Articolo di Carlo Amedeo Coletta
Quanto fiato risparmiato! E poi dicono che la tecnologia non aiuti l’essere umano. Pensate come sarebbero tornati dallo stadio i tifosi dell’Inter se avessero davvero fischiato Lukaku per 90 minuti. E sì che lui, Lukaku dico, per amore dei vecchi tifosi, ha cercato di dare meno occasioni possibili per fischiare. Cinque o sei palloni toccati in tutta la partita, più o meno tutti sbagliati. Già questo avrebbe risparmiato occhiaie e iperventilazioni varie. Ma poi è arrivata l’app “fischietto” e tutto si è risolto per il meglio. Avrebbero dovuto ringraziare, comunque, anziché fischiare. Perché? Dai, non siate ingenui, non fingete di non capire. E’ grazie a gesti come quelli di Lukaku che il calcio resta “argomento”. Ma certo! In mezzo a guerre che scoppiano a destra e a manca, in mezzo a crisi economiche, bollette che si alzano come le maree, stress quotidiani a tasso variabile, grazie a quelli come Lukaku noi comuni mortali abbiamo di che parlare senza che schierarsi da una parte o dall’altra ci renda mostri o angeli. Siamo solo sportivi, e allo sportivo, nel momento in cui si chiacchiera, tutto è permesso. Possiamo pontificare circa l’etica comportamentale di un giocatore, decidere ciò che sarebbe giusto e ciò che non lo sarebbe. Possiamo addirittura immedesimarci nel calciatore, cercare di comprendere le sue parole e le sue scelte. Ci è persino concesso impersonare dei sentimenti e dei valori, come dignità e amore. Sì, l’amore per una squadra, la dignità di una grande cerchia di persone, chiamate tifosi, e poi banalizzare tutto tirando fuori la storia del vil denaro. E nessuno può dirci nulla. Dinamiche e fatti come quelli ruotati intorno a Lukaku ci danno la possibilità di vestire i panni dei complottisti, delle spie da guerra fredda, dei negazionisti. E quando qualcuno, tipo Mourinho, prova a riportare la questione su un piano più terra terra, provando a mostrare quanto consueto sia quanto accaduto, ecco, possiamo anche apostrofare l’allenatore più vincente della storia con un secco: Mi sa che non hai capito nulla!
Ora ditemi Voi se c’è qualcosa di più democratico, utile e liberatorio di questo! E’ bello per tutti tornare a casa con la convinzione di avere ragione, qualsiasi cosa si sia detta o pensata. Prendiamo la guerra tra Israele e Palestina. Se ti schieri da una parte sei un nazi-fascista, se ti schieri dall’altra sei un terrorista. Poco importa che ci siano bambini e famiglie che saltano in aria come al luna park. Allora vediamo l’economia. Se ti va bene così com’è, sei un gretto capitalista che spinge il proprio orizzonte verso destra e lo fai solo perché per ora ti va bene. Se sei contrario a questo sistema, bè, sei chiaramente un comunista, di quelli poco intelligenti però, privo della cultura che da sempre anima questa ideologia, sicuramente contrario all’Europa e anzi, intento a strizzare l’occhio alla Russia fino a perderci diottrie. A proposito di Russia, ovviamente potresti essere pro Ucraina, quindi filo americano, quindi europeista, quindi a favore della Nato che però è il braccio armato dell’occidente e, si sa, il braccio armato si muove anche quando non lo vedi. E allora? E allora grazie Lukaku. In un mondo che, quotidianamente, dimentica il significato delle parole, in una società che usa fascista o comunista ogni due minuti, giusto per indicare chi non la pensi alla stessa maniera, rimangono pochi punti saldi ai quali ancorare le proprie certezze e non camminare come ubriachi nel quotidiano errare della vita. Una è “tifoso”, in tutte le sue varie declinazioni, da tifo a fedele, da fede a cuore, sempre più profondo ogni minuto che se ne parli. Un’altra parola è il nome della squadra che si tifa o di cui si professa la fede. Vedete, anche la parola fede, nel suo significato più proprio e profondo, sta andando a farsi benedire. Magari le fa anche piacere questo. E poi c’è la parola sport che, improvvisamente, ha assunto dimensioni talmente lontane dal suo originario significato da lasciare perplessi. E’ diventata la parola che assume in sé anche vittoria, ma non quotidiano sacrificio, trionfo, ma non fallimento, eroi, ma non atleti. E quindi, se sono sportivo, fosse anche da divano, fondamentalmente mi posso sentire un eroe, mal che vada un eroe mancato, ma sicuramente un vincente, quantomeno uno che parla da un gradino più su degli altri che sportivi non li sono. E se da sportivo parlo di sport, urca, sono nel mio, è il mio campo di battaglia, come un reduce che parli dell’ultimo assalto condotto contro la roccaforte nemica. E se non ci fossero argomenti, però, di che potrei parlare? E allora ringraziamo Lukaku, uno dei pochi personaggi che senza dire una parola, anzi, sparendo per giorni, ha fatto molto più clamore dei tanti protagonisti quotidiani delle cronache. Uno dei pochi sportivi ad aver unito oltre 50.000 persone, per lo più sconosciute tra loro, nel condurre l’impresa denominata “fischietto selvaggio”. E poco importa se abbia unito tutte queste persone contro di sé e non a favore. Intanto ha dato giorni e giorni di animate discussioni, opinioni, idee tutte giuste, qualsiasi esse fossero. Grande eroe di discutibile valore morale ma dalla grande efficacia, ben più di quando è sotto porta. Grazie Lukaku, tra l’altro, che mi fai scrivere questo articolo.
