A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage
Pubblicato da Alka Record, il disco di Matteo Prencipe è alquanto sorprendente. Il cantautore torinese, dopo i singoli pubblicati nel corso degli ultimi anni, propone il primo grande lavoro in studio: dieci brani che hanno il compito di riassumere più o meno dieci anni di vita, dieci anni di sensazioni, di ricordi e di riflessioni. Tutto suona profondamente umano e la cosa non può che piacerci. Matteo, che nasce batterista rock, ha deciso di lasciare andare a pieno l’ispirazione, di aprirsi artisticamente e di non percorrere assiduamente determinate strade musicali. Di fatto, Bianco è pieno di spunti davvero interessanti e differenti, concepiti da un artista capace e con tanta voglia di raccontare il proprio mondo…
Ciao, Matteo, è un piacere averti qui. Prima di entrare nel vivo una tua breve presentazione…
Ciao, piacere mio essere qui. Mi presento, mi chiamo Matteo Prencipe e sono un cantautore di Torino.
Dopo i singoli pubblicati negli ultimi anni, eccoci allora al tuo primo grande capitolo, Bianco. Che effetto fa avere in mano un intero disco?
Fa davvero un bell’effetto! Ancora non ci credo che Bianco finalmente sia stato pubblicato. È una parte di me che fino a poco tempo fa era solo mia, ora è di tutti.
Cosa c’è dentro questo album, emotivamente parlando? Oltre al Bianco…
Ci sono tante cose dentro questo album: persone, emozioni, dubbi, domande, speranze, decisioni… Momenti di vita personale raccolti in musica. Per lasciare una traccia.
Come è nato tutto e come hai lavorato in studio?
Bianco è il frutto di un anno e mezzo di studio di registrazione. È stato faticoso, ma di quella fatica che ti premia a fine giornata. Una grande soddisfazione.
Con chi hai collaborato?
Bianco è stato scritto insieme al mio collaboratore Producer/Compositore/Arrangiatore Alex Catania. A cui vanno i miei ringraziamenti perché senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile. All’interno del disco ci sono varie collaborazioni, tra curi: il rapper Falce in Sfera di Cristallo, Diego Alloj al sax ne La Parte Migliore e Stefano Francia nella poesia sonora Bianco.
C’è molta introspezione in questo lavoro. Avevi molte cose da dire, ovviamente, ma come sono nate le varie canzoni?
Le canzoni sono nate in tempi diversi e in maniera diversa, immagino tutto questo come una raccolta. Sono quasi gli ultimi dieci anni della mia vita. Quindi sì, c’è molta introspezione, ma anche quello che ho visto al di fuori. Ho cercato di raccogliere tutto.
Il singolo è Consumato, un pezzo diretto, che strizza l’occhio all’indie rock internazionale e con un forte impatto radiofonico. Scelta azzeccata, senza dubbio, ma vorrei saperne di più…
Innanzitutto sono davvero contento che questa canzone stia piacendo molto! Consumato è la storia rocambolesca di una persona che, stanca di aspettare, si mette a cercare, qualsiasi sia il suo desiderio. Con tutte le difficoltà del caso. Ma soprattutto a vivere. Che forse è la cosa più difficile per tutti quanti noi.
A me piacciono particolarmente Scelgo, un inno alla vita e all’Io, che richiama diverse cose dell’alternative americano, e La Parte Migliore, apparentemente una ballad malinconica, ma in realtà una bomba pronta a esplodere. Quest’ultima ha davvero l’odore di una seduta terapeutica Vai, dimmi tutto…
Caspita, che belle parole! Grazie! Scelgo e La Parte Migliore li vedo come dei “percorsi”. Se ci fai caso entrambi hanno un arrangiamento che ha una progressione fino a conclusione. Difatti se li ascolti “skippando” sembrano due brani “calmi”. Ma se si ha pazienza possono regalare piacevoli risvolti. Scelgo parla di provare a sceglierci un po’ di più ogni giorno, perché forse se amassimo meglio noi stessi potremmo amare meglio gli altri e quello che ci circonda. La Parte Migliore è uno sprono a guardarci dentro, anche se si ha paura (io per primo) potremmo trovare delle cose che non sappiamo o abbiamo dimenticato. Ogni tanto “spaventarci” è necessario e bellissimo a mio avviso. Apre gli occhi. Ma la direzione dove guardare questa volta la scegli tu.
