Recensione Libri

Delitti da mille e una notte – John Dickson Carr

Questo è uno dei libri più intricati che abbia mai letto. Tanti personaggi, tante persone ad indagare per cui è molto difficile stare dietro a tutti. La scrittura è quanto mai originale; ogni capitolo fa vedere una parte della storia, ogni protagonista dei fatti descrive la storia secondo il proprio punto di vista, e il lettore rimane sempre spiazzato e continua a cambiare idea sul colpevole o eventuali colpevoli. Quando pensi di aver trovato il bandolo della matassa ecco che con un colpo di scena le carte in tavola cambiano ancora, e ogni volta i fatti tornano, gli indizi portano a quella persona e il lettore rimane sconcertato. In un museo viene trovato un uomo assassinato. In quello stesso museo c’è un gruppo di persone che si trovano lì per fare uno scherzo, ognuno ha un alibi e tutti sono colpevoli. Tutto gira, ovviamente, intorno a questo assassino, ma non posso rivelare di più. Si tratta di un bel libro scritto attraverso un punto di vista inconsueto. Ringrazio sempre il gruppo di lettura collettiva che mi fa conoscere nuove letture.

Nella biblioteca del dottor Gideon Fell si trovano riuniti tre rappresentanti delle forze dell’ordine: l’ispettore John Carruthers, il vice-alto commissario di polizia Sir Herbert Armstrong e il sovrintendente David Hadley. A turno, i tre
raccontano la storia di come Scotland Yard si trovi di fronte a un problema insolubile. Quattro mesi prima, un museo privato di Londra di arte orientale , il Museo Wade, è stato teatro di avvenimenti bizzarri, culminati in un omicidio. Un uomo con una barba bianca finta e occhiali cerchiati di tartaruga fugge dal museo scavalcando il muro di cinta e aggredendo un sergente di polizia, prima di scomparire in mezzo a una strada deserta. Quando la polizia perlustra il
museo, viene ritrovato all’interno di un’antica carrozza un cadavere, vestito da sera, con barba finta nera e occhiali scuri, pugnalato al cuore, che stringe in ​mano un ricettario da cucina. Il guardiano notturno giura che nessuno è entrato nel museo quella notte, ma vicino alla porta d’ingresso ci sono impronte di passi lasciate da polvere di carbone, e sul muro di una sala ci sono tracce che dimostrano che qualcuno ha tirato del carbone contro il muro. Per di più, il khanjar con il quale è stato commesso il delitto è sparito da una delle bacheche della sala, e al suo posto è stato lasciato un paio di baffi finti. I tre poliziotti, in fasi successive del caso, devono farsi strada attraverso un labirinto di circostanze bizzarre, prima di poter elaborare una soluzione del delitto che sembra quella giusta. Sfortunatamente, però, è impossibile provarla in tribunale. Invocare l’esperienza del dottor Fell è l’ultima spiaggia prima che la legge si arrenda di fronte all’astuzia dell’assassino.

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