Interviste

AGGIORNATE LE SPERANZE PUNK Intervista ai Coconut Planters

A cura di Riccardo Gramazio, Ricky Rage

Ancora una bella intervista, ancora un bellissimo progetto punk e ancora tanta grande musica nuova. MDN, ormai lo sapete, porta solo roba buona! Siamo in Piemonte, più o meno ad Alessandria, terra famosa per le noci di cocco. Beh, questo lo sanno anche i muri o sbaglio?
E da quelle parti suonano proprio i Coconut Planters, quattro ragazzi invecchiati bene con il punk rock americano e non soltanto. Dopo l’Ep d’esordio, ecco finalmente l’ottimo e divertentissimo Upset Hopes, produzione Flamingo Records a cura di David Knezevich. Sto parlando di una raccolta di eccellenti canzoni provenienti dalla scuola, ma arricchita dal buon gusto personale, concepita, scritta e costruita nell’amarissimo primo lockdown pandemico. Insomma, i signori, che tanto avrebbero voluto dedicarsi al palco, hanno saputo ottimizzare il tempo e noi ne siamo felicissimi. Leggete qui sotto e recuperate l’album perchè merita davvero. E magari, durante l’ascolto, riempite le noci di cocco con tanti liquidi interessanti, guarnite con un obrellino da cocktail, ficcateci dentro una cannuccia colorata e… iniziate a sorseggiare!
Sì, confermo, la provincia di Alessandria è famosa per le noci di cocco!

Benvenuti su MDN, ragazzi. Partiamo ovviamente dalla presentazione. Spiegateci chi siete, cosa fate e perché lo fate…

Corra: Ciao e grazie per lo spazio che ci dedicate. Noi siamo i Coconut Planters, punk rock band della provincia di Alessandria così composta: Mazzo alla chitarra, Teo alla voce e chitarra, Smau alla batteria e infine io al basso. Ci siamo formati alla fine del 2018 e ognuno di noi proviene da esperienze passate con gruppi tutti riconducibili al macrogenere punk. Molto semplicemente, siamo quattro ex giovinotti appassionati del genere che si sono ritrovati in saletta per buttare giù qualche pezzo e, magari, andarlo a registrare per ricordo… Le cose poi sono andate diversamente grazie, soprattutto, all’incontro con la Flamingo Records.

Il vostro Upset Hopes è uscito il 3 dicembre. Dopo l’omonimo primo Ep dell’anno scorso, prodotto sempre dalla Flamingo, avete ampliato e non poco il discorso, proponendo un ottimo lavoro. Quanto siete orgogliosi e felici del risultato?

Smau: Personalmente sono felicissimo del risultato, per la prima volta da quando suono in un gruppo posso dire che non c’è una canzone che abbiamo scritto che non mi piaccia, riesco ad ascoltare pochi dischi in loop senza mai annoiarmi, il nostro è uno di quelli. Poi vabbè, con la produzione così in grande stile non si può che essere orgogliosi della propria creazione, ancora di più perché così tanta gente apprezza e ci crede anche fuori dal gruppo!
Teo: Vi dico solo che se tre anni fa qualcuno mi avesse mai rivelato il nostro presente…beh, non gli avrei mai creduto!
Mazzo: Lo stesso vale per me, non mi sarei aspettato di riuscire in così poco tempo a produrre un prodotto di questa qualità con un ambiente così positivo. Sono veramente soddisfatto di aver potuto dare spazio alle mie idee, spesso al limite rispetto a ciò che normalmente si ascolta, e a saperle apprezzate!

