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Sono partito dal Santuario di Nostra Signora della Consolazione in Sardegna, sorto nell’eremo di Fra Nazareno da Pula, e scopro che anche questo in svizzera è stato costruito nei luoghi di preghiera di un frate francescano, Fra Bartolomeo d’Ivrea, un eremita proveniente dal convento di San Francesco a Locarno.
Il primo luogo di culto mi affida il ricordo della rappresentazione scultorea di Gesù nell’orto degli ulivi, assieme alle parole del Vangelo di Marco: “Padre mio, tu puoi tutto. Allontana da me questo calice di dolore! Però non fare quello che voglio io ma quel che vuoi tu”. Un esplicito invito a farsi plasmare dalla volontà di Dio anche nella sofferenza.
La seconda mi colpisce con la forza di una croce troppo umana e dolorosa per essere trascurata. La mia croce.
Non sarà facile abbracciarla tutta, le difficoltà sono molteplici, e lontano dalla mia casa diventano difficili anche piccole cose come fare un tampone rapido in farmacia.
Tre colloqui di lavoro, carichi di speranza, sono ciò che si deve fare per poter vivere in esilio e dare un supporto alla famiglia rimasta nell’isola.
Per prevenire ogni possibile problema è meglio andarci tamponati e ovviamente negativi, anche se tutti sanno che in un colloquio di lavoro è meglio essere positivi.
Voi vi state chiedendo “ma come è andata?”
Sono in esilio, nulla può andar bene, niente va bene in questo periodo storico.
Niente.
Sono un professionista e ho tanti anni di esperienza in Italia, se chi ha ricevuto il mio curriculum mi chiama per un colloquio in Svizzera, vuol dire che ha già apprezzato il mio bagaglio professionale. Tuttavia, sembrerebbe che gli alti papaveri del Ministero del Covid non vedano di buon occhio chi vuole scappare dalle loro ingiustizie, vessazioni e discriminazioni.
Scoprirò presto se sono voci poco attendibili o siamo di fronte all’ennesimo ricatto di questo governo eccezionale, in quanto ad eccezioni alla democrazia.
Forse la croce può diventare più leggera se lei prova a considerare che c’è anche chi può scegliere solo tra il veleno o la fame per sé e per la propria famiglia. Non per tutti c’è l’opzione dell’esilio.
grazie
AZ