pensieri

Anche i pesciolini rossi hanno superato il nostro livello medio di attenzione.

Sono anni che cerco risposte alla mia difficoltà a vivere in questo nuovo mondo.
Era un altra vita quella in cui sono nato, cresciuto, vissuto.
Mi ricordo.
Andavo avanti e indietro da Sanremo a Genova durante gli studi universitari nei lontani anni novanta.
Alla fine del secolo scorso.
In treno.
Ricordo incontri, conoscenze, nuove amicizie, il dispiacere di interrompere una chiacchierata piacevole con il compagno di viaggio appena conosciuto che doveva scendere molte fermate prima della mia.
Era naturale salutarsi, iniziare a presentarsi, parlare, guardarsi negli occhi, condividere pezzi di vita, racconti di esperienze comuni, luoghi, persone, vicende personali, che si veniva a scoprire aver fatto e vissuto similmente, senza saperlo.
Creare complicità, iniziare dialoghi da continuare, in prossimi viaggi su quella tratta così antica.
La linea ferroviaria ligure, un solo binario, i treni che si attendevano alle stazioni per darsi la precedenza, il mare da una parte, i monti dall’altra, una galleria dopo l’altra, luce e buio che si alternavano per dare un senso di vita e di morte al nostro viaggiare comune.
Un viaggio fatto di disponibilità ad entrare in relazione.
E il “frastuono del mondo”, come cantava Paolo Conte era un morbido tappeto sonoro che accompagnava il nostro procedere.
Poi è arrivato uno tsunami digitale che ha spento tutto ciò, risucchiato tutto quel ben di dio in uno schermo.
L’ingresso in internet dal pc, ma soprattutto l’arrivo a gamba tesa dei primi social, e le infinite possibilità che gli smartphone hanno messo sul palmo di una delle nostre mani, ha provocato un ribaltamento clamoroso della nostra vita quotidiana.
E un giorno mio figlio mi chiese “PAPA’ MI CONNETTI?” e da quel giorno il mio essere padre è stato pian piano cancellato da una sbarra delle ricerche.
Mi sono messo, allora, a scrivere, pagine d’amore per mio figlio, per restituire a lui quel “frastuono del mondo” che mi piacerebbe riprendesse tutti noi in un procedere fatto di sorrisi, abbracci, e delusioni per la discesa di un Altro alla fermata prima della nostra.
In questi ultimi anni ho ripreso il treno per andare a fare le presentazioni delle mie pagine d’amore.
Di fronte a me la presa della corrente per far si che la batteria dello smartphone non scendesse sotto il 90% di carica.
E intorno a me un silenzio assordante.
Nessuna iniziativa di dialogo, nessuno sguardo che si elevasse dallo schermo di un device.
Nessun libro in mano.
Ho cercato su google la media di attenzione attuale dell’utente digitale.
Questa il primo risultato della ricerca:

Abbiamo raggiunto Marte eppure, in quanto genere umano, abbiamo un problemino con la nostra soglia di attenzione. Che sì, secondo recenti ricerche si starebbe via via riducendo, arrivando a una media di 8 secondi totali: meno di quella di un pesce rosso, per capire la gravità della situazione.

(prima risposta ricerca google “media tempo di attenzione sul web”)

megliodiniente

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