Ho letto: Notti di versi insonni – Diario di veglia
Autore: Josyel
Genere: Poesia
Recensione di Carlo Amedeo Coletta
Ci sono mattine in cui non sai come reagire, ve lo assicuro. Magari vai al bar del paese, quello solito di tutti i giorni. Non c’è bisogno neppure di guardarsi intorno, sai già chi troverai ad accoglierti subito fuori dalla porta, con la sigaretta in mano dopo il caffè. Conosci bene chi sta dietro al bancone, chi è seduto al tavolo di destra, chi arriverà tra qualche minuto e incrocerai all’uscita. Puoi facilmente intuire a chi appartenga la sagoma, di spalle, di chi studia la farcitura delle brioches prima di ordinare. Ed ecco, arriva la parte difficile, qualcuno ti vede e dice “Buongiorno!”. Magari lo mastica più che dirlo. Se dicesse qualcos’altro non lo capiresti. E’ mattina, però, sei al bar; cosa vuoi che abbia detto, guardandoti con quel mezzo sorriso e lo zucchero a velo sulla punta del naso? Può essere solo “Buongiorno!”.
“Buongiorno!”, rispondi. Ed è un augurio sincero. Non c’è motivo perchè non lo sia. E’ il suo di saluto che ti ha messo in difficoltà, non il tuo. Il suo e quelli a seguire. Sì, perchè per te il giorno sta andando avanti da troppo tempo. Magari sono due o tre giorni che dovrebbe essere un “buongiorno”, ma non sai ancora se lo sia stato, non è ancora finito. Un giorno termina quando, finalmente, mente e membra si accomodano tra le braccia di Morfeo. Un sonno di due indivisibili compagni di viaggio, la mente e il corpo. Allora sì, finisce un giorno, buono o meno che sia stato, e l’indomani ne inizia un altro. Se non dormi, però, quando si spegne il tuo giorno? Anche la notte ne fa parte, se non dormi?
L’insonnia è una meravigliosa brutta bestia. Avete mai avuto la fortuna e la disgrazia di soffrirne?
Non parlo della classica notte passata in bianco perchè si è mangiato troppo nè di quelle ore passate nel letto a pensare dove trovare i soldi per pagare la bolletta.
L’insonnia è uno stile di vita, una scelta di vita, anzi. Peccato che non sia tu a prenderla! All’improvviso non si dorme più. Una meravigliosa brutta bestia, sì. Come accarezzare una tigre, ecco. Bella è bella ma alla fine ti devasta. Non è neppure facile parlarne, renderne l’idea. Se sei un poeta, però…se usi le ore insonni per ricamare pensieri da tessere in versi…magari le cose cambiano, magari si può capire, sentire, forse anche vivere l’insonnia.
E’ in questo modo che è nata la mia lettura, “Notti di versi insonni – Diario di veglia”, meravigliosamente e delicatamente scritto da JOSYEL.
Chi sia Josyel, non lo so. E’ un nome adeguato all’insonnia e alla poesia. Il suono ricorda il sole eppure scrive di notte. Come tutti gli scrittori che si rispettino, direte voi. Non so, perchè qui si parla di veglia forzata, quella che parte presto e finisce tardi, quando è già ora di alzarsi. Lo senti dal gallo che ti strozza in gola l’ennesimo sbadiglio.
C’è poesia nell’insonnia? In quella sensazione irrazionale nella quale la mente non vuole darla vinta al corpo, privandolo del giusto riposo? C’è poesia? Uh, cavoli se ce n’è!
Partiamo dall’inizio, o dall’incomincio, come dicevo da piccolo. “Notti di versi insonni – Diario di veglia” è bello e merita il piacere di essere letto. Non capita spesso per un libro di poesie, almeno non a me. JOSYEL, invece, struttura l’opera come un vero diario di bordo. Le poesie sarebbero piacevoli comunque, in qualsiasi contesto. C’è l’evoluzione di un rapporto, però, in questa struttura. C’è una battaglia, quella per il sonno, che all’inizio è un attacco inaspettato, un vero atto ostile, un brutto scherzo. E’ anche sorprendente perchè, diciamolo, ogni tanto è emozionante restare tutta la notte svegli. Da piccolo lo trovavo addirittura elettrizzante. E poi? E poi c’è la battaglia, la reazione, dinoccolata e inefficace. Che difesa vuoi opporre all’insonnia? E allora, come dice il proverbio, se non puoi batterli, fatteli amici. E la notte, per sua natura spaventosa e sconosciuta, diventa facilmente una compagnia di vita più che un tempo da trascorrere. L’orologio avanza lento e lei sembra durare tanto, troppo. Non si può battere, ma ci si può parlare, confrontare. La si può osservare, studiare, tenere come compagnia. La si può anche usare. Sì, usare per cercare qualcosa in noi che, altrimenti, avremmo difficoltà a trovare. Sì, ok, la notte ha il suo perchè ed è facile apprezzarla verso le ore 3-4. E’ un’orario strano, quello. La mente, con la nostalgia dei sogni, riconosce nella realtà sfumature altrimenti invisibili, messaggi che in altri orari resterebbero inascoltati, riconosce dinamiche invisibili di giorno, trova un senso persino matematico in ciò che non ne ha mai avuto. E JOSYEL ci racconta tutto questo, ci canta quanto avvolgenti possano essere le tenebre, talvolta accoglienti, altre terrificanti, altre ancora angoscianti. E la melodia non è mai un lamento, al massimo un sintomo di disagio, qua e là. Un diario di bordo serve a questo, a registrare le varie tappe del cammino, lasciandone cogliere le sensazioni con la sfumatura della penna.
Oh, ottimisti! Mi raccomando! Il viaggio arriva anche alla meta, prima o poi. E’ sempre una rinuncia giungere all’arrivo, però. Si lascia la spinta propulsiva, la ragione della partenza, lo slancio del cammino, è vero. Si arriva, però. E JOSYEL, a quel traguardo, arriva. C’è scritto tutto, in “Notti di versi insonni – Diario di veglia”, un viaggio che stanca le gambe, su e giù per i corridoi, per rimanere effettivamente sempre nello stesso posto. E ritrovarsi cambiati.
Ve lo consiglio.
Allora a presto e…se vi va, buona lettura!