Giunse al L.R. Vicenza nell’estate del 1969, dalle giovanili dell’Inter. Conquistò subito un posto da titolare nella stagione che andava a iniziare, ossia la 1969-1970. Con la compagine biancorossa mise a segno 14 reti nell’arco di quattro campionati. Oltre che con i berici, Damiani giocò anche nelle compagini di Napoli, Juventus, Genoa e Milan, con le ultime due militando in serie cadetta. Dal giornalista Gianni Brera fu soprannominato Flipper. Chiuse con il calcio attivo giocando nella serie cadetta gli ultimi due anni con Parma e Lazio, non prima di una parentesi negli Stati Uniti, nel 1984, nei Cosmos di New York. Ha segnato 71 reti in Serie A e 30 in Serie B, vincendo uno scudetto con la Juventus nel 1974-1975 e il titolo di capocannoniere della Serie B, nella stagione 1978-1979, con 17 reti realizzate per il Genoa. Con 3 reti all’attivo, è stato a lungo il massimo marcatore del Genoa nei derby della Lanterna, venendo superato solo nel 2009 da Diego Milito.

È stato un ottimo giocatore e, forse, avrebbe avuto maggiore fortuna, se soltanto avesse adoperato quella diplomazia che oggi, dopo una lunga carriera come manager di calcio, gli è caratteristica e che anni fa sembrava invece fargli difetto. È stato probabilmente l’ultima ala destra dei tempi moderni, con il suo frenetico svariare sulla fascia destra del terreno di gioco. “Flipper” è stato, nel calcio italiano, l’ultimo interprete di un tipo di gioco offensivo che oggi tecnica e tattica non permettono e non concepiscono più.
Ala destra pronta a scattare e poi a crossare od a saltare al limite dell’area il difensore per poi andare al tiro, Damiani era soprannominato “Flipper” proprio per il suo modo di giocare che ricordava per rapidità, scatto, vivacità ed imprevedibilità, la pallina di uno di quei giochi che oggi sono finiti nei depositi di rottami per far posto ai più moderni video-games.
Oscar veste la maglia bianconera per due stagioni. Arrivato nell’estate del 1974 ha vinto subito lo scudetto, con Carlo Parola in panchina, disputando 70 incontri (47 in campionato, 12 in Coppa Italia ed 11 nelle varie coppe europee). Buono il numero di reti segnate: sedici in campionato, sei in Coppa Italia e due in Europa.
Di Damiani stupisce la carriera ed il numero di squadre in cui ha giocato: dopo le giovanili del Brescia, dov’è nato il 15 giugno del 1950, ecco l’Inter, il Vicenza, il Napoli, di nuovo il Vicenza, quindi la Juventus, il Genoa, ancora il Napoli, il Milan, un’esperienza nel soccer con il Cosmos, il Parma ed infine la Lazio. In tanto girovagare anche il tempo per rispondere a due convocazioni azzurre, due nella ormai scomparsa nazionale B e quattro nella Giovanile.
Una carriera lunga, ricca di soddisfazioni e venata da un rimpianto: quello di non aver potuto restare più a lungo nella Juventus. Una squadra ed una società che affascinò Damiani in maniera totale da spingerlo, ogni volta che l’incontrava da avversario, a dare il meglio di sé per dimostrare che la sua cessione era stata un grande errore.
Damiani aveva dato ciò che doveva dare e poteva dare e la società bianconera aveva altri obbiettivi, puntando ad altri giocatori. Il rapporto fu chiaro e paritario e resta, per Damiani, sicuramente il più importante della carriera, anche se maglie come quella del Napoli e del Milan devono e possono offrire grandi emozioni ad un professionista.
Ed ai tifosi juventini che lo ricordano resta il rimpianto per il suo modo di giocare che, a volte, era persino troppo “agitoso” ma che, difficilmente, si potrà rivedere, in tempi brevi, nei nostri stadi.

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