GEMELLI DIVERSI
Sono tanti i dubbi che attanagliano i fotografi.
Per esempio se scegliere la fotografia a pellicola o digitale. O, tematica ancora più grande, meglio il fascino del bianco e nero o la realtà del colore?
Prima di rispondere, innanzitutto, dovremmo comprendere qual è il fascino del bianco e nero e se il colore rappresenti la realtà.
Sul colore è bene chiarire che non rappresenta la realtà. Le ragioni sono tante, prima tra tutte il fatto che basta avere un minimo di abilità nel fotoritocco ed ecco che il colore varia subito, non è più lo stesso. Ma è anche vero che il colore varia con il variare dell’inclinazione solare.
Del resto il bianco e nero è una forma di estremizzazione del colore stesso.
Il B/N è una forma di alterazione della realtà. Lo accettiamo come forma suggestiva e plausibile di un fotoritocco spinto che, se indirizzato verso altre sperimentazioni, diviene subito inaccettabile o dal gusto dubbio.
È la generazione di una struttura scheletrica a prima vista invisibile nella vita quotidiana, tranne che per un occhio allenato. Dico scheletrica perché togliere il colore implica una forma di povertà, che si compensa e migliora quando le linee presenti nella foto sposano o separano con armonia ombre e luci.
Affatto facile da realizzare perché se si escludono estremismi sincopatici, il B/N è diluito in una vastissima gamma di grigi, difficilissimi da dosare in quanto anche un leggero ritocco sbagliato impoverisce subito la fusione delle tinte grigie, fino ad arrivare a neri e bianchi eccessivi e privi di giustificazione.
Ho tentato per un lungo periodo il bianco e nero, almeno due anni, credo anche con qualche discreto risultato.
GEMELLI è stata scattata nel 2011 a San Pietroburgo. In quel periodo ho continuato ad alternare colore e bianco e nero per circa 3 anni, preferendo il B/N. A un certo punto però mi resi conto, proprio guardando questa fotografia e una analoga scattata ai manichini, che trasformandole in B/N avrei perso qualcosa. Probabilmente, dall’altra parte, avrei anche guadagnato altro, però quello che vidi in questa foto era il fascino del colore, di come ricopriva le forme. Ad uno sguardo ancora più approfondito potrei dire che le forme sono secondarie, riconducibili a una sorta di scacchiera dove il caldo e il freddo si affrontano.
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