Articolo di Riccardo Gramazio
Il vortice musicale degli anni ‘90 ha sicuramente regalato al mondo dello spettacolo figure abbastanza interessanti. Okay, questo è un eufemismo grande come il mondo. Per rendersene effettivamente conto, basterebbe giusto una rapida spulciata all’elenco dei personaggi o a quello dei dischi usciti in quel periodo. Negli States le bombe grunge provenienti da Seattle, in Inghilterra il cosiddetto britpop. Proprio da quest’ultima scena targata UK sbucò fuori un artista eclettico, fantasioso e completo come pochi altri, un musicista capace di sfondare ogni porta con i mitici Blur e di mettersi continuamente in gioco, e alla grande, con sonorità sempre differenti. Il londinese Damon Albarn è sempre stato sul pezzo, senza se e senza ma. Chi non ha mai canticchiato le fantastiche Parklife e Country House? Chi non ricorda la faida tra i Blur e gli Oasis dei fratelli Gallagher che, a colpi di dischi venduti e di continue frecciate, infiammò mercato e opinione pubblica? E vogliamo parlare di quanto sia geniale la proposta scenica e musicale dei cartooneschi Gorillaz? In mezzo, se non dovesse ancora bastare, infiliamoci anche un disco di musica africana (Mali Music, 2002), una lunga serie di collaborazioni e qualche pensiero fortemente antimilitarista.
La carriera di Albarn inizia ufficialmente nel 1988, quando con il chitarrista Graham Coxon, il bassista Alex James e il batterista Dave Rowntree fonda i Seymour. La band viene presto ingaggiata dalla Food Records, etichetta inglese associata alla celebre Parlophone, che spinge però per un cambiamento di nome. Tra le proposte, ovviamente Blur. Il primo singolo, She’s so High, nel 1990 entra subito nella Official Singles Chart. L’esordio in long playing è Leisure, 1991, che contiene tra gli altri Sing, brano che farà parte della colonna sonora di Trainspotting, film cult del 1996. Leisure, anche se leggermente acerbo, mette subito in mostra la grande versatilità della formazione, costituita da ritmiche serpeggianti, sperimentazioni varie e incursioni più o meno volontarie in ambienti molto diversi tra loro. Il risultato è un pop rock nuovo e ben suonato, contaminatissimo, coraggioso e a tratti irriverente. La voce di Albarn è particolare, unica, incisiva e scandita da un marcato accento britannico. In poche parole, Damon e i suoi Blur hanno tutto per affermarsi tra i grandi della musica internazionale e, di fatto, il successo è distante solo un passo.
Il 1993 è l’anno di Modern Life Is Rubbish, pietra miliare del britpop, ma la definitiva consacrazione avviene con con i successivi Parklife e The Great Escape, rispettivamente del 1994 e del 1995. I due dischi sono straordinari per scrittura e proposta musicale, e la già citata battaglia del britpop, che vede i Blur e i gli Oasis scazzottare in classifica e sui tabloid, non fa altro che alimentare il blasone.
Per i Blur tante date importanti, altri due ottimi album, nuove sonorità, recensioni positive e poi la pausa. Dopo l’uscita del greatest hits celebrativo del 2000, Coxon decide infatti di lasciare la band per concentrarsi sulla propria carriera solista. Damon risponde egregiamente, avventurandosi nello strampalato e al contempo esilarante discorso Gorillaz in compagnia del fumettista Jamie Hewlett. Ciò che i due mettono in piedi ha dell’incredibile: i membri dei Gorillaz non sono altro che personaggi animati, con tanto di biografie, vicende e attitudini personali. La musica del gruppo è figlia di una cooperazione tra vari artisti con a capo Albarn, unica figura in carne e ossa sempre presente nei quasi vent’anni di attività.
Il progetto dei Gorillaz, giusto per sottolineare ancora una volta l’elasticità artistica del musicista inglese, è una miscela fulminante di hip hop, funk, elettronica e alternative rock. Il pezzo più famoso è probabilmente Clint Eastwood, contenuto nel disco d’esordio del 2001, chiaro omaggio al grande attore americano e al cinema western. Il celebre ritornello è cantato da Albarn, le strofe sono invece rappate da Del tha Funkee Homosapien.
Impossibile non canticchiare:
I ain’t happy, I’m feeling glad
I got sunshine in a bag
I’m useless but not for long
The future is coming on…
Il tempo passa, ma il nostro Damon non ha alcuna voglia di rallentare; la reunion dei Blur, celebrata nell’estate del 2009 con il doppio live all’Hyde Park di Londra, l’attività surreale dei Gorillaz, le sperimentazioni firmate a proprio nome, il supergruppo The Good, the Bad & the Queen… Insomma, il lavoro non manca e, per fortuna, non manca la voglia di divertirsi e di stupire la gente.
Che dire, ancora una volta consiglio vivamente l’ascolto e il riascolto di tutta (o quasi) la produzione che vede protagonista Damon Albarn. Ogni volta è possibile scoprire qualcosa, trarre sempre particolari nuovi. Questo è ciò che accade quando si assapora la grande musica. E sì, qui provo sempre a raccontare la grande musica, quella che ha segnato inevitabilmente le nostre vite e che, per destino, continuerà a vibrare ancora per molto.