a cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)
Il nuovo lavoro dei Barbed Wire è bello, molto bello. Fine del discorso. Recuperatelo e basta. Dovrei fermarmi qui, non aggiungere altro e lasciarvi soltanto all’intervista. Ma è giusto scrivere due righe, quantomeno per ribadire il concetto: in Italia le cose le sappiamo fare, le sappiamo cantare e suonare bene, a prescindere dai generi o dalla mole dei feedback. E soprattutto nelle pereferie della musica, nell’underground, dobbiamo sempre dirlo, nascono piccoli gioielli come questo One Last Drive. Andrea Boiani, Daniele Manno e Federico Coni hanno raccolto buon gusto e diverse idee sonore per realizzare questo disco. Non hanno voglia di fermarsi e, Covid permettendo, sapranno regalarci sorprese.
Ciao, ragazzi, grazie per essere qui. Beh, andiamo di presentazione. Chi sono i Barbed Wire?
BW: Ciao, grazie per averci concesso questo spazio! Noi siamo Andrea (cantante e chitarrista), Daniele (bassista) e Federico (batterista), tre ragazzi di Roma e dintorni, che nel 2016 hanno deciso di dare vita a questo progetto musicale.
Il vostro One Last Drive mi piace parecchio. Un disco che presenta una buona gamma di sonorità e parecchie influenze. Nulla da invidiare, per esempio, a diversi lavori emo o punk revival usciti negli States o alle produzioni indie britanniche di qualche anno fa. Sì, io ci vedo moltissimo qui dentro. Come è stato concepito il tutto?
BW: Grazie mille, ci fa piacere tu abbia apprezzato l’album. One Last Drive è stato composto nel 2019, dopo un periodo in cui abbiamo cercato di trasformare il nostro sound in qualcosa di più maturo e personale rispetto a quanto avevamo suonato precedentemente. Le influenze sono state molteplici, ci piace ascoltare di tutto e nell’album ognuno ha portato con sé il proprio bagaglio musicale.
Parlatemi dell’esperienza in studio. Avete impiegato molto tempo per trovare la strada giusta?
BW: Per registrare l’album ci siamo affidati a Lorenzo Carlini, con cui già avevamo lavorato in precedenza, e al suo Blue Ocean Recording Studio, qui a Roma. L’esperienza è stata molto positiva, noi avevamo le idee chiare sul prodotto che avremmo voluto ottenere e Lorenzo è stato molto disponibile e professionale, perciò non è stato difficile lavorare insieme all’album e siamo molto contenti del risultato.
Qualche aneddoto da raccontare?
BW: Un aneddoto poco felice riguardo One Last Drive è che il master finale ci è arrivato la settimana stessa in cui è iniziato il primo lockdown in Italia… forse in quel momento non ci rendevamo neanche conto di quanto avrebbe influito negativamente sulla diffusione del nostro album, speravamo che tutto sarebbe finito presto e che avremmo potuto suonarlo in giro per l’Italia, ma così non è stato. Comunque non ci arrendiamo e, appena si potrà, lo suoneremo ovunque e recupereremo tutto il tempo perso!
Molto bello, a mio avviso, il suono delle chitarre. Cupo e piuttosto vintage. Quanto è stato difficile curare i dettagli?
ANDREA: Mi fa molto piacere che tu lo abbia notato. Per il suono delle chitarre, in senso tecnico, bisogna ringraziare davvero Lorenzo, che ha assimilato pienamente i riferimenti musicali suggeriti ed è riuscito a riprodurre fedelmente quei suoni che noi tanto amiamo, dandogli anche quella cupezza New Wave in più che non fa mai male. In termini tecnici: dopo aver scelto il suono crunch, presente nelle strofe di Along Your Spine e One Last Drive, per esempio, il suono completamente distorto viene conferito dalla duplicazione delle tracce crunch, due a destra e due a sinistra, in modo da creare un effetto “boost” per i vari ritornelli ed esplosioni.
Veniamo ai testi. Chi scrive? E, soprattutto, chi scrive cosa racconta?
ANDREA: I testi normalmente li scrivo io, a parte in Rotting Feelings, nella quale ascoltiamo un totale “stream of consciousness”di Daniele. Si trattano temi caratterizzati da un’esplorazione introspettiva nella singola persona in senso critico: tutte quelle delusioni, i disagi e le nostalgie che hanno la maledetta capacità di invadere anche i pensieri positivi. Si parla poco del sociale e quando se ne parla, ci si riferisce a “rapporti sociali”, i quali sociologicamente arrivano a influenzare scelte e comportamenti, anche contro la nostra volontà.
Difficile scegliere un brano in particolare. La tracklist non sembra avere momenti trascurabili. La vostra preferita?
FEDERICO: Along Your Spine
ANDREA: Behind The Buildings
DANIELE: Rotting Feelings
One Last Drive segna anche un cambiamento per voi. Sbaglio?
