli.
Le carenze del centrocampo, eccezion fatta per il solo Zielinski, hanno pesato sul rendimento di Mertens e Milik. In ombra anche Insigne e Fabian Ruiz. Sono i motivi dello 0-0. Altra brutta figura dell’ Inter in casa del Toro. Doveva dimostrare a se stessa e ai propri tifosi che il pareggio con il Sassuolo era stato solo un incidente: ha invece perso malamente. Ci lasciano perplessi le dichiarazioni di Spalletti: «Icardi e Martinez hanno fatto benino insieme». Non vorremmo pensare che il mister sia il primo ad “essere nel pallone” e non abbia capito la reale confusione che regna nello spogliatoio, se si considerano le parole di Marotta quando asserisce che Perisic ha chiesto di essere ceduto. Sbaglia poi Spalletti a costringere Icardi a scorrazzare per il campo, come ad esempio fa Mandzukic: così facendo lo spersonalizza, visto che l’ argentino non sa assecondare i compagni, mentre è invece un campione nei sedici metri avversari.
Che dire poi della Roma, che in vantaggio di 3-0 si fa raggiungere dall’ Atalanta? Sugli scudi solo Zaniolo per gli assist e Dzeko per i gol: degli altri meglio non parlare. Un primo tempo da grande squadra, il secondo da zona retrocessione. Chi conosce Gasperini può riconoscere nell’Atalanta la tigna che lo ha sempre contraddistinto: «Mai vinti» è il suo motto e la squadra sembra averlo recepito in toto. Il resto lo fa la qualità dei singoli e la loro attuale condizione atletica. Precauzionalmente sarebbe da vietare lo stadio bergamasco agli ammalati di cuore.
(Luciano Moggi)