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La strada Cormac MCcarthy

 

Articolo di Carla Murialdo

 

“Una lettura decisamente lontana dal mio genere, ma che consiglio a tutti. In un mondo apocalittico, ambientato in un futuro che speriamo sia lontano, un padre e un figlio si ritrovano a vagare in un paesaggio privo di vita animale e vegetale, dove tutto è coperto da una cenere grigia e persino il sole non riesce più a riscaldare. I pochi sopravvissuti si aggirano tra le macerie in cerca di cibo in scatola rimasto dopo i saccheggi compiuti da uomini trasformati in predoni, dove il peggio dell’umanità ha preso il sopravvento. Il bambino non ha ricordi del mondo civilizzato, e i racconti del padre gli sembrano favole. Un libro che sicuramente fa riflettere: in un momento in cui siamo a un passo da una guerra nucleare, l’autore ci invita a riflettere sulle conseguenze di una possibile catastrofe, offrendo, nel finale, una flebile speranza, dove l’unica cosa che rimane da fare è sopravvivere.”

 

 

Un uomo e un bambino viaggiano attraverso le rovine di un mondo ridotto a cenere in direzione dell’oceano, dove forse i raggi raffreddati di un sole ormai livido cederanno un po’ di tepore e qualche barlume di vita.

Trascinano con sé sulla strada tutto ciò che nel nuovo equilibrio delle cose ha ancora valore: un carrello del supermercato con quel po’ di cibo che riescono a rimediare, un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia gelida e una pistola con cui difendersi dalle bande di predoni che battono le strade decisi a sopravvivere a ogni costo.

E poi il bene più prezioso: se stessi e il loro reciproco amore.

Nell’insuperabile creazione di McCarthy, la post-apocalisse assume il volto realistico di un padre e un figlio in viaggio su un groviglio di strade senza origine, dentro una natura ridotta a involucro asciutto, fra le vestigia paurosamente riconoscibili di un mondo svuotato e inutile.

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