A cura di Emilio Aurilia
Se la trasgressione dei Move è parsa un qualcosa a metà strada fra realtà e parodia, quella dei Velvet Underground lo è stata davvero con un significato amplificato se si pensa che il periodo di maggiore attività lo hanno esercitato dal 1964 fino al 1968, anni in cui le società statunitensi ed europee non erano esattamente così disinibite da accogliere le loro canzoni dai testi allucinati di Lou Reed pieni di pesanti ed espliciti riferimenti ad argomenti scabrosi della Bowery, la malfamata strada di New York, popolata da balordi, tipo spaccio di droga, relazioni omosessuali e transessuali, morti per overdose o per scontri con la polizia, alcolismo; un comportamento irriverente che sarà causa dell’espulsione della band da più di un locale, con relativi arresti.
I tempi cambiano e al giorno d’oggi, proprio per queste ragioni, la band sarebbe invece acclamata e ospitata nelle più importanti trasmissioni. Se pensiamo che negli anni sessanta-settanta gli artisti omosessuali dovevano nascondere la propria omosessualità proprio per non compromettere il successo ottenuto (uno per tutti il nostro grande Umberto Bindi), negli anni attuali molti artisti per ottenerlo devono spesso fingere di esserlo!
La musica dei Velvet, molto spesso cupa e lacerante, cercava di riprodurre anche sonoramente la scabrosità dei testi.
Fondamentale è risultato l’incontro del 1966 con Andy Warhol che, divenuto il loro manager, li sdoganò introducendoli nella N.Y. artistica, proponendoli negli spettacoli e procurando presto la possibilità d’incidere dischi con la Verve Records, senza porre limiti alla loro musica e alla loro immagine.
Oltre a Reed la formazione del periodo più fiorente comprendeva John Cale al basso, alla viola e alle tastiere e di cui abbiamo già parlato, la cantante tedesca Christa Paffgen (a.k.a. Nico), Sterling Morrison chitarra e basso e la batterista Maureen Tucker…..
Cinque il numero dei dischi in studio realizzati di cui va segnalato quello d’esordio “The Velvet Underground with Nico” (1967) con le note “Venus in Furs” ed “Heroin”; “White Light/White Heat” dell’anno successivo con la lunghissima “Sister Ray” e “Loaded” (1970) con “Sweet Jane“.
Nel 1993 tentarono una reunion in omaggio a Warhol deceduto sei anni prima, senza ricevere troppi riconoscimenti.