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“ABBIAMO IL CUORE A STRISCE”, MA NON DA SEMPRE: STORIA DELLA MAGLIA DELLA JUVENTUS

Dici “Juventus” e, inevitabilmente, il primo fotogramma che la mente suggerisce è quello della maglia bianconera, autentico emblema della Vecchia Signora.
Anche nell’inno ufficiale, che riecheggia all’interno e all’esterno dell’Allianz Stadium prima di ogni partita, vi è un passaggio, cantato a squarciagola dai tifosi, che recita: “Abbiamo il cuore a strisce”.
Quel “black and white” che ha accompagnato il club sabaudo lungo la sua gloriosa storia (e che per un folto numero di calciatori si è tramutato in una seconda pelle) torna anche quest’anno, in una versione decisamente inedita.
Adidas, sponsor tecnico della compagine piemontese, ha alzato il sipario nelle scorse settimane sulla nuova divisa da gioco degli uomini di Massimiliano Allegri, che nella stagione 2023/2024 sarà impreziosita da contorni gialli.
Una scelta che fa a pugni con la tradizione, anche se quest’ultima viene salvaguardata dalla larghezza ridotta delle strisce verticali bianche e nere, per giunta dai bordi zebrati.
Neri, invece, i pantaloncini e i calzettoni, anch’essi con richiami gialli, così come lo spazio destinato al numero e al nome dei giocatori sul retro della maglia.
Al di là dell’estetica e dei gusti personali, che in tema di casacche costituiscono un terreno estremamente fertile per innescare dibattiti tra sostenitori, è innegabile l’attaccamento di società e tifosi al bianconero, di cui peraltro era stato abile profeta Eugenio Canfari, uno dei padri fondatori della Juventus: “Chi indossa la nostra divisa, le rimarrà fedele malgrado tutto e la terrà come prezioso ricordo”.
Niente di più vero.
Tuttavia, almeno agli albori, i colori sociali di Madama erano altri.
La storica tenuta di gioco di fine Ottocento era infatti composta da una camicia rosa carnicino con cravatta o farfallino nero e da pantaloncini e calzettoni neri. Una scelta assunta per via delle ristrettezze economiche in cui il club versava e a causa delle quali aveva deciso di ricorrere al tessuto meno costoso in assoluto, il percalle rosa.
A completare il tutto vi erano cinture voluminose e un berretto teso a identificare il capitano della squadra.
Ancora prima, però, nel biennio 1897-1898, la prima maglia della Juventus era una semplice camicia bianca abbinata a calzoncini neri, con cui l’allora “Sport-Club” partecipò alle competizioni del tempo.
Poi, appunto, la Juve divenne rosanero; però, nei primi anni del Novecento le tonalità iniziarono a sbiadirsi e un socio del club di origini britanniche, Gordon Thomas Savage, che vendeva all’ingrosso prodotti tessili a Torino, propose ai giocatori di sostituire quel rosa pallido con nuove divise rosse con bordi bianchi, del tutto simili a quelle degli inglesi del Nottingham Forest.
Savage ottenne il via libera e inviò l’ordine d’acquisto a una fabbrica di Nottingham, allegando come campione una delle camicie rosa.
Qui accadde l’imponderabile: un impiegato del luogo, vedendo quel capo logoro e scolorito, pensò che fosse bianco e macchiato, non rosa.
Per questa ragione spedì in Italia le maglie dell’altra compagine di Nottingham, il Notts County, a suo avviso molto più aderenti da un punto di vista cromatico al campione ricevuto.
Così, in Piemonte giunsero quindici casacche a strisce verticali bianche e nere: furono accolte con malcontento dai membri della squadra, ma ormai non c’erano alternative percorribili.
Il campionato, infatti, stava per iniziare e, di conseguenza, furono costretti ad adottarle, con pantaloncini e calzettoni neri abbinati.
Ben presto, pareri e convinzioni mutarono radicalmente: con quei colori addosso la Juventus cominciò a scrivere importanti pagine di storia, lastricate di coppe e di vittorie, e si diffuse la convinzione che il bianconero portasse fortuna.
Divenne di conseguenza estremamente amato e ancora oggi rappresenta un tassello di juventinità a dir poco inscalfibile.
Scrive il “Daily Mail”: “La Juve indossa le maglie bianconere da allora e considera i colori aggressivi e forti.
Un esempio di come il Notts County abbia contribuito a modellare uno dei più grandi club al mondo: la prova di questo è che la divisa della Juventus è immediatamente riconoscibile in tutto il mondo”.
E, in tutto il mondo, la Vecchia Signora è tra le regine del merchandising, vendendo annualmente milioni e milioni di prime maglie.
Quelle strisce bianche e nere hanno ingabbiato il cuore dei tifosi, condannandoli all’ergastolo più dolce che possa esistere.

di Alessandro Nidi

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