Ho ascoltato: NAHIMANA
Cantante: Ricky Rage
Recensione di Carlo Amedeo Coletta
Maledette musicassette. Quante volte lo avrò detto? Boh, mille mila credo. Eppure, eppure, per quasi vent’anni sono state l’unica maniera per ascoltare musica. Quanto meno, l’unica in auto, radio permettendo, naturalmente.
Eh sì, da fine anni ’80 sino ai primi anni del 2000, c’erano le musicassette, poi soppiantate dai CD che però, all’inizio, avevano prezzi ben poco accessibili per le tasche di uno studente del liceo. Quindi, solo musicassette. Maledette. Ve le ricordate? Dal carattere ipersensibile. Bastava nulla, che so, una buca presa male, un mangiacassette leggermente sporco o anzianotto, ed ecco che la magia della musica si tramutava, in un attimo, nel suono di un film dell’orrore, con il nastro che si piegava, girava e annodava. Quando andava bene, naturalmente! C’era anche la possibilità che si spezzasse, al punto che tra l’inizio del nastro vero e proprio e la bobina su cui era arrotolato, c’era un piccolo spazio che conteneva un pezzettino di nastro adesivo. Se proprio il nastro si fosse spezzato o se una sezione fosse rimasta irrimediabilmente danneggiata, bastava tagliare e incollare. Certo, quel pezzo di musica era definitivamente perso ma il resto si poteva ancora ascoltare. Bastava arrotolare di nuovo tutto, utilizzando una Bic o una matita, e via, quasi come nuova. E nella mia piccola auto, una vecchia Y10 degli anni ’80, quella che in pubblicità, si diceva, piace alla gente che piace, ce n’era una valanga. Tutte sparse sul pianale. Ad ogni frenata potevo vederne alcune spuntare da sotto i sedili, subito pronte a nascondersi non appena acceleravo al verde del semaforo.
Ripensandoci, buona parte delle varie…troppe…multe prese tra i 19 e i 23 anni hanno come vero colpevole la musicassetta. Sarei stato anche un ottimo guidatore, patentato, ligio al dovere, rispettoso delle regole. Poi, però, i Nirvana iniziavano a intonare qualche pezzo. E se non erano loro, potevano capitare gli Skunk Anansie guidati dalla stupenda Skin, e niente. Il piede diventava più pesante, lo sterzo improvvisamente scattoso, la frizione piena di brio, e l’autovelox pieno di luce. C’è stato un periodo in cui sorridevo, guidando, per venire bene in foto.
Che mi volevi dire, però? Anche mio papà, nonostante le imprecazioni calendariali all’arrivo del postino, si inchinava di fronte a questa giustificazione. Era stato giovane anche lui. Sapeva cosa succede con la buona musica, quando si guida.
Sono passati molti anni dall’ultima multa per musica. E adesso sono nuovamente preoccupato. Non posso nasconderlo. Ne’ a voi né alle forze dell’ordine. Se vedete una vecchia Volvo sfrecciare per le strade, magari con un pazzo che urla dal finestrino, ecco, potrei essere io che ascolto NAHIMANA di Ricky Rage. Mettete pure a posto l’etilometro, l’alcool test, la prova del palloncino o come diamine la chiamate. Non bevo quando guido. E non mi stupefaccio…stupefaggo….stupeficium…. vabbè, non mi drogo, mai. E’ solo doping musicale, un effetto stupefacente nell’anima e dell’anima. Un’esplosione di adrenalina da sentire il bisogno di pogare in macchina…o con la macchina se fossimo in un film americano in cui ci si prende a sportellate. NAHIMANA è una bomba di energia inaspettata con l’aggravante, almeno per me, dei testi in italiano. Capisco ciò che urlo senza dovermi sforzare di tradurre, capito? E sono testi importanti supportati da una musica aggraziata e avvincente. E il ricordo dei Nirvana e degli Skunk non è né casuale né tardivo ad arrivare. C’è del rock bello duro qui