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RECENSIONE EcoFibra – Maledetto Vintage

A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage

Gli EcoFibra da Ferrara ci fanno ascoltare un disco intrigante e ispirato. Maledetto Vintage è di fatto una produzione piena di idee, di percorsi in musica concreti e mai banali. I ragazzi hanno preso gli strumenti, provando a modellarne i rispettivi suoni, giocando con una valanga di effetti e cercando soluzioni sempre differenti. Il risultato finale è un mosaico originale e colorato, vicino e distante in egual maniera ai canoni più classici del pop, dell’alternative, dell’indie, del punk o del grunge. Davvero tanto materiale difficilmente classificabile, ma che presenta una band unica e destinata a raccogliere molti consensi, potete scommeterci. Le strutture valide, l’energia generale e la voce della brava Alessia Piva, graffiante e ipnotica, conquistano fin dal primo ascolto. Chitarra, basso e batteria costruiscono a proprio modo basi solide e genuine, perfette per accogliere la voglia di ribellione e di libertà, elementi che sembrano stare al centro del discorso. I quattro singoli estratti sintetizzano (ma non dicono tutto) le qualità della formazione e rappresentano il biglietto da visita: Abituata, che ricorda in qualche modo i Prozac+, è un pezzo riuscitissimo, tanto scanzonato quanto profondo; Sospesi è puro pop rock; la pseudo ballata dal sapore dark Noiamaledizione sembra fatta su misura per il passaggio radiofonico; e Pranzo Di Critiche, che apre anche il disco, è un rabbioso e distortissimo viaggio introspettivo. Introspezione, per l’appunto, altro aspetto importante del lavoro degli EcoFibra, capaci di raccontare malesseri, delusioni e tormenti senza mai apparire pesanti o troppo depressi. La quinta traccia Buio può essere considerata la prova perfetta di tale considerazione: ritornello catchy e capacità di guardare negli occhi l’inquietudine. Il disco ha un titolo figo, ma qui di davvero vintage non c’è molto: gli EcoFibra raccontano con la propria lingua il presente e guardano al futuro. Bravi, molto bravi.

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