IO SONO CHIUNQUE è il terzo disco di Gaetano Nicosia, in uscita l’11 ottobre 2024.
Come nei lavori precedenti, nove tracce di ruvido punk rock caratterizzate da una forte denuncia sociale e politica. L’album, pubblicato dalla storica Materiali Sonori, segna l’inizio di una nuova collaborazione tra l’etichetta e S.B.A.M., il collettivo di artisti indipendenti nato quest’anno a Milano, pensato da Flavio Ferri e realizzato da alcuni musicisti da lui prodotti.
Gaetano Nicosia, insegnante e avvocato milanese d’origine siciliana, ha passato oltre 20 anni in prima linea in una serie di vicende giudiziarie legate alle mafie. Dopo una lunga e necessaria gestazione, nel 2020 ha pubblicato il suo primo disco, SENZA STORIA, seguito nel 2022 da SPARARE A VISTA. Il 2024 è un anno importante, segnato da tre eventi: la fondazione di S.B.A.M, di cui è presidente, l’uscita dell’EP CAREZZE ATOMICHE (13 settembre) e la pubblicazione del disco IO SONO CHIUNQUE, prevista per l’11 ottobre.
IO SONO CHIUNQUE conduce l’ascoltatore in un saliscendi di atmosfere, a volte dense, a volte rarefatte, spesso urticanti, acidamente ironiche, grazie anche a testi meditativi, claustrofobici e ficcanti. Nelle liriche e nella musica i brani trascendono, pur nell’attualità dei temi, per arrivare a un punto di vista altro, aprendosi a nuove soluzioni. La produzione di Flavio Ferri mostra tutta la semplice complessità di questo lavoro discografico, lontanissimo e eppure vicinissimo all’operato degli antichi cantastorie, capace di lasciar intravedere un nuovo percorso punk rock nel cantautorato classico italiano.
In questo nuovo lavoro, Nicosia si allontana dall’idea di concept album con 9 brani, di cui uno interamente strumentale, densi di riferimenti politico-sociali, che spaziano tra l’attualità e la Storia: tratta la tragedia e l’angoscia della Striscia di Gaza, critica il militarismo e la banalizzazione della guerra, parla di introspezione e alienazione collettiva. Filo conduttore: la dignità umana, troppo spesso calpestata.
Il titolo del disco è ispirato alla poesia di Leonard Peltier, nativo americano ingiustamente incarcerato da 48 anni per un delitto che non ha mai commesso. Il testo, nella traduzione di Sibilla Drisaldi, è tratta dall’ormai introvabile autobiografia “La mia danza del sole”.
La varietà dei temi toccati permette a Gaetano Nicosia una maggiore libertà espressiva rispetto ai due album precedenti: giocando con registri diversi, si avvicina alle ballad senza abbandonare le sonorità punk rock (“Io sono chiunque” e “Per una bandiera”), esplora ambienti psichedelici (“Sono riuscito a scappare” e Post Scriptum”), a volte si addentra in territori dark punk (“Accesso negato” e “Cuore morto”), per poi tornare a sonorità smaccatamente rock punk (“Carezze atomiche”, “Corto circuito” e “Seduto qua”).
La pubblicazione è stata anticipata dal video del singolo “Carezze atomiche” e da un omonimo EP digitale, contenente il singolo, “Cuore Morto”, “Cuore Morto” in una versione mixata da Arlo Bigazzi di Materiali Sonori e una versione di “Molto semplice”, dal precedente disco “Sparare a Vista”, reinterpretata da Federico Bratovich, anch’egli membro di S.B.A.M., e remixata da Flavio Ferri.
CREDITI
Chitarra Voce e tastiere: Gaetano Nicosia
Chitarra: Vincenzo Fiumara
Basso: Flavio Ferri
Tastiere Carezze atomiche: Andrea Manfredi Nicosia
Batteria: Alex Carmona
Label e distribuzione: Materiali Sonori
Edizioni Musicali: Materiali Sonori
Registrato a Barcellona presso il Republica Recordings.
Prodotto, mixato e masterizzato da Flavio Ferri.
