In superbia il valor, la santitate
passò in ipocrisia, le gentilezze
in cerimonie, e ‘l senno in sottigliezze,
l’amor in zelo, e ‘n liscio la beltate,
mercé vostra, poeti, che cantate
finti eroi, infami ardor, bugie e sciocchezze,
non le virtù, gli arcani e le grandezze
di Dio, come facea la prisca etate.
Son più stupende di Natura l’opre
che ‘l finger vostro, e più dolci a cantarsi,
onde ogni inganno e verità si scuopre.
Quella favola sol dée approvarsi
che di menzogne l’istoria non cuopre,
e fa le genti contra i vizi armarsi.