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CANDEGGINA SUGLI AGHI I Nirvana presentano Bleach

A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage

Il successo arrivò nel 1991 con Nevermind, e questo lo sappiamo tutti; la potenza di Smells Like Teen Spirit, la forza magnetica di Come as You Are, l’ingresso in formazione di Dave Grohl o le intuizioni sonore del produttore Butch Vig. Di Nevermind ne parliamo con piacere da trent’anni ed è davvero impossibile aggiungere altro. Interessante, a mio avviso, fare più che altro un passettino indietro e raccontare qualcosa del primo lavoro di Kurt Cobain e amici, del ruvidissimo Bleach, esempio perfetto dell’ormai proverbiale e celebre sound di Seattle, che tanto ha saputo cambiare la storia del rock e non soltanto.

I Nirvana, composti dal compianto cantante di Aberdeen, dal bassista Krist Novoselic e dal batterista Chad Channing, pubblicarono nel novembre del 1988 la cover di Love Buzz, brano degli olandesi e psichedelici Shocking Blue, amatissimi proprio da Novoselic. Kurt, che invece provava quasi ribrezzo per il rock psichedelico, assecondò comunque il compagno e la canzone venne riproposta in chiave Nirvana e registrata. Love Buzz, ufficialmente il primo singolo del gruppo, venne accompagnato da un altro brano Big Cheese e pubblicato su 45 giri in tiratura limitata, mille copie numerate in totale. La storia dei Nirvana ebbe inizio così e, anche se la Sub Pop, la label a capo del progetto, avesse chiesto giusto un Ep, Cobain e soci si misero al lavoro per la realizzazione di un disco intero. In pochissimo tempo, dal dicembre del 1988 al gennaio del 1989, con in cabina di regia il produttore Jack Endino, chitarrista degli Skin Yard a capo dei nuovi Reciprocal Studios, i ragazzi completarono il chiassoso Bleach. Oltre a Love Buzz e a Big Cheese, l’album presentava altri dieci pezzi, tre dei quali suonati anche dal batterista Dave Crover. Un nome importante, oserei dire fondamentale, per la realizzazione di Bleach fu quello di Jason Everman, tra l’altro presente nei crediti del disco come secondo chitarrista anche senza partecipazione attiva in fase di incisione. Rimasto folgorato dalle demo con Crover, le prime a assere immortalate, egli allungò ai Nirvana circa seicento dollari per coprire le spese di produzione. Nessuno, etichetta compresa, navigava d’altronde nell’oro ed Endino, per trenta ore in studio, chiedeva questa cifra.

Una bella storia, perché forse, senza il contributo di Everman non staremmo nemmeno qui a parlare dei Nirvana… E come Novoselic più o meno dichiarò, inserire il nome del chitarrista nel libretto del disco fu assolutamente la minima cosa da fare.

Il risultato mise comunque fin da subito le cose in chiaro: potenza, distorsione, graffio e quell’inesorabile mal di vivere cantato da Kurt, dal suo stomaco perennemente dolente, elementi che da lì in poi divennero imprescindibili e costanti.

L’esordio dei Nirvana mostrò una vena ruvida come carta vetrata, arrabbiatissima e obbligata ad urlare l’essenza del disagio di una generazione avversa al conformismo, all’idea bigotta, perbenista e probabilmente ipocrita dell’America. In Bleach ci finì più o meno tutto questo, senza dimenticare l’apatia di Aberdeen, città natale del cantante, l’eroina o i demoni dell’infanzia, coltelli sempre pronti a farsi sentire nella carne, nell’anima e nella mente.

Tra le canzoni più importanti di Bleach, nonostante la scrittura differente e se vogliamo più poppeggiante, About a Girl, brano che nel 1994, in seguito alla pubblicazione postuma del live MTV Unplugged In New York, tornò alla ribalta come singolo e in versione acustica. Il brano venne scritto da Kurt per Tracy Marander, la sua ragazza, o almeno così dichiarò tempo dopo Chad Channing.

I need an easy friend.
I do, with an ear to lend.
I do think you fit this shoe.
I do, but you have a clue.

I’ll take advantage while.
You hang me out to dry,
but i can’t see you every night.
Free (I do)

Un’altra curiosità sul disco?

Beh, l’opera avrebbe dovuto intitolarsi Too Many Humans, ma un cartello esposto a San Francisco a favore della prevenzione dell’AIDS ispirò e fece cambiare idea al nostro amato Kurt; candeggina (bleach, per l’appunto) sugli aghi delle siringhe prima della tossica iniezione, questo il concetto espresso dal manifesto. Sì, insomma, prima di bucarvi e di buttare in vena quella merda, abbiate almeno l’accortezza di disinfettare la siringa!

Butch Vig, come tutti sappiamo, trovò successimanete modo di rendere Nevermind un disco leggendario, di trasformare Kurt in una sorta di santone e di proiettare i Nirvana in cima, ma Bleach regalò al mondo la parte più estrema di questo incredibile gruppo, probabilmente gli occhi di quel bel bambino biondo, tanto inquieto e diverso.

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