Bene, archiviamo questo argomento e passiamo ad altro. Scommettiamo che ci divertiamo comunque? Oddio, ho usato quella parola, la parola proibita: scommettiamo! Come mi è venuto in mente! Basta, basta, silenzio. Non parliamone più. Diamo anzi una squalifica a quei due o tre imbecilli che si sono fatti beccare e chiudiamo subito la questione. Sì perché se continuassimo a parlarne, dovremmo porci molte domande. Bè, ne stiamo continuando a parlare, quindi, poniamocele. Partiamo sono da ciò che è stato depositato nelle confessioni: l’ho fatto in under 21 perché lo facevano tutti. Ecco, questo è l’inizio. Lo facevano tutti. Quindi? Chi sono questi “tutti”? Vogliamo mica dire che tutti i calciatori scommettono? Se non tutti, una buona parte? No, non vogliamo. E’ ciò che è stato detto agli inquirenti, però, per cui qualcuno dovrebbe almeno accertarsi che sia vero o falso. E se poi venisse fuori che sono in tanti ad avere questo vizio? Bè, direte Voi, che ci importa se questi scommettono? Alla fin fine, la cosa importante è che questa brutta abitudine resti lontana dal campo e che non influisca sul normale svolgimento delle partite. Ci siamo già passati negli anni ’80, ricordate? Anni di squalifiche, persino a Paolo Rossi che quindi mancò il passaggio al Milan, retrocesso anche lui in serie B. Se siete giovani, potreste andare su youtube e guardarvi le immagini dell’epoca. Gli arresti furono vagamente spettacolari, roba da film. Tutto pronto per le partite delle 15, alla domenica, quando tutti giocavano in contemporanea. Ed ecco, su vari campi da calcio, entrare le volanti della polizia e i furgoncini. Calciatori arrestati nel tunnel degli spogliatoi e portati via, in pantaloncini, ammanettati davanti alla folla incredula, caricati sui mezzi e trasferiti in carcere. Anche lì, tanto clamore per non doverne più parlare e scoperchiare un sistema ben più diffuso. Questo negli anni ’80. Loro si vendevano le partite, però, affinchè gli scommettitori non sbagliassero un colpo. E adesso? Adesso, squalifichette veloci veloci e silenzio. Sempre prezioso questo silenzio. C’è da rispettare dei poveri…poveri…ragazzi che hanno commesso un errore. Uno di loro ha persino subito minacce per i debiti accumulati. Gli volevano rompere le gambe! E se rompi le gambe a un calciatore, bè, vita e carriera finita. Una bella paura! Certo, la paura porta l’uomo a compiere qualsiasi gesto, si sa. E se, per salvare le gambe e rientrare dei debiti, mi vendessi direttamente una partita? Dai, una sola, una di quelle che, alla fin fine, potrebbe essere un pareggio annunciato. Una di quelle che, in effetti, chiunque la vinca ci può stare. Un autogol. Un rigore. Un involontario fallo di mano in area. Dai. Adesso, poi, con il Var, ti beccano anche se non lo fai di proposito, figuriamoci se allunghi leggermente una mano. Una sola, che sarà mai. Gambe salve. Debiti a posto. Non mi scoprirà nessuno. E se non basta una partita sola, bè, al massimo potrebbero essere due. E passa la paura. Chè poi, magari, se scommettono tutti, non sarò né il primo né l’ultimo ad aver subito minacce e non sarò né il primo né l’ultimo a vendere una partita.
Ecco, prezioso il silenzio se permette di non pensare queste brutte cose. Prezioso se non permette alle grandi testate giornalistiche di tirare fuori queste osservazioni.
Intendiamoci, spero con tutto il cuore che sia solo un inutile quanto inverosimile frutto della mia fantasia. A pensar male, si sa, si fa peccato. Ma spesso ci si becca. Sono sicuro che non sia così. Scommettiamo?
Buono sport a tutti!
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