dentro, chitarre magistralmente interpretate e mai banali, sicuramente tra le mani di qualcuno che sa cosa farne. E lo fa assai bene. E Ricky Rage, da ottimo cantautore qual è, ci mette l’anima, se stesso, frammenti di vita, a volte brandelli, avvolti dal dolore e dalla speranza. C’è sempre speranza nel dolore se non vuoi renderlo inutile e vanificarlo, relegandolo alla sola sofferenza. E questo, anche se non lo dice nelle canzoni, è un messaggio chiaro, palese, a volte spiazzante per quanto evidente. Urlato al punto da obbligare l’ascoltatore a uscire dalla propria corazza per andare, disarmato e sicuro, incontro alla vita. Sì, perché di questo stiamo parlando. Di vita. Le polaroid scattate nei versi delle canzoni sono scene di vita quotidiana, roba che ci capita sotto gli occhi ogni giorno. A chiunque. E i colori della foto, quelli che la polaroid tende a far sbiadire col tempo, sono resi nuovamente vividi dalla chiave di lettura e dalle emozioni dell’autore e cantante. E le musiche! Note scure che riportano agli Alice in Chains, un grunge figlio dei Nirvana con un pizzico di Screaming Trees che trova una sintesi perfetta che da oggi, per chiunque, deve chiamarsi Ricky Rage. Autovelox scatenati, radio a palla, ugola in fiamme. Questo è NIHAMANA. Tutto, ripeto, tutto, scritto da Ricky Rage! Qualcuno, tra quelli bravi del mestiere, potrebbe dire che è l’album della maturità. Una produzione attenta ai dettagli, seguita e ripulita da qualsiasi imperfezione. Testi convincenti, avvincenti e avvolgenti che ci permettono, all’arrivo del silenzio, di ritrovarci in una antica sala da thè, seduti in poltrona, di fronte all’artista che ci guarda, sorridendo, in attesa di una domanda.
Bè, per me non è così. Per me non è l’album della maturità. E’, a mio avviso, l’album della consapevolezza nei propri mezzi e nello spessore artistico a cui puntare. Ecco. Un vero, davvero, trampolino da cui lanciarsi ancora più su. Un missile tracciante, in gergo militare. Uno di quelli che lascia il segno durante la propria traiettoria per segnare il cammino di quelli successivi.
Maledette musicassette, avrei detto vent’anni fa. Per fortuna, adesso, ci sono i supporti digitali e posso risentire questo album ogni volta che mi va. Su e giù, dalla prima all’ultima traccia. Senza pericolo che qualcosa si rompa o vada perso. E allora, iniziate anche voi. Non solo non ve ne pentirete, come dicono nelle televendite, ma mi ringrazierete per il consiglio. Partite dalla prima traccia, Il fucile è carico, è andate avanti, senza pensare, senza fermare. Procedete. Sono stati estratti già due singoli. Il primo è Uragani, pezzaccio rock da urlare sotto al palco quando il cantante punta il microfono sui festanti spettatori. L’altro è Disinkanto Hotel, sicuramente il pezzo più fotografico e immediato dell’album. Quando arriverete a Pensieri Bui, ecco, allora lì pensatemi. Non che io sia un pensiero buio, figuriamoci. E’ solo il mio pezzo preferito e non capisco perché ancora non sia il singolo dell’anno, oltre che dell’album. E requiem Blu sarebbe un meraviglioso disco dell’estate. State tranquilli, tutta roba genuina, ben fatta, portata avanti con il cuore. Lo dice anche la canzone. Per ora il cuore c’è, e si sente.
Bè? Che si diceva? Un giro in macchina? Niente, guido io. Se c’è da camminare un po’ più forte del dovuto, con Nihamana di Ricky Rage nello stereo, la multa la voglio prendere io. Sorridendo per venire bene in foto!
A presto e… Buon ascolto!
https://www.facebook.com/RickyRageGramazio
https://www.instagram.com/ricky_rage_/
https://www.youtube.com/user/Ragereloaded86