TRACKLIST
1. Accesso negato
2. Carezze atomiche
3. Corto circuito
4. Cuore morto
5. Io sono chiunque
6. Per una bandiera
7. Seduto qua
8. Sono riuscito a scappare
9. Post scriptum
GAETANO NICOSIA PARLA DI “IO SONO CHIUNQUE” TRACCIA PER TRACCIA
1. Accesso negato
Dalla voce metallica di un allarme nasce un brano dalla sonorità spessa e martellante. Il basso sorge dalle parole ripetute “accesso negato” e dà forma alle sofferenze della striscia di Gaza. Giriamoci dall’altra parte, le voci disperate lentamente si sono affievolite. Chitarre come aerei opprimono il cielo dei perseguitati, topi in trappola senza speranza, senza sogni, immersi nell’angoscia. Nel martellare ossessivo delle bombe l’umano sgretola e i disperati ci aprono la porta, indicando le loro macerie, specchio delle nostre coscienze e, fissandoci negli occhi, ci dicono con voce ferma “siete i benvenuti”.
2. Carezze atomiche
È puro sarcasmo surreale. Si parte dal gioco della guerra, cui ci abituano sin da piccoli, catarsi di carri armati di plastica su cartine del mondo. Il gioco della guerra che ha come sole vittime ormai i civili, niente più eserciti ma umani bersagli di deliri atomici. Alla chitarra insistente e martellante si aggiunge una tastiera che va a scovare l’osso della melodia e che ci conduce in giro per il mondo attraverso i deliri dei potenti psicopatici che abitano il nostro tempo. Tutto si stempera in un ritornello chitarra e voce dal vago accento caraibico, in cui l’amore guerresco trionfa perfino sulla sopravvivenza della specie.
3. Corto circuito
Un j’accuse introspettivo che può condurre solo al corto circuito di ognuno di noi. Voci soffuse annegano i sogni collettivi, segnati indelebilmente dalla inconscia rinuncia a non scrivere le pagine delle nostre anime, bisognose di essere rianimate.
Lo sgomento, l’incapacità, il non luogo delle nostre coscienze si mette seduto e osserva il fenomeno che si spalanca alla sua vista, cellule girano in senso sferico, un fluire di intenti perduti nelle cui corrente avanziamo a fari spenti. La musica inchiodata sullo stesso giro di basso si fa disturbare da chitarre monoaccordo che cercano fughe su toni e semitoni.
4. Cuore morto
Un basso a mo’ di campana recita le esequie del nostro cuore. La cerimonia si tiene in alto mare, “senza un respiro, senza un lamento”, sulla superficie refrattaria delle nostre coscienze, come distese d’acqua impenetrabili, argento e sabbia, che lasciano inghiottire corpi innocenti, uomini disperati, madri gravidamente ferite. Ognuno ha le sue pance piene, quelle della disperazione e quelle dell’inutile sazietà. D’improvviso si apre uno scenario surreale sulla linea melodica di una chitarra che accompagna immagini, intollerabili per chiunque, di corpi torti e mani inutilmente tese mentre dalle lontane coste si muovono solo le armi.
5. Io sono chiunque
L’unico brano in cui il testo non nasce dalla penna dell’autore ma dal sangue di una vittima del potere, l’ennesima, Leonard Peltier. Il brano parte con una ritmica che accompagna il monito di Leonard a tutti noi ed esplode poi nella ossessiva ripetizione di parole che nessuno dovrebbe dimenticare come fa chiunque. Nella sofferenza riusciamo a diventare tutti, a racchiudere il mondo, a portarlo sulle nostre spalle, nell’indifferenza siamo senza voce, senza speranza, senza opportunità.
6. Per una bandiera
Nella constatazione ossessiva della ragione dello sterminio c’è tutta la drammaticità della storia di John Trudell, anch’egli nativo come Peltier, che, negli anni ‘70, tornando da una manifestazione dell’Indian Movement in cui era stata bruciata una bandiera sulla scalinata di un edificio governativo statunitense, trovò casa sua, una roulotte, bruciata. Dentro sua moglie, incinta, i suoi tre figli e la suocera. Per una bandiera…
Anche in questo si gioca con gli stili e si intrecciano le voci dei protagonisti. Prima è Trudell che parla accompagnato da suoni acidi e tremendi, come quello che gli è capitato, poi sono gli agenti della CIA che, in una esplosione di suoni, urla e assoli, si vendicano dell’affronto fatto da animali inferiori alla supremazia bianca. E infine, su una sorta di ballad, Trudell torna sul palco consegnandoci l’assurdo.
