La bellezza salverà il mondo. Una frase che racchiude più di un pensiero, quasi un mondo parallelo abituale soltanto da chi ha gusti superiori e quella lucida follia intrinseca che stravolge i destini. Una frase che funge da linea di demarcazione del tempo, che racchiude la spensieratezza di chi è giovane, di chi non ha nessuna paura di sfidare il muro eretto da altri. Una frase che è un affresco dell’esistenza, centro di un progetto unico e strabiliante. Una frase, uno slogan appeso all’ingresso dello stadio di Amsterdam, intitolato a chi ha rivoluzionato questo meraviglioso gioco per due volte. Una frase che racchiude un filosofia, quella che oltrepassa le generazioni e che unisce il tempo come se fosse un sottile scherzo del destino, come se fosse un filo bianco e rosso. I ragazzi terribili dell’Ajax e l’ennesima prestazione memorabile di una stagione che supera i confini di logica. Dopo Madrid è il turno di Torino, altra antica fortezza strapazzata via dalla freschezza, da quel calcio totale che dalla notte dei tempi incanta e coinvolge. I ragazzi terribili, giocolieri ipnotici di un Luna Park che ha sempre partorito la solita idea, quella avanti anni luce rispetto al resto del pianeta. Trapiantata da decenni, come se fosse una pietra miliare o un antico oggetto da conservare in un museo.
Gli uno-due tra Ziyech e Neres, il talento di Tadic, la leadership di Schone, il genio di Frenkie De Jong, la totalità offensiva di Van de Beek, il capitano Matthijs De Ligt, che manda l’Ajax in semifinale. Virtù amministrate da un solo condottiero, Erik Ten Hag, che ha studiato dai libri scolastici di un certo Pep Guardiola.
Erano anni che la Champions League non regalava spettacolo degno di tal nome, erano anni che gli occhi degli appassionati (quelli veri) del calcio non brillavano in questo modo. Una cultura calcistica avanti anni luce, una luce incandescente. Ho visto l’Ajax, ho visto il calcio nella sua forma più bella. Cara Juventus, prendi appunti ed impara, ti farà bene.