BW: Giusto! Con One Last Drive ci siamo allontanati dalle sonorità delle nostre precedenti uscite e abbiamo introdotto nuovi elementi nella nostra musica.
A questo punto è inevitabile ripercorre le vostre tappe. Dalla nascita, nel 2016, a oggi…
BW: Inizialmente la nostra musica risentiva molto di influenze Alternative Metal e Grunge e l’EP del 2018 Around My Neck si inseriva in questi generi. Dopo l’uscita abbiamo composto nuovi pezzi senza una direzione ben precisa, ma con l’intenzione di evolvere il nostro sound. Di questo periodo, compreso tra la pubblicazione del primo EP e la scrittura di One Last Drive, abbiamo fatto uscire un solo singolo chiamato Spin, che ha segnato un momento di passaggio tra i vecchi e i nuovi Barbed Wire. Nel 2019 abbiamo dato una svolta alla nostra produzione musicale, che con One Last Drive ha subito un drastico cambiamento, abbiamo abbandonato l’Alternative Metal dei nostri primi pezzi in favore di influenze provenienti dall’Emo, dal Post-hardcore e dal Post-punk. La trasformazione è stata importante, perché in questi anni siamo cresciuti e cambiati molto ed era necessario che anche la nostra musica crescesse con noi e continuasse a rappresentarci.
Around My Neck, cosa conteneva?
BW: Around My Neck è un EP autoprodotto di quattro inediti, uscito a Gennaio 2018. Nonostante sia parecchio distante da quello che suoniamo ora, è stata la nostra prima esperienza in studio e una tappa fondamentale del nostro percorso.
Quali band hanno influenzato le vostre scelte artistiche?
BW: Attualmente tra le band che ci influenzano ci sono i Mineral, gli Interpol, i Sunny Day Real Estate, gli Smiths e i Get Up Kids. Agli inizi del nostro percorso, i nostri pezzi si ispiravano a gruppi come Silverchair, Korn e la scena grunge di Seattle.
Dischi simbolo?
ANDREA: The Power of Failing dei Mineral
FEDERICO: Diary dei Sunny Day Real Estate
DANIELE: Turn On the Bright Lights degli Interpol
Ho conosciuto e ascoltato diverse rock band interessanti provenienti da Roma e dintorni. Ecco, Covid a parte, come vanno le cose nella Capitale?
BW: A Roma puoi trovare artisti molto validi in quasi ogni genere, nell’underground (e non solo), ce n’è per tutti i gusti e si riescono, o meglio, ci si riusciva prima del Covid, a organizzare tante belle iniziative. Sicuramente non è un ambiente in cui è facile emergere, gli artisti sono tanti e diversi locali e spazi per la musica dal vivo hanno chiuso, mentre altri ancora preferiscono concentrarsi sulle cover band che sulla musica originale.
Ovviamente nessuno o quasi è contento della situazione musicale in Italia. Che idea avete a riguardo?
BW: In Italia la qualità c’è, lo stesso discorso che facevamo riguardo Roma si può estendere a tutto lo stivale. Le realtà interessanti esistono e sono molte, il problema è che spesso fanno difficoltà a emergere, il divario tra mainstream e underground è fin troppo grande. Un aspetto negativo è la poca considerazione che in Italia ricevono le band e questo lo si vede soprattutto nel mainstream, in cui di nuove band che riescano a raggiungere il grande pubblico ce ne sono davvero poche. Inoltre i Talent Show stanno monopolizzando sempre di più il mondo della musica e si sente il bisogno di una vera alternativa.
Possibili rimedi…
BW: La collaborazione e la solidarietà tra artisti, collettivi ed etichette indipendenti può solo che far bene alla musica in Italia. Oltre a questo, c’è bisogno che il pubblico interessato non si limiti ad ascoltare solo ciò che passa nei media mainstream, ma che abbia la voglia di cercare e scovare bei progetti che spesso rimangono nell’ombra. Internet è di grande aiuto e, se usato bene, può essere un ottimo strumento per scoprire e valorizzare tanti bravi artisti.
Cosa faranno prossimamente i Barbed Wire?
BW: Prossimamente, Covid permettendo, abbiamo in programma di suonare in giro e portare il nostro album su più palchi possibili. In più stiamo lavorando per far uscire una piccola sorpresa, ma per ora non diciamo nient’altro.
Una cosa che non vi ho chiesto e che vorreste dire?
BW: Non aggiungiamo nulla, siamo soddisfatti delle tue domande!
Salutate i lettori di MDN a modo vostro…
BW: È stato un piacere rispondere alle domande, un saluto a tutti quelli che hanno avuto l’interesse di leggere l’intervista, speriamo di vedervi presto ai nostri live. E ovviamente un saluto un saluto a te, Riccardo, e a tutto lo staff di MDN.
Daje!
https://www.facebook.com/barbedofficial