Interviste

CUORE E ALTRE PARTI IN PLASTICA Intervista a Vito dei Men In The Box

 

CUORE E ALTRE PARTI IN PLASTICA
Intervista a Vito, cantante dei Men In The Box

Intervista di Riccardo Gramazio

Continua il periodo di quarantena, ma noi per aiutarvi in qualche modo a trascorrere il più serenamente possibile queste lunghe e cupe giornate proponiamo buona musica e nuovi personaggi. Oggi vi presentiamo i Men In The Box, altra italianissima realtà di qualità e di grande inventiva. Il loro sound ricorda Seattle, ma ha già una propria personalità. Ne parliamo con il cantante Vito Tambasco. Abbiamo voglia di ascoltare storie e soprattutto musica…

Mano sul fuoco. Il nome del vostro gruppo si ispira a un brano del 1991 degli Alice In Chains. Mi sto bruciando inutilmente? Io dico di no…

Il nome si rifà un po’ alla canzone da te menzionata, ma più che altro a noi è sempre piaciuto di più il concetto di uomini nella scatola inteso come riunirsi all’interno del nostro piccolo (la scatola appunto), senza pensare a ciò che succede all’esterno e suonare la nostra musica, esprimendo la nostra passione e la volontà di dire qualcosa.

Il vostro singolo I Guess I’m Not Invisible rappresenta a pieno la vostra proposta musicale, raccoglie più o meno tutte le vostre influenze. Si va dalla scena di Seattle ai mitici Radiohead di The Bends o di Ok Computer. Perché amate così tanto queste scuole di pensiero?

La scena di Seattle ci ha sempre affascinato perché soprattutto all’inizio del progetto ci rivedevamo molto in quei ragazzi che esprimevano la loro rabbia e le loro sensazioni tramite la musica. La loro grinta e la loro passione in ciò che facevano ci ha colpito e stupito. Da lì, quindi, ci siamo ispirati al loro stile. Ovviamente dopo un po’ siamo maturati anche musicalmente, tendendo di più verso lo stile dei Radiohead, introducendo un po’ il loro modo di mettere insieme varie sonorità all’interno di un pezzo. La loro tecnica e la loro inventiva sono davvero pazzesche.

Tra l’altro chiudete il disco con la cover di Just…

Concludendo l’album con Just abbiamo deciso di omaggiare uno dei nostri gruppi preferiti e di riproporre una nostra versione del pezzo, tentando di avvicinarci alle sonorità classiche dei Radiohead con qualche aggiunta di puro noise grunge.

Per realizzare Hearts And Other Plastic Parts quanto sangue avete versato?

Tanto a rempirne una piscina olimpionica ! Ma ogni momento rimane magico, i due anni migliori delle nostre vite. Ci rifaremmo una nuotata volentieri in quella piscina .

Come vi siete mossi in studio? Mi riferisco soprattutto alle parti sperimentali o psichedeliche?

Il processo è in se se stesso complicato, perché parte da una ricerca del suono senza tener conto dei limiti dello strumento. Una volta processato in testa, si trova il modo per far emettere quella nota, in quel modo, allo strumento, anche se di norma lo strumento non può generare questo suono .

Un passo indietro, adesso. Raccontatemi un po’ la vostra storia. Come è nato il progetto Men In The Box?

Il progetto nasce in una soffitta polverosa dove abbiamo dato man mano un senso a quel tanto rumore che facevamo da ragazzini, fino a ridefinirlo e a farlo crescere al nostro fianco. È la classica storia di ogni rock band, ma il dietro le quinte è una storia molto lunga e impossibile da raccontare in poche parole. Abbiamo preferito raccontare il tutto in sette anzoni.

Le influenze musicali sono più o meno le stesse per tutti i componenti della band?

Strano a dirsi, ma ognuno di noi è cresciuto con una musica diversa nelle cuffie. Si passa dal classic rock al funky, dal grunge puro al metal. Fortunatamente, l’ascoltare generi diversi non ha mai portato a problemi in fase realizzativa.

Il lavoro di squadra sembra comunque rappresentare un punto di forza per voi. In genere, come avviene il processo di scrittura?

Generalmente si parte da un lick iniziale che viene, in seguito, esposto a tutti i membri della band e utilizzato per una jam di qualche ora, dalla quale poi vengono selezionate le sessioni meglio riuscite e lavorate categoricamente insieme. Il punto chiave deriva proprio da quel lavoro di squadra, ogni componente infonde nella canzone qualcosa di personale, cercando sempre il modo di non essere mai scontato.

Agli artisti chiedo sempre un parere onesto sulla scena musicale italiana. Tocca anche a voi…

La scena musicale italiana si sta evolvendo in maniera molto marcata e decisa verso l’indie e la trap, al momento molto apprezzate. Dal nostro punto di vista, la parte migliore della scena musicale italiana è sempre stata rappresentata dal cantautorato, partendo da Lucio Dalla e De Gregori fino ad arrivare ai giorni nostri con Brunori, Vinicio Capossela e altri. L’indie e la trap sono sicuramente apprezzate, soprattutto tra i giovani, ma non troviamo particolarmente affascinante la proposta musicale degli esponenti di questi generi .

Come possiamo migliorare le cose?

Bisognerebbe invogliare di più i ragazzi a suonare e a cercare di esprimere la propria musica e le proprie idee, senza seguire passivamente la moda del momento. Con il giusto cambio di mentalità e la voglia di raccontare qualcosa di nuovo si potrebbe riportare la musica al posto che merita tra le attività da valorizzare in Italia.

Cosa avete in programma per il futuro?

Diffondere il nostro primo album ovunque possa essere utile e farlo ascoltare a chiunque abbia voglia di prender parte a questo nostro viaggio. Non neghiamo che ci sia altro in cantiere, molto altro. Per quanto riguarda i live, bisognerà aspettare la fine di questo buio periodo per confermare le varie date, ma non mancherà di fare un po’ di sano rumore sul palco quest’anno. Per chi nel mentre abbia voglia sopperire a questa mancanza, nei prossimi mesi verranno caricate tutte le canzoni di Hearts and Other Plastic Parts su tutti i nostri canali digitali.

Salutate i lettori di MDN, lanciando magari un messaggio. Avanti, una bella frase a effetto…

Ciao Regà, e… Mittitic ‘o Synth!

https://www.youtube.com/watch?v=OvvSMIiLsb4

https://www.facebook.com/menintheboxofficial/

 

megliodiniente

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