Sono sempre alla ricerca di autori poco conosciuti e nel mio piccolo cerco di dare loro un po’ di visibilità attraverso questi spazi. Siamo negli anni ’60, anche se l’autore non indica un nome reale al luogo, siamo nelle Langhe. Angelina con il marito, due figli ormai grandi e una figlia una “venturina”, una bambina lasciata in orfanotrofio e adottata più per i soldi che lo Stato dava che per vero affetto. Stufa dei continui soprusi e delle botte ricevute dal marito e dall’indifferenza dei figli, decide di allontanarsi e di abbandonare tutto. Nella stessa notte in cui lei decide di scappare, nella cascina succede qualcosa. Il maresciallo dei carabinieri della vicina stazione è alla sua prima vera indagine. Si trova in un posto dove non succede mai niente, gli manca l’ esperienza, ma riesce comunque a districare la matassa. Il romanzo è molto crudo, la donna descritta in questa sotria è considerata poco di più di una bestia, da usare alla bisogna. L’autore punta il dito anche sull’indifferenza di chi vede e non fa nulla per cambiare la situazione. Questo è il primo romanzo giallo di Silvano Giacosa le premesse ci sono, spero continui su questa strada.
Anni ’60. Angelina Pavesio vive nelle campagne intorno a Vagliante, immaginaria cittadina delle Langhe. Cercando di sopravvivere a un’esistenza che rischia di travolgerla, fugge lontano. La sua vicenda sembra destinata a intrecciarsi con quella di Pietro Vincenti, maresciallo dei Carabinieri al suo primo caso importante, anche se le loro vite rimarranno parallele. Un poliziesco che racconta una piaga della nostra società, la violenza sulle donne.