Recensione Libri

Arminuta Donatella Di Pietrantonio

 

 

A cura di Carla Murialdo

Sicuramente questo non è un romanzo del  genere che prediligo, ma con gli audio libri ho scoperto che mi piace cambiare. Mi ha colpito il titolo l’Arminuta, la ritornata; ambientato in Abruzzo (e chissà perché la lettrice usava il dialetto romano) ma potrebbe essere ambientato ovunque. Una ragazzina di 14 anni da un giorno all’altro scopre che la sua mamma non è la sua vera madre. Con quella domma era stata bene, era stata coccolata e amata, ma poi deve ritornare nella sua vera famiglia dove troverà poco cibo, tanta povertà e poco amore. Una storia sull’egoismo. Figli trattati come pacchi; da una parte venduti come una bocca in meno da sfamare da togliersi di casa e dall’altra comprati per poi stufarsi , come di un giocattolo rotto. Brava la scrittrice che riesce a dare alla storia un finale positivo; merito del carattere della protagonista. Vincitore del premio Campiello 2017

 

Ero l’Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo piú a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza».

– Ma la tua mamma qual è? – mi ha domandato scoraggiata. – Ne ho due. Una è tua madre.

Ci sono romanzi che toccano corde cosí profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L’Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche piú care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell’Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.

 

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