Articolo di Federico Facello
Dopo la vittoria di ieri sera contro la Lazio in un desolato e vuoto Allianz Stadium (speriamo e ci auguriamo che quanto prima possa tornare ad ospitare i tanti tifosi della vecchia signora), tre quarti di scudetto sono già cuciti sul petto delle maglie bianconere.
Il nono tricolore è ormai ad un passo, il 2-1 firmato CR7 (per lui sono già 30 i gol in campionato) ha praticamente messo la parola fine alla più assurda e tribolata stagione che il calcio moderno e non solo si possa ricordare.
Ha vinto, o meglio cerchiamo di essere ancora scaramantici, sta vincendo chi è abituata e solita a farlo da nove lunghi anni, chi, sulla carta, partiva da favorita e chi ha in rosa fuoriclasse che in ogni momento possono cambiare il volto di una partita, ma ha vinto anche chi ha un Mister “nuovo” che siede in panchina e che ha provato, nella stagione attuale riuscendoci solo a tratti, a sconvolgere il credo calcistico degli ultimi anni imponendo uno stile di gioco fatto di aggressività, di difesa alta, di pressing e di costante ricerca della segnatura.
Ha vinto, o come detto in precedenza lo sta per fare, un uomo che di professione per anni ha fatto il dipendente di banca, ha vinto un uomo che è partito dai bassifondi, che ha fatto la gavetta che non ha avuto la strada spianata (come troppo spesso accade non solo nel calcio ma anche nella vita di tutti i giorni), che anno dopo anno è arrivato sempre più in alto mostrando già negli anni di Empoli di che pasta era fatto per confermarsi, poi, a livelli stratosferici e forse mai visti in Italia in quel di Napoli, per continuare e andare ad affermarsi anche a livello europeo con il Chelsea e per approdare, infine, contro il parere di tanti, troppi pseudo tifosi in casa Juve dove, sta conquistando il titolo nazionale avendo perso, solo ai rigori, la finale di Coppa Italia e dove, tutti noi tifosi juventini ce lo auguriamo, è ancora in piena lotta in Champions League.
Mancano quattro giornate, ci sono dodici punti in palio, la Juve di Sarri è a +8 sull’Inter che, difficilmente, farà filotto e ci sono evidenti possibilità che la matematica dia ragione al tecnico toscano già giovedì sera.
Vincere nove scudetti di fila è qualcosa che difficilmente sarà ripetibile a livello italiano e, probabilmente, anche a livello europeo, confermarsi non è mai semplice, mantenere alta la concentrazione, la voglia di vincere e quella fame di affermazione nel corso degli anni diventa una vera e propria impresa. Se ci si aggiunge, poi, che gli anni passano per tutti e che le cosiddette “bandiere” invecchiano riuscire in un’impresa del genere è qualcosa di epocale che resterà negli annali del calcio.
In questi ultimi giorni, parlare di settimane mi risulta difficile visto che si gioca praticamente ogni tre giorni, di critiche ne ho lette e sentite tante, ma la cosa che più mi fa innervosire da tifoso in primis e da amante del calcio e più in generale dello sport poi è chi, e purtroppo sono in tanti, afferma che la prossima vittoria del Campionato della Juve è scaturita solo ed esclusivamente per demeriti altrui e per la presenza in rosa di fuoriclasse che riescono con giocate individuali a risolvere i problemi collettivi.
Faccio una doverosa osservazione, questa stagione, come in tanti stanno affermando è tutto fuorché una stagione regolare, ed il post lockdown ne ha stravolto le gerarchie e ha evidenziato e sottolineato i problemi che tante società si sono trovate a fronteggiare giocando a distanza di tempo così ravvicinata, con temperature estive e dovendo far fronte ai sempre più frequenti infortuni.
La Juve prima della sosta forzata, era sempre prima ma con un solo punto di vantaggio sulla Lazio che, bisogna ammetterlo, poteva concentrarsi solo ed esclusivamente sul Campionato essendo uscita prematuramente sia dalle competizioni europee che dalla coppa nazionale.
A quattro giornate dalla fine, avendo giocate sette gare post lockdown la stessa Juve si trova a +8 sulla seconda, l’Inter, a +9 sulla sorprendente Atalanta terza e +11 sulla stessa Lazio quarta, eppure c’è gente che critica Sarri, che spera che possa andare via, che spera in suo esonero che, addirittura si augurava (da tifoso) di perdere il campionato per mettere alla porta il tecnico toscano.
Io sono abituato a fare valutazioni a giochi fatti e con i dati alla mano, le chiacchiere durante la stagione lasciano il tempo che trovano e fanno parte del circo mediatico che deve ruotare intorno al “business” del Mondo del Calcio.
Obiettivamente, però, non si può non soffermarsi sulla classifica attuale e notare di come la Juve nel post lockdown abbia praticamente ipotecato il campionato portandosi dal momentaneo +1 pre-sosta ad un +8 che, a scanso di veri e propri sfracelli, li garantirà di mantenere ben cucito indosso per il nono anno consecutivo il tricolore.
Manca poco, ci siamo quasi, e quest’anno la gioia (ovviamente vissuta in maniera totalmente e diametralmente opposta al passato nel rispetto di quanto accaduto e delle decine di migliaia di vittime del COVID) sarà soprattutto per quel Mister che, magari non incarnerà appieno il cosiddetto “Stile Juve” ammesso che esista ancora visto il comportamento non certo esemplare di tanti altri tesserati, che finalmente coronerà il “sogno” di una vita, trionfare a livello nazionale, nella sua nazione, nel suo calcio.
Caro Sarri, io la penserò, forse, in maniera totalmente opposta rispetto a tanti altri ma io ti dico “Grazie” perché in più di una circostanza quest’anno mi sono davvero divertito, perché in più di una circostanza ho intravisto ed ammirato quegli sprazzi di calcio per il quale sei stato ingaggiato, perché invece di difendere un misero gol di vantaggio abbiamo sempre giocato per segnare ancora (magari subendone poi in alcune circostanze) perché sono convinto che la prossima stagione, se dovesse esserci un tuo esonero sarebbe una vera follia, ci divertiremo ancor di più, ma soprattutto perché come diceva il buon Giampiero Boniperti “Vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta” e tu, nonostante mille e più difficoltà e nonostante la stagione più assurda della storia del calcio ci stai riuscendo senza “se” e senza “ma”, i rimpianti li lasciamo agli altri.