Con il Covid in mezzo e con tutte le relative problematiche, immagino un processo lungo e impegnativo. Tutto e bene quel che finisce bene, chiaro, ma vorrei sapere come sono andate le cose? Dalla scrittura dei pezzi alla produzione vera e propria…

Smau: Il Covid a noi direttamente ha bloccato il tour promozionale dell’EP, uscito poco prima delle chiusure, ma nella sfiga ci è stato di aiuto, perché essendo chiusi in casa ci siamo ritrovati a dover dare un senso al tempo che avremmo dovuto impegnare a fare prove e prepararci ai live. E quale cosa migliore per un gruppo, se non buttare giù idee per pezzi nuovi? Così, mano al PC, abbiamo scritto tutti i brani del disco in digitale, usando i MIDI di Guitar Pro e ci abbiamo lavorato ognuno secondo le proprie capacità, per poi correggere e rifinire in saletta tutto ciò che ancora non andava. Il risultato è quello che potete ascoltare oggi. Paradossalmente, senza Covid il disco l’avremmo fatto, ma non in così breve tempo e magari sarebbe stato diverso.

Chi segue la nostra pagina sa benissimo quanto io sia legato al punk rock dei ‘90 o all’hardcore melodico di scuola americana che tanto viaggiava nei primi 2000. Mi riferisco a tutti i grandi nomi del genere o, per esempio, al mitico catalogo della losangelina Epitaph. Ecco, la vostra musica sembra prendere forma proprio da tali ondate. Cosa mi dite a riguardo?

Corra: Indubbiamente siamo influenzati da tutti quei gruppi che negli anni ‘90 e primi 2000 erano sotto Epitaph, Fat, Lookout, Burning Heart, giusto per citare le più note. In particolar modo io che, senza dubbio, sono il più “purista” del gruppo. Con tutti i limiti che ne derivano, se non fosse per gli altri, sicuramente le nostre canzoni sarebbero la copia mal riuscita di canzoni punk rock brutte degli anni ‘90. Ecco, la nostra forza (come quella di tanti altri gruppi) è proprio il fatto che ascoltiamo cose diverse… ma non così diverse da non riuscire a metterle assieme.
Teo: Concordo con il fatto che il Corra sia il più “ortodosso” di noi quattro e sul fatto che sia un bene per la band! Io ascolto veramente qualsiasi genere musicale (tranne la trap…a tutto c’è un limite), ma mi rendo conto di avere molte influenze dal mondo dell’emo per quanto riguarda la stesura delle linee vocali. Per quanto riguarda la scrittura dei testi sono totalmente fuori genere, ma mi dicono che è un nostro punto forte, quindi proseguo su questa strada.
Mazzo: La base di partenza è quella, essendo un caposaldo nei gusti di tutti noi. Io, d’altra parte, ho una fortissima influenza proveniente dal rock giapponese, da cui prendo modo di intendere la chitarra e gli arrangiamenti.

Upset Hopes è davvero interessante, oltre che divertentissimo e dallo spirito festaiolo Complimenti, mi è piaciuto molto. I brani, tutti ben scritti e ben realizzati, riescono facilmente a far breccia grazie alla freschezza delle melodie, all’efficacia dei cori e alla potenza generale. Avete una ricetta particolare o semplicemente prendete gli strumenti e suonate?

Corra: Beh, come prima cosa, grazie per i complimenti. Poi, come ha scritto prima Smau, la situazione degli ultimi due anni ha cambiato le abitudini anche nel modo di lavorare sui nuovi pezzi. In generale, comunque, l’idea delle canzoni parte da un riff, un intro o a volte magari una canzone quasi intera che propone uno di noi. Ce la passiamo su pc e iniziamo a farla girare anche in saletta. Dopo averle dato una forma, Teo va a dormire e sogna i testi che poi scrive e ci propone. Non siamo la classica band da improvvisazione, anche perchè personalmente le jam session mi fanno cacare.
Teo: Va ricordato che la freschezza delle melodie sono merito esclusivo del nostro chitarrista Mazzo, che in fase di editing dei brani aggiunge degli arrangiamenti di chitarra a me incomprensibili, ma che alla fine fanno la differenza.

Per ottenere una precisa resa sonora è necessaria la presenza in studio di un produttore capace di entrare letteralmente nella testa degli artisti. Nel vostro caso specifico questa figura ha un nome e un cognome. Quanto è stata importante la mano di David Knezevich?

