A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage
Paura di fare danni, di prendere dentro qualcosa di molto, di troppo prezioso. Paura, perché si cammina talvolta goffamente in mezzo a pezzi pregiati di… di cristallo. Sensazione che tutti conosciamo e dalla quale proviene il celebre modo di dire, quello degli elefanti, assolutamente fuori posto in una bella cristalleria. Per presentare il nuovo lavoro in studio dei Granelli non avrei potuto scrivere diversamente, e a dirla tutta, loro non avrebbero potuto spiegare meglio e in una sola frase il concetto. Elefanti A Buckingham Palace suona così bene da costringerti all’ascolto. E sapete qual è la cosa più importante? Non ci si ferma al titolo. No, perché il dischetto dei bergamaschi è piacevolissimo e ben realizzato. Cinque canzoni d’impatto indie pop, brani radiofonici e colmi di citazioni originali e ben amalgamate nel contesto. E bravi i Granelli… Beccatevi l’intervista e recuperate gli elefanti presenti nella residenza reale.
Benvenuti, ragazzi. Ho ricevuto il vostro nuovo Ep e, ovviamente, sono qui per farvi domande. Prima però le presentazioni…
Giorgio: autore, compositore, cantante
Davide: chitarrista, compositore, arrangiatore
Lorenzo: bassista, compositore, arrangiatore
Zenk: batterista, compositore, arrangiatore
Il titolo del lavoro è fantastico, difficile non fermarsi un attimo per leggerlo bene e difficile non incuriosirsi. Elefanti A Buckingham Palace… a voi la parola!
Hai presente il modo di dire? Ecco, anche le canzoni provengono da quel posto dove hai un po’ paura di fare danni, ma continui a muoverti perché non sai resistere. Anche se ti senti inadeguato.
Cioè, la classica storia dell’elefante nel negozio dei cristalli portato alla decima, alla centesima? Bella intuizione…
Buckingham Palace, in effetti, ha “cristalli” molto preziosi. L’intuizione è venuta anche dai
passaggi di due canzoni: “vestiamoci da elefanti” (Asfalto) e “a Buckingham Palace ti
dedicheranno una festa” (Bristol).
Cinque brani indie pop, giusto per prenderla larga. In realtà la vostra musica presenta, a mio modo di sentire, molte più situazioni. Bene, come sono nate queste nuove canzoni…
Le canzoni sono nate tutte dal bisogno di buttare fuori delle emozioni come la solitudine, l’abbandono, la fine delle cose. Ma anche dalla volontà di trasformarle in una speranza
nuova. E di farlo con un linguaggio pop a più dimensioni.
Cinque potenziali singoli, dritti al punto e grande potenzenziale radiofonico. Da Assalto a Osaka, prima e quinta traccia, il gioco non perde un solo colpo. Complimenti a parte, avevate le idee già chiare in partenza o il quadro si è completato da sé?
Ti ringraziamo molto. Era nostra intenzione che queste cinque canzoni potessero essere
“consumate” anche singolarmente. Forse, dalle prime demo, ci saremmo aspettati un risultato
più folk su Osaka o Spina, che sono brani sicuramente malinconici e delicati nell’essenza.
Invece, Michele Guberti (il produttore del lavoro) ci ha visto qualcosa di più “pieno”, e gli
abbiamo dato ragione.
Dai, mi sbilancio. Bristol mi piace molto, sarà che, volente o nolente, per i forestieri l’Inghilterra ha sempre il suo grande fascino. Avete voglia di presentare il pezzo su MDN?
Con molto piacere. Bristol è una dichiarazione d’amore in purezza. Che tutti possono
rivolgere a qualcuno, o anche a qualcosa (una città). Il destinatario del tutto, però, taglierà il
proprio traguardo senza di noi, che seguiamo solo “con lo sguardo” e “sul Times” i nuovi
capitoli della sua storia. Non c’è “rosicamento”, ma forse un po’ di “sottonismo”, di
dipendenza affettiva, e anche di “F.O.M.O.” da parte nostra.
Ascoltando l’Ep, ho notato e apprezzato molto i tantissimi riferimenti alla cultura pop: artisti citati, personaggi e molto altro. Sì, credo che questo aspetto sia uno dei punti forti della comunicazione dei Granelli… Voi cosa mi dite?
Ci piace menzionare qualcosa di cui siamo stati, o siamo, artisticamente invaghiti, o incuriositi. Da Gianna Nannini agli Afterhours, passando per Tamagotchi, Mtv, Avril Lavigne, Jalisse e Paolo Fox. Non so se è un nostro elemento caratterizzante, ma sicuro ci piace giocare con le citazioni.
Tra l’altro i testi sono molto curati. Come nascono? Se non tutti, qualcuno tra voi ha girato di brutto o sbaglio?
I testi nascono tutti dal profondo dei sentimenti e dei disagi di Giorgio, che ha vissuto qualche
tempo a Bristol e in Inghilterra, ma mai a Osaka.
Noi abbiamo un filo diretto con Max Lambertini e Michele Guberti… che dire, è sempre piacevole ascoltare ciò che il duo approva. Ecco, come è nata la vostra collaborazione con loro e come sono andate le cose in studio?
Abbiamo mandato una demo a Max. E quando l’abbiamo fatto, avevamo proprio ascoltato delle produzioni di Michele Guberti, apprezzandole molto. In studio è stata per tutti un’esperienza importante, dal punto di vista formativo e anche umano.
Quali sono gli artisti o i gruppi che hanno più influenzato la vostra musica?
Ogni brano è a sé. Sicuramente l’ossatura dei pezzi parte da un’idea di cantautorato pop anni ‘90, ‘00 e ‘10, che poi si evolve verso un indie non necessariamente “nazionale.
Quindi lo chiedo: come siamo messi in Italia, musicalmente parlando? Io direi «bah!» e voi?
È un momento storico molto particolare. La discografia sa che sta cambiando globalmente il modo di ascoltare la musica, e prende decisioni che abbiano senso a livello commerciale. Punta su chi può piacere soprattutto ai giovanissimi. È un modo molto piccolo, dove bisogna mettere ancora più impegno, costanza e investimento economico per essere notati. Chi merita davvero si vede sempre sulla lunga distanza.
Cosa non vi ho chiesto?
Non ci hai chiesto chi abbia mixato e masterizzato il tutto. Ci siamo affidati a VDSS Studio di
Filippo “Trappolone”, che è veramente un super-professionista e una grande persona. E in
alcuni passaggi cruciali, abbiamo chiesto l’intervento anche del nostro collaboratore storico
Luca Balduzzi, che sa veramente trattare le voci come pochi altri. In particolare su CQDP e
Asfalto ha fatto la differenza.
Salutate i lettori, allegando tutti i vostri link…
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Speriamo di sentirvi presto!
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