“È arrivata nel 2021. In terapia mi è stato chiesto dallo psicologo di rispondere alla domanda: chi sono io per me? Si aprì una voragine. Ho sempre definito ciò che non sono, ma mi accorsi di essere impreparato alla domanda opposta. Lo psicologo stesso mi sfidò a rifletterci e a scriverci una canzone. L’aridità creativa che mi ha bloccato per tanti anni, si è ripercossa su moltissimi aspetti della mia vita, ansie notturne, apatia al risveglio, ansia sociale e fatica nel curare me stesso e la mia interfaccia con il mondo. Un artista si mette sempre in gioco come persona quando espone allo sguardo dell’altro ciò che crea. Nel labirinto di aspettative e visioni esterne, si perde spesso il senso e l’autenticità di ciò che si è e ci si ritrova a desiderare ciò che non si desidera davvero, fino a sentirsi mai all’altezza e profondamente inadeguati per questo settore.”
Il videoclip vuole esprimere la claustrofobia di una mente piena di idee che finiscono per soffocare e confondere nella ricerca di cosa davvero abbiamo da dire. Per molte riprese è stato scelto il Museo dell’Altro e dell’Altrove, Metropoliz di Roma. Nell’esplosione di colori e immagini che si susseguono sulle pareti di questo particolare museo, si riflette il caos dell’espressione artistica nella società moderna, una società complessa, competitiva e violenta, che emargina minoranze e crea muri. Nel video sono presenti anche grafiche animate dagli studenti dell’Istituto Cine-TV Rossellini di Roma, Elisa Dalu, Maria Clara De Santis, Valentina Paglino, Serena Ruggiero e Maria Troisi. Dire è anche il brano che più di tutti ha segnato un punto di svolta nella produzione del disco. Alessandro Passi ha ricevuto una demo piano e voce e da lì ha realizzato da zero l’arrangiamento, proponendo sonorità più elettroniche e moderne che hanno dato un imprinting poi a tutti gli altri brani di Collezione di Arretrati. Parallelamente, per amalgamare ai brani più rock, i samples sono stati sostituiti con la batteria di Bernardino Ponzani e vari campionamenti di rumori, mentre alcune tracce di tastiera sostituite con le chitarre elettriche di Emanuele Andolfi e Valerio Passi. Biografia Adriano Meliffi, in arte AdriaCo, nasce a Roma nel 1990. Durante l’infanzia la musica è una compagna di giochi, in famiglia tutti cantano durante i viaggi, si armonizza ad orecchio per gioco, si balla. Scrive le prime canzoni da bambino, poi a 14 anni, con lo studio del pianoforte classico, inizia a scrivere quelle che tuttora suona e canta, da subito spaziando tra vari generi senza porsi limitazioni. La musica classica è stata una fonte di ispirazione, le sue canzoni infatti si allontanano spesso dalla forma convenzionale e dalle armonie più comuni nel pop. Nel corso degli anni ascolta artisti molto diversi tra loro, dal mondo alternative al mainstream e spaziando dal rock, al pop, al cantautorato italiano e internazionale, fino al progressive, al soul, all’elettronica e alla world music. Da questo background eterogeneo deriva uno stile eclettico e difficilmente classificabile. Durante l’adolescenza aveva già scritto circa un centinaio di canzoni, tenute sempre ben nascoste in un cassetto. Negli ultimi anni di liceo comincia a svelare il proprio mondo al pubblico, suonando alcuni inediti ai concerti scolastici e registrando la colonna sonora del cortometraggio “L’uomo dalle scarpe croccanti”. A 19 anni inizia a studiare canto moderno e fonda la band Chimestorm. A 24 anni, dopo una laurea in Scienze Naturali, intraprende il corso di diploma in canto al Saint Louis College of Music, approdando infine all’insegnamento in diverse scuole di musica romane. Negli anni di formazione, entra in diversi progetti tra cui i cori Le Mani Avanti e Flowing Chords e la rock band VEMM. Prende parte inoltre come corista a diverse produzioni, collaborando tra gli altri con Diodato, Roy Paci, Arisa, Beppe Vessicchio, Tullio De Piscopo, Shorty, Ainé, Noemi, Serena Brancale e Achille Lauro. Dopo essere stato selezionato due volte per aprire il raduno-concerto della cantante Elisa al Viper di Firenze (2012 e 2015), avvia il progetto solista, inizialmente chiamato ACo, cominciando a pubblicare online alcune demo e sperimentazioni, registrando voci e tastiere, campionando suoni e avvalendosi di volta in volta di collaboratori per completare gli arrangiamenti. Nel 2016 rilascia su YouTube la playlist ACo(ustic), registrata live presso il Village Recording Studio, che raccoglie l’esperienza di quegli anni in formazione acustica nei club di Roma e anticipa alcuni dei brani successivamente ripresentati in versione elettrica. Nel 2017, dopo l’anteprima live all’Auditorium Parco della Musica, esce il primo EP, chiamato (N), sempre registrato al Village Recording Studio, contenente sei brani originali, arrangiati con una nuova band e cantati insieme ad amici cantanti. Sono stati realizzati videoclip per i due singoli “Pure Feelings” e “Tempelhof”. Dal 2020, inizia a lavorare sul suo primo vero e proprio album, Collezione di Arretrati, un lavoro fortemente autobiografico, che racconta l’evoluzione e la crescita avvenuta negli ultimi 10 anni, affrontando il tema dell’ansia e delle sfide che un giovane adulto affronta nel trovare il proprio posto nel mondo, tra università e progetti di vita, fino ai recenti cambiamenti, l’uscita dal nucleo familiare, il trasferimento a Garbatella e le difficoltà del progetto ACo. I numerosi stop legati alla pandemia e al rinnovo totale della formazione, offrono l’occasione per un “restyling” del progetto, che cambia nome in AdriaCo. Chi è AdriaCo? “AdriaCo è il mio alterego musicale, è un uomo adulto che fa pace col passato, conservando un rapporto con ciò che è stato, ma rinnovandosi per scoprire nuovi modi di esprimersi ed essere libero. AdriaCo è la naturale evoluzione di ACo e ne conserva l’idea di fondo, che non possa esistere Adriano senza il Co, fatto di persone che credono nel progetto e lo portano avanti insieme, ma parafrasando il vecchio motto: ACo non sono solo io, AdriaCo sono decisamente io, più di quanto lo sia stato mai. ACo continua ad essere l’abbraccio da cui nasce la mia musica, AdriaCo è il mio desiderio di essere e riconoscermi in quell’abbraccio.”
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