Corra: Credo che David sia stato fondamentale. Prima di andare a registrare l’EP, avevamo già in mente di trovare uno studio che fosse focalizzato su generi uguali o comunque simili al nostro: è molto più semplice relazionarsi con una persona che, in poche parole, capisce il tipo di suono che vuoi e che ti sa dare consigli e idee a riguardo. Non ci interessava andare a registrare in un mega studio lusso con divanetti in pelle umana e pianta di ficus che il giorno prima registra una pop band, il giorno dopo un rapper e il giorno dopo ancora la pubblicità del Kukident (anche se, vista la mia età, questa potrebbe interessarmi). E poi che dire, con David ci siamo trovati a meraviglia. Quindi, dopo l’EP, siamo tornati per Upset Hopes, avendo già delle linee guida e registrando il tutto veramente in brevissimo tempo. Mi sa tanto che in futuro il buon vecchio David ci avrà nuovamente in mezzo alle balle. Sì, è una minaccia!
Mazzo: Credo di non aver mai avuto un tecnico che fosse in grado di capire che suono desiderassi per la chitarra prima di David, l’intesa è sempre stata quasi istantanea ed è stato fondamentale per riuscire a far uscire il sound che noi avevamo in mente…

Il disco, come detto, suona molto bene. Il suono del basso poi è fantastico. Quanto tempo avete impiegato per trovare il giusto sound?

Teo: Circa 25 anni! Mi spiego… quando ci siamo trovati in sala per la prima volta, nel lontano 2018, abbiamo acceso gli ampli e praticamente nessuno di noi ha dovuto “farsi da parte” rispetto agli altri membri della band. Questo è stato possibile grazie alle nostre numerose esperienze precedenti che hanno fatto sì che ci creassimo una nostra identità sonora definita. Come potete notare ascoltando il disco, io e Mazzo abbiamo due equalizzazioni complementari. Ciò è dovuto alla tipologia del “lavoro” che facciamo nella stesura e nell’esecuzione del brano…Io sono un cane e Mazzo è un musicista serio. Il suono del basso è chiaramente votato al buon vecchio Fat Mike, ma con delle venature leggermente hardcore mentre la nostra batteria è perfettamente centrata rispetto al nostro genere.
Mazzo: Una cosa fondamentale nel sound di una band è secondo me la caratterizzazione di ogni strumento nella canzone, non diversamente da come si interpreta un personaggio a teatro. Ogni linea strumentale deve essere riconoscibile tramite le sue “frasi”, deve avere un carattere, un’anima. Ed è questo quello su cui ci siamo concentrati!

Canzoni, ora. Quali sono le vostre preferite? A me piacciono praticamente tutte, ma scelgo Wrong With Me e 50 Takes Of Grey per l’energia molto millencoliana, e passatemi il termine. Ah, poi giusto citare Reggae For Yankeez perché mostra anche un vostro lato differente…

Corra: È vero che “ogni blatta è bella alla mamma sua”, ma se proprio devo sceglierne qualcuna, The Last Space X e Ishikawa’s Curse.
Mazzo: A me viene da distinguere fra quale mi piaccia di più ascoltare, Ishikawa’s Curse, e quale mi piaccia di più suonare, Doomsday.
Smau: La canzone che mi fa salire la scimmia quando la ascolto è Doomsday, mi sembra incredibile essere anche io a suonarla! E da suonare devo ammettere che 3AM mi diverte sempre. Sarà che c’è quel pezzo “solo batteria” che non sono abituato a usare mai…
Teo: 4 Jazzmen Vs 3 Gangsters e Pancakes For Dummies.

L’ultimo brano è la ballad acustica San Antonio’s Fire, l’unica composizione presente, anche se con altre vesti nell’Ep. Perchè avete voluto riproporre questa canzone?

