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Mi attendeva una solitudine brillante, intorno a me mirtilli, lamponi, more, fragoline di bosco che parevano marmellata appena colta.
Frutti di bosco che lasciavano il gusto del mai provato prima, ad ogni assaggio, a manate, i sensi in sintonia con tutto ciò che girava intorno.
L’assenza dell’assedio,
Non volevo altro. Fermate tutto che scendo e vi lascio andare tutti per la vostra strada, non è la mia.
Non volevo altro e uscivo dal portone in cerca degli amici dei condomini vicini con un’unica immagine di fronte.
Quel prato.
Quella fontana, quei pomeriggi.
Che vivevamo come infiniti.
Rimangono in noi.
A prescindere dal loro ricordo.
È ciò che tiene in piedi, che fa guardare avanti nonostante ogni delusione, che fa alzare ogni mattina e uscire di casa con la voglia di combinare qualcosa di buono, e sorridere, fare sorridere chi con noi vive lo stesso tempo e spazio.
Quell’erba vissuta in ogni modo, correndo, cadendo, tolta dalle ginocchia, sentita sul palmo della mano, accarezzata prima di tentare di baciare le prime fidanzatine, sentita sotto i piedi, si disponeva in noi, in un sentiero interiore da prendere ogni volta che si sentiva il bisogno di vivere, tornare, in quella solitudine così complice.
Il meglio vissuto aiuto a vivere meglio il peggio da vivere.
Estati senza padri, con le mamme in attesa del ritorno dai prati, felici di quei figli finalmente liberi di esprimere la voglia di vivere.
Estati estatiche, nutrienti, fecondanti, indimenticabili.
L’indimenticabile all’esordio della vita e da sperare di incontrarlo, in un misto che sia composto da un impasto prima o poi digeribile.
Fatto più di vita che di morte, anche se mille carezze vengono facilmente spazzate, spezzate, frantumate da uno schiaffo, in qualsiasi forma e sostanza venga dispensato.
Erano giornate senza data, ora, scadenze, solo aria, bellezza, sole, pioggia, esplosione di ogni senso, vinceva la dolcezza del non aver nulla da attendere, nessuna pre occupazione, solo l’esperienza pura e vera della vita.
Un respiro pieno e al ritmo dei propri passi.
Tutta la vita così.
Un segreto in noi.
La paura di sentire che non sarebbe stata così meravigliosa.
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