Tra l’altro proprio ne La Parte Migliore parli di guerra dentro. Qual’è la tua, se si può dire?
Ognuno di noi ha una sua guerra personale. La mia è riuscire più volte possibile a guardare in quel gap, in mezzo alle righe. Perché dove ti giri sembra tutto un casino, tutto così brutto. Ma se fai molta attenzione, guardi negli spazi vuoti, ecco che c’è ancora molto per cui lottare, molto per cui sperare, molto da scrivere. Certe volte riesco, certe volte no. In fin dei conti siamo umani e non siamo perfetti.
Bianco, la traccia che dà il titolo al lavoro, mi ha ricordato in qualche modo un brano di Niccolò Agliardi, L’Ultimo Giorno Di Inverno. Il tuo parlato a raccontare pensieri. Una chicca per concludere la scaletta. Questa com’è arrivata?
Non conosco il brano ma prometto dopo questa intervista di andarlo ad recuperare. La poesia sonora Bianco è nata davvero per puro caso. Era un momento felice della mia vita. Preso da quella sensazione in pochi minuti ho scritto le parole. Quando l’ho riletta mi sono reso conto che quella non era una canzone, ero stranito perché non sapevo come avrei potuto utilizzarla. Così è rimasta lì in un cassetto. Un giorno la feci sentire all’amico e compositore Stefano Francia, che preso subito dall’ispirazione, scrisse la musica (davvero strano come nascono certe cose.) Fu tutto molto semplice e veloce. Ma anche lì non sapevo quale fosse il suo scopo… Mi sono reso conto poi, che era troppo presto per lei. Dopo diverso tempo, precisamente nei mesi di studio con Alex Catania, impegnati nella realizzazione del disco, gli feci ascoltare la poesia. Ecco che lì venne l’idea! Bianco dava un senso a tutto, così abbiamo deciso di integrarla e di dare anche il nome al disco.
Veniamo alle tue influenze e agli artisti che ti hanno formato? Difficile beccarle da fuori, ci ho provato, ma non ci sono riuscito.
Dovete sapere che nasco come batterista. La batteria è il mio primo amore. Spinto da questo strumento il gruppo che principalmente mi ha formato sono stati i Deep Purple è tutta la musica Hard Rock. Poi c’è la mia seconda fase: la scrittura di canzoni e il canto. In cui ho semplicemente impattato. Ecco che lì i miei gusti hanno preso un’altra direzione: Piero Ciampi, Dalla, Battisti, Battiato ecc. in Italia. Di esteri : Bowie, Nick Cave, Tom Waits, Chris Cornell, Iggy Pop…
Ma la lista è davvero lunga, sia in Italia che non. Oggi come oggi non ho più un genere di riferimento. Sono aperto alle novità.
Ti stai organizzando per portare le canzoni dal vivo?
Assolutamente sì! Fra poco ci sarà una festa riguardo Bianco. Precisamente a Torino il 1° giugno a Il Maglio, dove suonerò insieme alla mia band The Bang l’intero disco. Ci saranno un sacco di ospiti, tra cui un duo della scena hip hop che apriranno la serata, i North Flow. E altre sorprese…vi aspetto! Successivamente partiranno una serie di concerti per lo stivale. Sono davvero elettrizzato!
Progetti futuri?
Uno solo: Suonare tanto!!!
Saluta i nostri lettori, aggiungendo tutti i tuoi link di riferimento…
Un caro saluto a tutti lettori, grazie per il tempo che mi avete dedicato.
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