Corra: Avevamo proposto questa canzone in acustico per il concerto in streaming del 1 Maggio 2020 che, pre-pandemia, si svolge nelle nostre zone, a Novi Ligure. Ovviamente questa era stata registrata in casa con mezzi di fortuna. Abbiamo deciso di ri-registrarla bene e inserirla nell’album perché ci ricordava il periodo assurdo in cui abbiamo comunque concepito e registrato Upset Hopes. Tant’è vero che, nell’album, la canzone si intitola San Antonio’s Fire (Lockdown Edit).

Cosa raccontano i vostri testi?

Teo: I nostri testi sono il frutto del mio delirio! No, a parte gli scherzi, il nostro album si potrebbe quasi definire una raccolta di storie (un po’ il Canzoniere di noialtri), che vanno dal racconto di fantasia sul far west (4 Jazzmen) a eventi personali realmente accaduti (The Hangover, Pancakes For Dummies). Il tutto è raccontato in chiave semiseria, ma non per questo priva di morale. Alcuni mi hanno chiesto se le nostre canzoni sono politicamente orientate… Tengo a precisare che escludo nella maniera più totale la politica e la religione dal processo di songwriting, un po’ perché hanno rotto le palle e un po’ perché non ne ho mai sentito l’esigenza.

In giro si continua a parlare di una scena, quella punk, morta e sepolta. In realtà, e noi di MDN possiamo tranquillamente provarlo, un sacco di gente continua ad amare e a proporre il genere in tutte le sue varianti. Non è morto un cazzo! E ne siamo felici… Cosa mi dite? Come vanno le cose dalle vostre parti…

Corra: Per le persone come me, come noi, non morirà mai. Ma non so quanto c’è di speranza e quanto di realtà in questa risposta… In alcune zone d’Italia, ovviamente, la scena punk-hc è ancora seguita, forse da pochi irriducibili, ma ha comunque un seguito. Nell’alessandrino in particolare, tranne qualche posto dove poter ancora suonare (giusto una decina di giorni fa abbiamo suonato al Perla Nera) e tranne qualche altro gruppo con cui condividiamo le sale prova, c’è veramente poco. Ed è nulla, confronto alla scena che poteva esserci venti o trenta anni fa, senza stare a scomodare i Nofx che erano venuti a suonare al Forte Guercio nel 1992. Per carità, è vero anche che siamo tutti noi che dobbiamo sbatterci per far ricrescere un minimo di scena… e questo proveremo a fare nei prossimi tempi. Come direbbe Paolo Bitta: «Chi l’ha dura… l’ha dura!»

Progetti futuri? State organizzando date?

Corra: L’idea è quella di trovare più date possibili, innanzitutto per toglierci un po’ di ruggine, visto che da quando ci siamo formati le possibilità di fare concerti erano pari a zero. E in secondo luogo per poter pubblicizzare un minimo il nuovo album. Quindi il 2022 lo dedicheremo a questo. Intanto non perdiamo l’abitudine di buttare giù idee nuove da registrare in un futuro prossimo… Ma se ne parlerà almeno almeno nel 2023.

Una cosa che non vi ho chiesto e che vorreste dire?

Smau: Una cosa che ci teniamo sicuramente a dire è quanto Upset Hopes non sia solo un lavoro nostro, ma un lavoro di squadra, da David in fase di registrazione a Flamingo Records, passando per le splendide grafiche di Marco Divertimenti, che a mio avviso è riuscito a mettere per immagini tutto lo spirito del nostro disco, oggettivamente, senza di lui, questo disco non sarebbe così bello anche da vedere! Personalmente penso che, se Upset Hopes ha tutte le qualità che hai descritto nelle domande precedenti, è proprio per questo lavoro corale. Senza tutti questi fattori, sarebbe stato quasi sicuramente un prodotto differente.

Salutate i lettori a modo vostro…

Corra: Un saluto a tutti quelli che mi stanno guardando da casa.
Teo: Punk is dead? You are the next!
Mazzo: A presto, vi vogliamo sotto il palco!
Smau: Stay drummer, stay foolish.

https://flamingorecords.bandcamp.com/album/coconut-planters-upset-hopes

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