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fotografando per i monti

 

Ciao a tutti ,

ecco un’altra puntata di questa rubrica dedicata alla lettura fotografica.

Questa volta abbiamo una serie di fotografie inviate da una persona che chiameremo “ Enrico”

Che è poi l’autore della foto nel blog precedente.

Qui una serie di foto di montagna, probabilmente provenienti tutte dalla stessa passeggiata.

Diciamo subito che se fossero presentate come progetto assemblato volontariamente il risultato sarebbe scarsino, nel senso che la creazione di un progetto è vincolato a un aspetto narrativo e filologico che qui non c’è.

Ma realizzare progetti è un aspetto piuttosto difficoltoso per ogni fotografo in erba e anche avviato.

Diciamo che il primo passo in questo percorso è trovare un pensiero conduttore. Prima ancora delle fotografie, infatti la foto diventa solo un veicolo di un pensiero astratto.

Proviamo a guardarle come se fossero il risultato di una giornata narrata, ecco che la situazione si fa già più chiara.

Si parte all’ alba, su per un sentiero, si lasciano alle spalle casette e dopo aver attraversato un bosco, c’è il tramonto.

Ovviamente come discorso narrato è assai breve, anche qui un fotografo in fase di crescita avrebbe dovuto letteralmente trova soggetti, comparse, trama. Come se fosse un libro, per quanto riguarda la struttura stessa delle foto, son talmente diverse che tentare una lettura è davvero difficile, ma magari ne estraiamo una in futuro.

Offrono però uno spunto di riflessione, se escludiamo quella del sentiero le altre presentano o un eccesso di contrasto nei dettagli oppure del rumore nelle cromie, con posterizzazione ( cioè i colori differenti dove sono confinanti presentano poche sfumature come anche nel loro interno poche variazioni di tono)

Questo è dato da due motivi: ci si affida alle impostazioni della macchina/telefono, che di default tendono a esasperare i toni e saturare i colori; si pensa che più si marcano le cose più si rendono evidenti.

La verità è invece racchiusa in due principi: la fotografia non deve tendere a soddisfare i palati altrui, ma crearsi per rispecchiare i desideri propri, che magari si esprimono meglio usando toni pastello e sfocature; la nostra mente non ha un disperato bisogno di dettagli, la ricerca della nitidezza è una fonte di guadagno commerciale.

Ha invece bisogno di cavalcare la immaginazione percependo quello che è appena accennato, che però non aiuta a vender televisori iper nitidi.

 

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