A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)
L’esordio dei Magic Jukebox, il gruppo veneto del chitarrista Pietro M rock Zanetti, della cantante Miss V V e del bassista Steve, ci riporta dritti e senza possibilità di ritorno nella mitica scena punk degli ultimi ‘70 e dei primi ‘80. Soltanto un’operazione nostalgica ben confezionata? Assolutamente no, perchè questa band rock and roll style ha le idee chiare, ha voglia di proporre anche nuove sonorità e, soprattutto, ha ancora il feroce bisogno di spaccare sul palco e di divertirsi. Crazy Trip conquista al primo ascolto, affermandosi di sicuro tra le produzioni undeground più interessanti dell’anno. Alla faccia del vintage e della nostalgia! Parliamo di questo e di molto altro proprio con Pietro, un signore (per me un ragazzo!) cresciuto a pane e ‘77, che con la chitarra in mano ha vissuto da protagonista momenti storici importanti. Con artisti di questo tipo in giro per il Paese possiamo dichiararlo tranquillamente. «Il punk non è morto!» Ma sia chiaro, per continuare a combattere questo marcio sistema abbiamo bisogno anche di giovani, di forze nuove e preparate. E come ci si prepara? Beh, il lavoro dei Magic Jukebox potrebbe essere realmente fonte di ispirazione…
Eccoci, grazie per essere qui. Partiamo subito dalla presentazione chi sono i Magic Jukebox e che cosa fanno?
Grazie dell’invito. Mi presento, sono Pietro M rock portavoce della punk rock band Magic Jukebox, e sono ben lieto di rispondere alle domande. I Magic Jukebox sono formati da “tre vecchi punks”: Steve al basso, Miss V V alla voce e io alla chitarra. Fin da subito abbiamo deciso di assumere una linea stilistica inusuale per il genere, che vede l’uso della drum machine, anche live. Questo ci accomuna a band come i CCCP e i primi The Sisters of Mercy. L’idea musicale era ben precisa: ridare splendore a tre generi musicali da noi molto amati: il proto punk , il punk rock ‘77 e il post punk, nei quali si fondono evoluzione, durezza e teatro.
Le tante esperienze musicali hanno portato nel 2019 alla nascita del progetto. La voglia di continuare a mettersi in gioco, certo, ma quale è stata la molla principale che vi ha spinti verso il nuovo discorso?
Sì, vero, le esperienze sono state molte, soprattutto per me, che sono nella scena da quarant’anni circa. Sono il cofondatore di una delle primissime punk band venete e italiane, gli Alternative Religion (1979-1982), menzionata in molte pubblicazioni, tra le quali T.V.O.R degli anni ‘80, Arte di Opposizione, Storie Di Punk, Hip Hop e Cybercultura di Tommaso Tozzi, Dritti Contro il Muro di Giorgio S. Senesi, Shock Antistatico di Stefano Gilardino o Africani Marocchini Terroni di Davide Morgera. Dopo aver militato negli anni in altre formazioni più o meno importanti (Templebeat ecc…), nel 2019, l’incontro con Steve e Miss V V ha fatto scattare la voglia di tornare a essere tre “Peter Punk” (non la band). Eravamo amici, in passato, poi ci siamo persi di vista. Oggi di nuovo come allora, con meno capelli (noi omini), con qualche ruga, ma con intatti lo spirito e l’attitudine punk.
Il vostro disco, Crazy Trip, è divertentissimo, perfetto per far baldoria. Quindici tracce che richiamano il vecchio punk rock della seconda metà dei ‘70 e tante altre situazioni sonore del periodo. Un omaggio straordinario, il vostro, alla vecchia scuola, anche se in realtà l’album presenta molte altre cose. Cosa mi dite a riguardo?
Crazy Trip, il nostro primo disco, è un “pazzo viaggio” all’interno di un mondo lontano, ma in noi sempre presente, il mondo in cui siamo cresciuti, il periodo tra il 1976 e il 1980. Tutto è nato molti anni fa, forse 1975/76, quando in una trasmissione della RAI abbiamo per la prima volta sentito parlare di punk e ascoltato quei suoni prodotti da band come Ramones, Damned o Cramps. Tutta questa passione per uno scorcio storico preciso l’abbiamo riversata nelle tracce di Crazy Trip. Crazy Trip è una porta che conduce l’ascoltatore, anche fisicamente, nel 1977, al 100 Club di Londra, al CBGB di New York, a fare baldoria a un concerto dei Magic Jukebox .
