PREFAZIONE: Vorrei spiegare il motivo che mi ha spinta a raccontare la storia di mia figlia.
Pagina dopo pagina, conoscerete la sua storia, una breve vita di soli tredici mesi, passati in gran parte in ospedale.
Nata con una sindrome rara, la mia bambina ha conosciuto l’amore incondizionato della sua mamma e del suo papà, ma anche le mani di chi si professava medico o infermiera, che invece di aiutarla a star meglio la manovravano come un pupazzo procurandole fastidio e dolore, ma grazie a Dio ci sono stati anche medici e infermiere che l’hanno amata e curata. Quando la mia bambina mi ha lasciata, avevo l’impellente bisogno di confrontarmi con le altre mamme che hanno vissuto il mio stesso dolore, volevo sapere come hanno affrontato la malattia, e soprattutto volevo sapere come affrontavano la vita dopo che il proprio figlio le aveva lasciate, come e se avevano elaborato la loro perdita, il loro rapporto con gli altri.
Cercavo le risposte nei libri. A distanza di anni, sento ancora questo bisogno, il bisogno di sapere se anche loro come me che ora grazie a Dio ho due splendidi figli in salute, hanno il terrore di vederli soffrire, se i loro pensieri, il loro modo di vivere è ancora legato al passato.
Dopo tanti anni ho avuto il coraggio di raccontare tutto, di far sapere al mondo di non permettere mai che medici e infermieri incompetenti tocchino i vostri figli, alzate la voce, urlate, fatevi sentire così come ho fatto io.
…Oltre l’impossibile è molte cose: un’autobiografia, un atto d’accusa contro la malasanità, è lo sfogo di una madre che ha molto sofferto, è un grido. Aurora, la figlia di Katia nasce con una malformazione che la rende invalida e lotta insieme ai neo genitori una battaglia durissima per la vita, tra incapacità, incompetenze, incuria. Fortunatamente non è così dappertutto, c’è anche chi si prende a cuore con amore. Qui c’è un lieto fine, qui si piange per davvero. Perché dunque scrivere?, per accusare? Oramai il danno è fatto e nessuno cerca vendetta o rivalsa. Per informare, quello sì, perché accadrà di nuovo, e i mezzi per evitare il dolore ci sono, dolorosi anch’essi ma si tratta di scegliere tra dolore grande e dolore “piccolo”…
Katia Garzotto.
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