7. Seduto qua
Forse il brano più “tradizionale” dell’intero disco che si snoda su una dimensione interamente autoreferenziale: non ci sono guerre, non ci sono umani per cui gridare, c’è solo lo sgomento che osserva la trasformazione da uomo a segnale. La voce solitaria dell’artista apre il brano con quesiti esistenziali, gli stessi che si ritrovano anche in altri brani, ma che si limitano, questa volta, a descrivere uno stato personale di chi, non potendo fare nulla pur facendo, può solo stare seduto ad osservare cercando di dare un senso ai puntini della storia.
8. Sono riuscito a scappare
In questo brano l’artista riprende il filo con il discorso aperto con “Sparare a vista” e ci racconta di Giannino Zibecchi, morto ammazzato il 16 aprile 1975 da una camionetta della polizia che lo investì all’angolo della via in cui l’artista viveva all’epoca. A raccontare di Giannino non è la voce dell’autore bensì quella di Roberto, che ripercorre su un arpeggio psichedelico la follia di quel giorno, di quei giorni, che costarono la vita anche a Claudio Varalli, ucciso il giorno prima da un militante fascista. La canzone, intervallata da una lunga parte strumentale fatta di voci ed echi, reifica un’allucinazione di Roberto che si trovava al fianco di Giannino nel momento in cui la camionetta della polizia arrivò loro addosso. Roberto mentre si buttava di lato per evitare il peggio ha visto nitidamente Giannino uscire indenne dall’altra parte del camion.
9. Post scriptum
In principio era la calma della natura a fare il suo corso a ripetere incessantemente la vita con la pazienza che è sola di chi sa bene costruire. Spesso però i generati sfuggono al controllo e, nell’illusione folle di diventare anch’essi demiurghi, finisce che trascinano nel delirio della loro onnipotenza tutto quanto ha necessitato di millenni per esserci consegnato dal miracolo della creazione.
GAETANO NICOSIA | BIOGRAFIA
Gaetano Nicosia nasce il 3 settembre del 1969. Il suo avvicinamento al mondo della musica è alquanto tardivo e decisamente poco metodico. A circa vent’anni impara i primi rudimenti della chitarra dal grande Elio Bottari, chitarrista e musicista combattente, negli scantinati del liceo G. Berchet di Milano, di cui Elio è il custode (la storia racconta che in una delle numerose occupazioni degli anni di piombo Marco Barbone gli ruppe una gamba).
Di Gaetano però non si hanno notizie fino al 2020, precisamente il 25 febbraio, data di uscita del suo primo disco, intitolato SENZA STORIA: un concept album che racconta la vita di un batterista sordo, che in realtà sordo non è. Fino a quel momento Gaetano frequenta sale prova, forma band che vede disgregarsi senza soluzione di continuità, fatto che ritarda ma alla fine non a impedisce il suo esordio.
Nel giugno 2021, grazie all’amico Olden, incontra Flavio Ferri che ascolta e apprezza i brani del nuovo disco che Gaetano sta scrivendo. Flavio coglie l’anima e l’essenza delle nuove canzoni che raccontano una storia densa e drammatica del ‘900, quella di Lydia Franceschi. Così nel novembre 2021 i due registrano negli studi degli Üstmamò le batterie di Simone Filippi e nel febbraio 2022 completano la registrazione dell’album, che prenderà il titolo SPARARE A VISTA, negli studi di Flavio Ferri a Barcellona, con la collaborazione di Olden e Ulrich Sandner.
A gennaio 2024 costituisce insieme a Flavio Ferri e altri musicisti l’associazione S.B.A.M., di cui è presidente, iniziando a collaborare con gli artisti associati. In particolare scrive i testi di due canzoni “Impercettibile” e “Un altro giorno” contenute nell’album “Estate Eterna” di Brat, in uscita a settembre 2024.
A due anni di distanza da SPARARE A VISTA pubblica due nuovi lavori discografici: il 13 settembre l’EP CAREZZE ATOMICHE, l’11 ottobre (il 27 settembre in formato fisico) IO SONO CHIUNQUE, terzo LP del cantautore milanese, 9 tracce per la Materiali Sonori e S.B.A.M, prodotte da Flavio Ferri, registrate interamente a Barcellona presso Republica Recordings di Flavio Ferri con il supporto di Alex Carmona alla batteria, Andrea Manfredi Nicosia alle tastiere e Vincenzo Fiumara alla chitarra.
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