Difficile separare le varie tracce che compongono il lavoro, tutto scorre in maniera perfetta. Un anima festaiola e irriverente, uno spirito rock and roll che non può lasciare indifferenti gli amanti del genere e non soltanto. Avete selezionato i brani, suppongo, che sono comunque tanti, differenti e tutti meritevoli… Avete voglia di raccontarmi il processo creativo?
Guarda, tutto si è svolto in maniera semplice e festaiola come dici tu. Aggiungerei, oltre alla irriverenza, un pizzico di arroganza: «…siamo abbastanza grandi per poter fare bene il punk in stile 77, siamo cresciuti con quelle sonorità.» È il nostro aforisma…
I riferimenti sono piuttosto espliciti, eppure qua e là è possibile scorgere anche sperimentazione e soprattutto grande personalità. Animal Desire, Black R_N_R o Ghost Rider, giusto per citare qualche pezzo, oltre a essere interessantissimi sembrano proprio dire questo. Sbaglio?
Hai perfettamente ragione. Le influenze musicali che ci portiamo sul groppone sono innumerevoli, ascolti di tante band diverse. Questo ci ha portati nel corso della stesura del disco ad allontanarci dal solito riff in stile punk e a sperimentare con synth, percussioni e arrangiamenti che si trovano solo in alcune songs. Il tutto ha dato un pizzico di originalità, ma manteniamo l’identità punk.
Il singolo è Animal Desire, pezzo accompagnato da un bel videoclip d’impatto vintage. Come mai questa scelta? Sia chiaro, il brano è fighissimo…
Con Tobia Berti regista, videomaker, fotografo e grafico siamo amici da anni. Quando gli abbiamo detto che avevamo l’ idea di formare una band punk vecchia scuola, ha subito accettato di far parte del progetto e di occuparsi di tutta la parte visiva. Il video di Animal Desire è stato girato con una vecchia telecamera degli anni ‘80 a cassetta, la foto all’interno del cd e stata scattata davanti alla Casa dalle Finestre che Ridono, location del celebre Film del 1976 del regista Pupi Avati. Abbiamo voluto, grazie anche a Tobia, rappresentare il nostro mondo. Che sia chiaro, non siamo tre vecchi piscioni che pensano al passato, ma rendiamo omaggio a un periodo storico di lotta e di insofferenza, che poi ha forgiato il punk moderno.
Chi scrive solitamente il materiale? Dalle musiche ai testi…
La parte compositiva spetta a me. Miss V V studia la linea vocale e scrive il testo. Con Steve, in sala prove, si lavora sulla struttura.
Irresistibile punto di forza è proprio la potente voce di Miss V V, perfetta è sempre sul pezzo. Più facile con un’anima del genere al microfono?
Diciamo che nessuno sapeva delle doti canore di Adriana, è stata una sorpresa… Ho dovuto solo smussare della piccole imprecisioni tecniche, poi ho lascito che desse sfogo a tutta la sua interpretazione e alla potenza, caratteristiche essenziali nella registrazione, ma che escono al massimo nei live!!
La produzione mi piace tantissimo: lavoro, bontà di esecuzione, attenzione ai dettagli e, soprattutto, la voglia di divertire e di divertirsi. In studio come è andata? Avete impiegato tempo per trovare la quadra?
Assolutamente no. Come detto prima, tutto si è svolto in totale relax, anche perché avevamo le idee molto chiare sul da fare e soprattutto sul risultato finale. Una volta conclusa la fase di registrazione si è pensato di invitare delle special guest (si dice così? Scherzo!) Amici che con grande impegno hanno accettato di mettersi in gioco e di prendere parte al disco sono Sal Rinella dei Viboras, Roberto Brussato degli Hermanos e Bruno Zocca (Criminal Tango, Pacino, Aldo Tagliapietra). Come vedi, anche qui ci siamo distinti perché gli amici invitati provengono da realtà musicali diverse dalla nostra. Forse Sal è quello che si avvicina di più.
Chi vi ha seguiti in fase di incisione?
