Rockology di Emilio Aurilio
Sono in molti ad aver ignorato questa interessantissima proposta prog dei primi anni settanta (riduttiva la catalogazione) che ha vissuto purtroppo lo spazio di soli due album: l’eponimo (1970) e “Changes” (1972) ed è un vero peccato.
Tanto per iniziare, diciamo che il nome della band e le immagini del disco ci conducono alla corruzione della pronuncia “caterpillar” (bruco).
Si conoscono i nomi dei musicisti avvicendatisi attorno al nucleo formato dalla dotatissima vocalist Anna Meek (preceduta nel ruolo dall’omonima Jo sua sorella), dal chitarrista Graham Wilson e dal sassofonista Robert Calvert, ma poco sui motivi che hanno causato lo scioglimento del gruppo avvenuto all’indomani della pubblicazione del secondo disco.
Ciò che rende il sound della band britannica se non unico certamente esaltante, è l’aver impreziosito una sorta di hard-rock di base con raffinate atmosfere jazz e musica d’avanguardia, grazie al costante lavoro della sezione di fiati guidata da Calvert perfettamente armonizzata con chitarre e tastiere (spesso un piano elettrico) a sostenere la particolare voce della Meek ora grezza, ora recitativa, ora incredibilmente calda e pastosa. Pochi i brani contenuti nei due album, alcuni di eccezionale lunghezza (sui 12 minuti) per riuscire ad imprimervi una straordinaria compiutezza.
Una menzione speciale la meritano anche le citate immagini di entrambe le copertine.
Non sono stati finora tentati da alcuna reunion. Meglio così: quello che sono stati capaci di esprimere è assolutamente imperdibile, per cui altro, soprattutto dopo moltissimi anni potrebbe, ci si passi la facile metafora musicale, suonare stonato.