Disegnare suoni, suonare colori. Gli esperti di figure retoriche userebbero il termine sinestesia per definire queste associazioni di idee. Noi vi proponiamo un nome nuovo: Eliam. Il nome d’arte con cui si presenta Lamberto Mancini sintetizza idealmente la dualità dell’artista romano, classe 1983. Musica e colori, tavolozza e pentagramma coesistono in un punto di incontro dove la passione e la professione si intrecciano fino a diventare sinonimi. Pur essendo fatto di note il motivo scatenante di questa presentazione – il nuovo singolo “Eroi” presente in tutte le piattaforme digitali da venerdì 28 maggio – l’effetto ping pong tra Eliam musicista e Eliam graphic designer, tornerà frequentemente.
In questa danza di duplici alter ego il cantautore si destreggia con disinvoltura, perché le due discipline si contagiano vicendevolmente. Un walzer creativo in cui la duttilità artistica di Eliam viene esaltata al massimo delle potenzialità. La musica di “Eroi” trasuda sonorità digitali che sembrano disegnate con il pennello, e l’artwork della copertina – neanche a dirlo elaborata graficamente dallo stesso artista – vibra sulla stessa lunghezza d’onda.
La frequentazione del liceo artistico, gli studi linguistici, quelli presso la Scuola Romana del Fumetto, pur essendo percorsi che nulla sembrano avere in comune con la musica, si sono rivelati le rampe di lancio per il grande salto musicale. Quello che inizialmente era solo un’attitudine è cresciuta fino a diventare una pianta solida e maestosa che affonda le radici in un terreno chiamato arte. Disegnare suoni, suonare colori: Eliam, una nuova forma di sinestesia. Essere umani è una continua tensione fra l’animale e il filosofo. Parliamo, scriviamo, evochiamo la versione di noi che più ci rassicura, quella che più ci sembra adatta, ma nei momenti in cui siamo chiamati a scegliere tra l’indifferenza ed il coinvolgimento, chi siamo davvero?
“Eroi” parla della fuga da questa scomoda condizione, di come siamo abituati a raccontarci che le cose siano “più grandi di noi” e che le nostre azioni non potranno fare la differenza. Racconta la frustrazione provata sentendo in fondo allo stomaco che avremmo potuto dare qualcosa che invece abbiamo tenuto per noi. Nell’era contemporanea, essere eroi significa essere profondamente umani, il super potere di oggi è l’empatia.
Dietro la genesi del brano c’è il team Mad Records: Marco Gollini (produzione e arrangiamento) e Silvia Gollini (direzione artistica). Durante la prima stesura di “Eroi” su intuizione di Silvia è stato inserito una parte del riff di “Family Affair” di Mary J. Blige nell’arrangiamento; il campionamento è stato “vivisezionato” e distorto fino a quando, terminata l’Odissea digitale, si è deciso di tornare alle origini.
Il beat di “Eroi” è al contempo inquietante e tribale, le sillabe sono scandite con respiro soffuso. Giochi di contrasto, luce cupa. Il ritmo cresce per stratificazioni, come l’elastico di una fionda che si tende fino all’esplosione di colori del ritornello. Evoluzione, spiraglio di luce. Il caleidoscopio del refrain è un linguaggio binario di note digitali. La voce si spiega su un illusorio mantra ritmico di cassa in quattro.
Nella seconda metà della canzone il colpo sincopato è il tradimento che non ti aspetti. Lo stesso tradimento che facciamo a noi stessi quando ci auto-convinciamo di non poter fare la differenza. Di non poter essere eroi.
Nel videoclip di “Eroi” la prima inquadratura ha una angolazione che punta al cielo: la visione di un bosco quando il tuo letto è la terra. Il primo stacco di montaggio è un primissimo piano sugli occhi di Eliam, e non possono che puntare in alto. Il protagonista del video è sotteso tra due mondi antitetici. C’è il grande respiro del bosco, nel quale il nostro sembra essere spaesato e abbandonato. C’è una stanza le cui pareti vengono deformate da mani spettrali in cui la claustrofobia non sembra scuotere Eliam. Mondo esteriore. Mondo interiore. Fortunato chi trova l’equilibrio. Altre location si susseguono alle precedenti: colori sfumati dominanti, effetti ottici ed elementi come l’acqua (la pioggia citata nel testo di “Eroi”) li caratterizzano. Al centro c’è sempre Eliam dai look molteplici e contraddittori tra loro, se non per una fugace eccezione: le ballerine, il cui andamento coreutico vortiginoso e fugace, infonde un senso enigmatico.
Se l’alternanza degli ambienti e il montaggio sono in linea con l’andamento della prima metà della canzone, dove il ritmo diventa sincopato, anche il video di “Eroi” esplode. Come un effetto luci strobo, sommato a una scossa tellurica all’assetto dell’immagine, il videoclip di “Eroi” è una perfetta traduzione per immagini del diagramma emozionale racchiuso nel brano.
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