Intervista di Riccardo Rage Gramazio
Cantautore importante e poliedrico, Sasha Torrisi, in passato anche voce dei grandi Timoria. Un classe ‘73 che continua a dedicarsi all’arte, senza porsi limiti. Il suo nuovo lavoro in studio, Itaca, riassume il senso intimo di viaggio e regala spunti davvero interessanti. Ne parliamo con lui, assolutamente, provando a ripercorrere i momenti salienti di un’attività intensa e ricca di elementi.
Sasha ci piace, ci piace molto…
Ciao, Sasha, è davvero un piacere averti qui. Partiamo subito dal tuo ultimo lavoro, Itaca, un EP composto da cinque brani importanti, capaci di racchiudere in qualche modo il concetto di viaggio interiore. Cosa puoi dirmi a riguardo?
Posso dirti che è un lavoro che ha richiesto molto tempo per ottimizzare le canzoni e soprattutto gli arrangiamenti. Tutti i brani abbracciano infatti il concetto del viaggio interiore: io, come un moderno Ulisse, mi muovo attraverso le tappe della vita e vado alla ricerca di Itaca. Il mio viaggio interiore si è sviluppato nell’arco di un decennio tra alti e bassi artistici e personali: per ritrovare l’equilibrio ho perso e poi ritrovato la bussola del mio viaggio (e della mia vita). Itaca è infatti il luogo a cui anelavo e in cui sono approdato, ovvero la serenità interiore, la pace della mia anima.
Le canzoni, tutte davvero molto belle, presentano una vasta gamma di sonorità. Passiamo tranquillamente dal rock più classico al britpop, per esempio, sperimentando e senza mai perdere la vena tipicamente cantautorale. Insomma, avevi parecchie cose in mente…
Sì, effettivamente questo lavoro non è etichettabile sotto un genere musicale esclusivo, perché abbraccia più sfaccettature dei miei gusti musicali da cui ho preso ispirazione. Su tutti comunque prediligo sicuramente l’attitudine rock che da sempre mi contraddistingue.
Chi ha collaborato con te per la realizzazione di Itaca e come ti sei mosso in studio?
Innanzitutto la mia band, di cui vado molto orgoglioso: Giuseppe Pino Vendramin alle tastiere, Lorenzo Miatto al basso, Fabio Rampazzo alle chitarre e Giacomo Furiassi alla batteria coadiuvati dal musicista Floriano Bocchino, che ha coordinato, insieme a me, gli arrangiamenti. Poi una forte impronta sonora è stata data dal sound engineer Francesco Scarpa del Riviera Project Studio di Mira (Ve). C’è stato comunque un grandissimo lavoro di pre-produzione prima di entrare in studio e registrare i brani definitivi. Ho infatti suonato, risuonato, provato e riprovato per mesi i miei brani, sperimentando soluzioni sonore innovative che richiamassero al meglio la mia impronta rock e che richiamassero la mia identità artistica.
Hai fatto di tutto nel corso degli anni, ti sei avventurato in un sacco di progetti, ne hai viste molte, eppure non hai alcuna intenzione di concedere pause alla tua creatività. Quali forze continuano a guidarti?
Guardandomi indietro vedo che ho fatto veramente tante cose, lavori artistici diversi ma non meno importanti e fortemente sentiti. Vedo un passato pieno di collaborazioni e iniziative appaganti. Quel che mi spinge a fare e dare sempre di più è l’esigenza costante e pressante di esprimere una verità interiore attraverso l’Arte. Infatti da anni, oltre alla musica, mi dedico anche all’arte pittorica che mi permette di essere sempre attivo artisticamente e stimolato su più fronti. Le mie opere sono infatti espressione della mia passione per la Pop Art, la grafica pubblicitaria e la pubblicità in genere. Tutto condito da colori vivaci, tinte fluorescenti e molto impattanti.
Secca. Se dico Timoria?
I Timoria, la band che mi ha dato la possibilità di crescere e diventare il professionista di oggi.
Che dire, hai cantato in una delle più importanti realtà alternative italiane, in una band di culto. Qualche ricordo in particolare di quel periodo?
Ricordo vividamente i tour su è giù per l’Italia, in particolar modo di aver avuto l’onore di aprire i concerti di Vasco Rossi e degli U2. Emozioni pazzesche per un ragazzo poco più che ventenne quale ero.
Quanto è cambiato Sasha da allora?
Spero di essere maturato in meglio. Di certo sono maturato artisticamente e umanamente, non solo per gli anni che sono passati, ma soprattutto per il bagaglio di esperienze e incontri vissuti intensamente negli anni.
E se dico Battisti, invece? Quanto sei legato all’immenso Lucio…
Amo Lucio Battisti e sono legato a lui come credo lo sia ogni musicista italiano. E’ indubbia la potenza sonora e artistica, l’eredità che ci ha lasciato in dono. Già in occasione del decennale della sua scomparsa decisi di rendergli omaggio con un concerto a lui dedicato, ma reinterpretando le sue canzoni in chiave molto personale. Lo spettacolo sin dalle prime date riscosse un grande successo. Da allora decisi di portare avanti, parallelamente alla mia carriera, anche questo omaggio battistiano che mi regala grandi soddisfazioni a ogni concerto.
Musica, tanta musica, ma anche pittura. Per comunicare a pieno hai bisogno di entrambe le forme. Suono e immagine, certo, ma intimamente parlando, quali sono le differenze tra i due universi?
Fondamentalmente non c’è alcuna differenza, in quanto le due forme d’arte si alimentano e si stimolano vicendevolmente ,riempendo le mie giornate e appagando la mia fame di espressività artistica.
A proposito di immagini, il singolo La Mia Prigione è accompagnato da un bel videoclip…
Sì, è stato realizzato dall’artista multimediale Gianluca Bonomo durante il periodo del primo lockdown. Il videoclip è suddiviso in due parti, una con animazione e una filmata, girate tra Londra e Palermo, che rispecchiano esattamente il senso del primo singolo e, in un certo senso, di tutto il disco ovvero la ricerca di sé stessi attraverso un viaggio fisico e al contempo interiore.
Domanda scomoda, ma che devo fare anche a te. Situazione attuale della musica in Italia. Covid a parte, chiaramente…
Direi che ascoltando le emittenti radio e televisive percepisco poche produzioni interessanti. Facendo parte di un underground indipendente noto e riconosco molte realtà musicali davvero interessanti e di grosso spessore, che però non trovano lo spazio mediatico che meriterebbero.
Possibili soluzioni?
Se dovessi trovarne una inizierei a fare il produttore artistico da domani!
I dischi che hanno cambiato la tua vita? Te ne concedo tre… Ah, Battisti non vale!
Abbey Road, The Beatles.
Physical Graffiti, Led Zeppelin.
Tommy, The Who.
Un messaggio per i lettori di MDN…
Spero di avervi incuriosito parlandovi di me e del mio nuovo Ep. Vi invito a seguirmi sui miei canali social Instagram e Facebook: Sasha Torrisi Official.
Ciao a tutti!