A cura di Carla Murialdo
Ho già letto molti libri di questa autrice. Maria Vani mi era piaciuta molto. Ora scopro questo nuovo personaggio: commissario capo Flexi Gerardi. La storia è ambientata negli anni cinquanta; dopo aver scontato dieci anni in esilio in Sardegna, Gerardi ritorna a Genova, sua città d’origine, te va a vivere nella sua vecchia casa con un fratello sposato e i suoi due figli. E qui succede che si invaghisca della cognata. Persona schiva con la mania di lavarsi le mani in modo ossessivo. Alla fine si scoprirà perché veste sempre di nero e per questo soprannominato il”becchino”. Questa è la sua seconda avventura: due bambine uccise, una suora scomparsa, un orfanotrofio non proprio limpido, una suora superiora che non vede o non vuol vedere cosa succede. Una triste storia ben congegnata, l’autrice sfiora anchela difficoltà dei rapporti tra i coniugi quando non c’era ancora il divorzio. Marito e moglie costretti a stare insieme per forza. Curiosa di scoprire ancora nuove storie.
La primavera inoltrata del 1950 a Genova mette nelle vene del commissario capo Damiano Flexi Gerardi sangue nuovo. Convinto dal questore a ritirare le dimissioni e ad accettare un caso difficile e delicato si trova a indagare sulla morte di due piccole ospiti dell’orfanotrofio di C.M. Da chi e perché sono state uccise due bambine innocenti? Non è facile per un uomo schivo e refrattario ai contatti umani, come il commissario, che si è meritato il soprannome di “Becchino”, avere a che fare con un gruppo di suore capeggiate da una madre superiora agguerrita e granitica come un generale d’armata. La cognata Angela viene chiamata dal commissario per dargli manforte e per scalfire le difese delle religiose guadagnandosi la fiducia e le confidenze delle piccole orfane. Diversi soggetti sono sospettabili. Ma qual è il movente? Le indagini si complicheranno ulteriormente per avvenimenti personali e delittuosi che turberanno l’animo di tutti. La soluzione arriverà portando con sé la consapevolezza che nessuno è innocente.