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Sotto i cieli di Che Guevara – Gabriel Impaglione intervistato da Fabio Pedrazzi

 

Ho letto: Sotto i cieli di Che Guevara
Autore: Gabriel Impaglione intervistato da Fabio Pedrazzi
Recensione di Carlo Amedeo Coletta

Con terrore ancora vivo nel corpo, ricordo le prime riunioni a cui partecipai nell’azienda in cui lavoro.
Titolari di un’impresa che di lì a poco sarebbe diventata davvero grande comunicavano e chiedevano informazioni, guardando negli occhi i propri dipendenti, momentanei interlocutori, dando la sensazione di soppesare ogni risposta ricevessero. Seduto sulla punta della sedia, con le gambe rigide pronto ad alzarmi in qualsiasi momento perché evidentemente fuori posto, attendevo ansioso la fine di quell’interminabile e vorticoso susseguirsi di parole di cui, francamente, spesso non capivo il significato o i risvolti aziendali. Mi si spezzava il fiato in gola all’idea di essere interpellato e sudavo al pensiero del silenzio che avrei avvertito dopo un mio eventuale intervento. Non vi nascondo che, con il tempo, ho avuto modo di parlare in numerose occasioni, talvolta in maniera utile e costruttiva, altre con apporti del tutto irrilevanti. Ciò che però rimane indelebile nella memoria è la chiara sensazione di essere ineducato. Non maleducato, intendiamoci! Seduto a quel tavolo, forte di un passato militare, ho sempre… quasi sempre mantenuto un atteggiamento composto e irreprensibile. Ineducato, dico, nel senso che nessuno mai mi aveva spiegato e insegnato a comportarmi in circostanze del genere, risultando quindi inappropriato e impreparato alla
situazione. Almeno a mio parere. Magari, grazie al mio contegno e alla corretta postura da finto Fonzie aziendale, ci sono cascati. Ho seri dubbi ma ormai è andata, passata la paura. Almeno fino alla prossima riunione.
Sappiate che la stessa sensazione l’ho provata dopo aver letto poche righe di questo libro, “Sotto i cieli di Che Guevara” in cui Fabio Pedrazzi intervista uno dei poeti e giornalisti più importanti del Sud America, Gabriel Impaglione, uno dei tanti “tano” argentini, origine nostrane ma passaporto argentino.
Vi chiederete il motivo di questa sensazione, immagino. Bè, se davvero lo volete sapere, vi basterà leggere poche righe. Vi renderete subito conto che non si sta parlando con il modello di opinionista tanto caro alle Tv moderne. Non c’è una laurea all’università della strada né una cultura che affonda le proprie radici nelle aiuole delle periferie di città. Di fronte alle domande di Fabio Pedrazzi c’è un uomo. E già non è poco. Un uomo che ha una cultura invidiabile. E già siamo a due. Gabriel Impaglione, però, è molto di più. La sua profondità di esperienze e di conoscenze non è un giocattolo da mostrare solo se interpellato. Le risposte che si susseguono sono un regalo a chiunque abbia voglia e desiderio di leggere. Non è mica tanto frequente che qualcuno regali qualcosa, sapete? C’è un motivo in tutto questo. Gabriel Impaglione, l’uomo colto divenuto poeta durante il servizio militare in Patagonia, sa leggere bene il mondo. Ne coglie sottigliezze e sfaccettature. Dai moventi politici alle inclinazioni dell’uomo. Il mondo cambia e sicuramente, in questi anni, è cambiato tanto, alla velocità della luce. L’uomo, però, rimane sempre se stesso. L’uomo, per cambiare la propria natura, ha bisogno di tempi lunghi. Intorno, tutto sembra mutare, nell’aspetto, nelle dinamiche, nei perché e nei percome. Eppure è solo un cerchio, una specie di loop temporale che
continua inevitabilmente a ripetersi. Cambiano i vestiti, i mezzi di locomozione e comunicazione, ma le dinamiche sono sempre le solite, solo sotto mentite spoglie. E allora, se proprio vogliamo cambiare l’uomo, è necessaria la cultura. Una società che non legge perde volume di riflessione, potere di analisi e informazione, a tal punto che il suo vocabolario è ridotto. Citando le sue parole, “con meno parole a disposizione, si comprende ancora meno ciò che può essere letto e ascoltato. Con meno parole la nostra capacità di astrazione si riduce”. Vai un po’ a descrivere un tuo sogno utilizzando solo dieci parole. Vedrai che non sembrerà più un gran sogno! Prova a esporre un’idea senza avere un vocabolario ben fornito. Non ti ascolterà nessuno. Volete una prova? Provate a pensare a quante parole, più o meno italianizzate, usiamo ogni giorno, prendendole in prestito dall’inglese. E se non sappiamo esprimere, non sappiamo neppure più comprendere ciò che ci viene detto, distinguere il vero di falso, forse addirittura il bene dal male.
Non c’è solo questo, naturalmente, in questa bellissima intervista. In tutta onestà, consiglio questa lettura sia ai fan di Matrix (presente! E ho appena letto il libro!) sia ai membri della grande famiglia dei “Gomblottisti”, quelli che vedono il marcio ovunque, a prescindere. Date un’occhiata. Magari avete ragione, chissà, ma se capite il motivo è meglio, che dite?
Tornando alla domanda iniziale, al perché abbia provato la sensazione di essere una persona ineducata, spero sia adesso facile poterlo intuire. E’ chiaro che trovarsi al cospetto di una vera personalità dal fascino e dal carisma indiscutibili mette in soggezione. Che ci crediate o no, vorrei essere un po’ come lui. O almeno diventarlo, ecco.
Ultima nota, non meno importante: Maradona, Batistuta, Messi, Iguain e qualcuno sicuramente che non mi viene in mente perché nella mia squadra del cuore non ce ne sono di campioni così. Bella l’Argentina, no?
Bè, sappiate che non è solo questo e, soprattutto, non è stata solo questo. I racconti di Gabriel adolescente, a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, ci raccontano tanti aneddoti e avvenimenti di cui sappiamo poco. Per scarsa curiosità, forse. Perché certe cose è meglio non farle sapere, anche.
Dimenticavo! Ehi tu! Tizio che gironzoli per strada con la maglia del Che! Sì, dico a te. Lo sai, vero, che era argentino? Allora passa qualche minuto del tuo tempo sulle righe di questo libro. Un conto è sentirlo raccontare da chi era lì, seppur giovane. Un conto è mettersi la maglietta perché, effettivamente, il rosso ti dona.
Dimentico altro? Sicuramente sì e sapete perché? E’ semplice. Certe persone non si limitano a parlare per il piacere di ascoltarsi. Alcuni, purtroppo pochi, riescono a toccare le corde della nostra mente, fornendo spunti di riflessioni talmente vasti che chiunque potrebbe restarne folgorato. Di certo, in mezzo a questi chiunque, ci siete anche voi. Proprio come mi ci sono trovato io. E ne sono rimasto turbato. Ma turbato bello, pieno di voglia di pensare.
Fatelo anche voi, datemi retta. E se poi avete voglia, ditemi cosa pensate e cosa ne pensate. Sono certo che sarà avvincente rimanere insieme per qualche tempo sotto i cieli di Che Guevara.
A presto e buona lettura!

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