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Forse la mia ultima lettera a Mehmet | Adriana @Lilithins | #respiropoetico

Adriana legge Nâzım Hikmet

Forse la mia ultima lettera a Mehmet

Da una parte

gli aguzzini tra noi

ci separano come un muro

d’altra parte

questo cuore selvaggio

mi ha fatto un brutto scherzo

mio piccolo, mio Mehmet

forse il destino

m’impedirà di rivederti.

Sarai un ragazzo, lo so,

simile alla spiga di grano

ero così quand’ero giovane

biondo, snello, alto di statura;

i tuoi occhi saranno vasti come quelli di tua madre

con dentro talvolta uno strascico amaro

di tristezza,

la tua fronte sarà chiara infinitamente

avrai anche una bella voce

– la mia era atroce –

le canzoni che canterai

spezzeranno i cuori

sarai un conversatore brillante

in questo ero un maestro anch’io

quando la gente non m’irritava i nervi

dalle tue labbra colerà il miele

ah Mehmet

quanti cuori spezzerai!

È difficile allevare un figlio senza padre

non dare pena a tua madre

gioia non gliene ho potuta dare

dagliene tu.

Tua madre

forte e dolce come la seta

tua madre

sarà bella anche all’età delle nonne

come il primo giorno che l’ho vista

quando aveva diciassette anni

sulla riva del Bosforo

era il chiaro di luna

era il chiaro del giorno

era simile a una susina dorata.

Tua madre

un giorno come al solito

ci siamo lasciati: A stasera!

Era per non rivederci più.

Tua madre

nella sua bontà la più saggia delle madri

che viva cent’anni

che Dio la benedica.

Non ho paura di morire, figlio mio;

però malgrado tutto

a volte quando lavoro

trasalisco di colpo

oppure nella solitudine del dormiveglia

contare i giorni è difficile

non ci si può saziare del mondo

Mehmet

non ci si può saziare.

Non vivere su questa terra

come un inquilino

oppure in villeggiatura

nella natura

vivi in questo mondo

come se fosse la casa di tuo padre

credi al grano al mare alla terra

ma soprattutto all’uomo.

Ama la nuvola la macchina il libro

ma innanzitutto ama l’uomo.

Senti la tristezza

del ramo che si secca

del pianeta che si spegne

dell’animale infermo

ma innanzitutto la tristezza dell’uomo.

Che tutti i beni terrestri

ti diano gioia

che l’ombra e il chiaro

ti diano gioia

che le quattro stagioni

ti diano gioia

ma che soprattutto l’uomo

ti dia gioia.

La nostra terra, la Turchia

è un bel paese

tra gli altri paesi

e i suoi uomini

quelli di buona lega

sono lavoratori

pensosi e coraggiosi

e atrocemente miserabili

si è sofferto e si soffre ancora

ma la conclusione sarà splendida.

Tu, da noi, col tuo popolo

costruirai il futuro

lo vedrai con i tuoi occhi

lo toccherai con le tue mani.

Mehmet, forse morirò

lontano dalla mia lingua

lontano dalle mie canzoni

lontano dal mio sale e dal mio pane

con la nostalgia di tua madre e di te

del mio popolo dei miei compagni

ma non in esilio

non in terra straniera

morirò nel paese dei miei sogni

nella bianca città dei miei giorni più belli.

Mehmet, piccolo mio

ti affido

ai compagni turchi

me ne vado ma sono calmo

la vita che si disperde in me

si ritroverà in te

per lungo tempo

e nel mio popolo, per sempre.

musica da liber liber
Georg Friedrich Händel Acis and Galatea, HWV:49
Epoca di composizione: 1717-18
Prima esecuzione: Cannons, Edgware, estate 1718
album: Händel. Scenes from Acis and Galatea Symphony https://www.liberliber.it/mediateca/m…

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