Il disco è stato registrato nel nostro studio e io mi sono prestato a fare il fonico, poi il mixaggio e il master lo abbiamo affidato a un professionista, un amico anche lui, Giorgio Brussato del Sonic Studio di Mogliano Veneto.
Un passo indietro, adesso. Alla chitarra un ragazzo che di storie ne ha vissute e che di palchi ne ha calcati. Parliamo di un musicista che sul finire dei ‘70 e gli inizi dei ‘90, ha saputo dare tantissimo all’underground veneto. Possiamo dire che tutte le esperienze accumulate nel corso del tempo abbiano in qualche modo contribuito a rendere Crazy Trip quello che è, ovvero un ottimo album rock and roll? Senza modestia, mi raccomando…
Ahahah! Grazie per il ragazzo! Diciamo che la mia esperienza in campo musicale è fondamentale nella band. Ho trascorso buona parte della mia vita tra band e concerti in tutta Europa, ma per quanto riguarda il disco tutti noi ci siamo impegnati per rendere Crazy Trip un ottimo lavoro punk-rock’n’roll.
Non vi ho ancora visti dal vivo, ma suppongo che durante i concerti sia possibile entrar meglio nel vostro mondo. Avete energia da vendere. Parliamo un po’ dell’attività live? Cosa state preparando per i prossimi mesi…
La parte live per noi è molto importante, qui esprimiamo il meglio di noi. Nei nostri live, inusuali nel genere per l’uso della drum machine, puoi trovare tanta energia, riff spietati, beat veloci, ma anche teatro. Stiamo promovendo il disco con concerti, acoustic live alle radio, interviste ecc… Per nostra fortuna il progetto piace sia al pubblico che ai promoter, dunque le date stanno per confermarsi copiose. Estate 2022 e precisamente il 7 agosto, saremo ospiti in un festival fuori dai confini nazionali… Ma ancora non possiamo dare altre informazioni.
Covid a parte, che comunque negli ultimi mesi ha complicato le cose, cosa pensate della musica italiana in questo momento?
Noi pensiamo che la situazione appena passata, cioè parlo del Covid, abbia fatto un bel po’ di pulizia tra le band. Mi spiego: tutte quelle band che giocavano a fare punk e che giocavano anche con altri generi musicali si sono estinte automaticamente, non potendo più fare vetrina sui social cagati solo da mamma e da papà, in mancanza dei live (ammesso si possa parlare di live). Questo ha dato più spazio a gente che credeva veramente in quello che faceva e che non ha mollato di fronte al problema. Pensiamo che oggi la scena punk italiana ripulita sia davvero piena di ottime band, anche nel nebbioso Veneto.
Cosa possiamo fare per migliorare un pochino la situazione?
Come si può capire dalla risposte non siamo di primo pelo. Se qualcuno è “tardo”, confermo che siamo anagraficamente tutti over ‘50. Detto ciò, verso la fine degli anni ‘70 eravamo in prima fila per protestare, combattere situazioni spiacevoli: il nucleare, la politica dei Palazzi, la mancanza di luoghi dove fare musica…Ovviamente il nostro impegno è ancora vivo, ma non più cosi forte. Sono i giovani che devono combattere per ottenere soluzioni, più spazi… Un buon esercito non è fatto di vecchi.
I famosi dischi che portereste su un’isola deserta?
Mah, proveniamo da un periodo storico che ha regalato davvero tanta buona musica, non ci sembra giusto menzionare delle band a discapito di altre.. Facciamo così, portiamo l’isola deserta nel 1977.
Sono sicuro di non aver chiesto qualcosa… Aiutatemi voi e, già che ci siete, date una risposta.
Penso di aver detto tutto sui Magic Jukebox. Ricordiamo che il disco è distribuito in tutti gli store digitali grazie alla collaborazione con i ragazzi della Ciaor Records. Sul loro canale Youtube potete ascoltare tutto l’album e vedere il video Amimal Desire. Le copie fisiche del cd si possono richiedere a noi con un messaggio o acquistarle ai concerti… Siamo presenti su Facebook e su Instagram.
Saluta i lettori di MDN a modo tuo…
Grazie a voi per la bellissima chiacchierata. Vorremmo salutare i vostri lettori ricordando che se noi siamo ancora qui il punk non è morto!
https://www.facebook.com/MagicJukebox/