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Buffon e la memoria collettiva

Nella mente di ogni tifoso sono custoditi degli episodi la cui memoria rimane lucida nonostante il passare degli anni, sicuramente quelli vincenti ma anche quelli perdenti.

Di questi episodi ricordiamo perfettamente ogni singolo contenuto e, perché sì è emotivamente coinvolti, addirittura dove eravamo cosa facevamo con chi condividevano.

Nella mia memoria risiedono ancora oggi ricordi nitidi della cavalcata azzurra nel Mundial 82 (avevo 8 anni tra il mare d’Abruzzo e casa), la finale di Atene 83 (a casa con mio padre a condividere le lacrime), la finale di Roma 96 (in Sicilia durante il servizio militare), il 5 maggio (in Versilia corroso tra rassegnazione e speranza), la sera di Trieste (siamo tornati merde), l’addio di Del Piero…

Da juventino ovviamente ricordo momenti della nostra storia, gli altri della loro; ma c’è un episodio che lega la memoria emotiva di tutte le fedi calcistiche: l’esordio di Buffon in Serie A.

Correva l’anno 1995 giorno 19 mese novembre, partita Parma Vs Milan, mister Nevio Scala decise – causa defezioni di Bucci e Ballotta – di far giocare titolare il minorenne Gianluigi Buffon. Il resto è storia, anzi leggenda.

Sfido chiunque a non ricordare le abbacinanti immagini di quel 90° Minuto!

Riavvolgere il nastro e ascoltare Mascellone Capello che quando fa nomi è da consigli per gli acquisti.

Ma perché lo sverginamento di Buffon è oggetto di indelebile memoria collettiva?

Perché immediatamente ci siamo resi conto di aver assistito all’ingresso prepotente nel calcio che conta di un predestinato, tutt’altro che la solita giovane buona promessa.

Predestinato nel senso sportivo, cioè l’atleta dotato di super talento tecnico-fisico-mentale capace di bruciare le tappe e prendersi la scena, sconvolgere la realtà senza preavviso.

Ri-sfido chiunque a ricordare l’esordio di altri campioni, forse Cassano, Messi e CR7 no.

Di quella partita non ricordiamo il risultato, ma ogni suo intervento e soprattutto il modo.

Le uscite su Baggio Eranio e Weah furono assurde perché evidenziarono una qualità difficile e inaspettata per un diciassettenne, cioè la capacità di lettura dell’azione. Anticipo nella valutazione, velocità di esecuzione, coraggio nell’agire, fisicità felina (rapido e forte nel contempo). Uscita bassa nei piedi dell’attaccante, il suo marchio di fabbrica già all’esordio e se non è un predestinato questo! Wow e ancora wow. Gesto che ha mantenuto nel tempo anche a età avanzata e che a oggi non ha visto ancora rivali (Peruzzi lo faceva bene).

Dulcis in fundo la respinta su tiro ravvicinato di Simone, un autentico miracolo, parate simili annichiliscono un’intera squadra e così fu. Ne replicò uno su Ciriaco Sforza qualche settimana dopo.

Quel sensazionale intervento confuse tutti, fu una parata o una uscita? Tutte e due perché il gesto fu quello della parata (tuffo) ma il timing e la direzione dell’uscita (a chiudere).

Questi interventi cambiarono il modo di intendere il ruolo più difficile della terra, infatti da quel giorno si parlò di “attaccare la palla” e “dominare l’area”.

In novanta minuti Buffon riuscì contemporaneamente a determinare la sua carriera e i nuovi dogmi del ruolo.

Mito. Punto.

(Alessandro Rota)

One Response

  1. Mila 22 Novembre 2018

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