Nel luglio 2021 è uscito su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Riccardo Ruiu, (gia autore nel 2010 dell’album È l’amore): “Che ridere Presidente”.
Brano pop che si avvale degli arrangiamenti del musicista nuorese Stefano Ferrari.
La genesi del brano risiede nella volontà di evidenziare e denunciare i malanni e le
incongruenze che affliggono la società attuale italiana a ogni livello, e già dal titolo si può intuire il suo contenuto fortemente ironico nonché sarcastico.
Sebbene a una prima lettura la canzone si presenti giocosa e sbarazzina, essa sottintende invece una critica aspra, a tratti caustica, alle suddette anomalie.
La figura e la carica simbolica del presidente rappresentano il referente politico della critica dell’autore, con quest’ultimo che veste a sua volta le spoglie dell’italiano medio, ed è proprio in questo incontro-scontro di ruoli che si dipana la trama e la struttura trifasica della
canzone; si passa infatti da una fase iniziale di fiducia (…io le credo…come no!) a una intermedia dove questa viene meno (…lei mi crede…non lo so!), per finire con una postura finale di sfiducia nei
confronti del rappresentante politico (…io le credo…forse no!).
La canzone è pertanto un susseguirsi di allusioni, doppi sensi e giochi di parole che sono un esplicito richiamo al ruolo di responsabilità dei politici in diversi ambiti, da quello sociale (…e pensavo a quanta povera gente che vive di scorte e di auto blu e a chi le scorte invece le ha finite e voglia di ridere non ne ha più..), a quello politico sulla questione dei migranti (…quest’Italia che ha perso in fretta la memoria e che vorrebbe cancellare con un gommone la propria storia…), a quello socio-economico riguardante il problema
dell’eccessiva tassazione in Italia (…ma non capisco signor Presidente chi paga le tasse ma è triste perché…forse ha bisogno di un po’ di evasione, quando lo Stato tiene tutto per sé?..). La vis polemica presente nel brano assume poi i contorni di una critica acerba su altri temi di triste attualità (…abbiam bisogno di una vacanza, almeno un ponte che duri un po’, altrimenti prima o poi crolla, lo so…),
(…son precario permanente, è tre notti che non dormo, ma un portaborse non
ce l’ho…), mitigata solo in parte dal gioco linguistico. Su YouTube è inoltre disponibile il video
della canzone, girato interamente nell’altopiano di Bitti grazie al regista ittirese Pietro Mele.
GUARDA SU YOUTUBE: https://youtu.be/RGuNUeinUPE
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