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Cronaca di stamani

di Furio Detti
Sulla via del lavoro,
interruzione, un gatto
rosso, disteso come
una banana split
sull’asfalto scuro.
Sí muove, solo uno scatto,
quasi fosse un ciclista che
per sbaglio abbia
perduto la volata,
di traverso a noi
che abbiamo fretta.
“É vivo!”, grida mia moglie.
Frena, sono io a scendere.
Qualcuno pure si ferma,
specularmente,
nell’altro senso
e chiede:
“É vivo?”
Come un riflesso.
Mi inginocchiò e guardo,
non esito e con cura
osservo la bestiolina
sbiadire un poco, quasi
si sciogliesse con l’acqua
che inizia a cadere,
insieme al mio
assenso, lo prendo come fosse
vetro, un coccio rotto
da spostare e, piano,
ne conduco le ossa e i muscoli
a bordo via. Subito,
miagola, una sola voce,
metallica. Poi niente.
Mi rialzo, concedo
due frasi piú sicure
di quel solo verso.
Mia moglie a cento metri
mi lascerà, tornando
ma non lascerà lui
sull’erba. Se ne curerà.
A scuola chiedo nuove.
“Il micino é morto
dignitosamente.”
A pranzo spiega:
se n’é andato due minuti
dopo il mio ritorno,
dove era l’ho lasciato.
Ringrazio colei che amo
e spero che oltre me
quel miagolio,
a me rivolto,
sia giunto a ciò che i gatti
hanno per dio.

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