Intervista di Riccardo Gramazio
Continuo a dire che il nostro caro e al contempo strano paese è pieno di ottime iniziative musicali… ma sì, inutile star qui a polemizzare. Meglio, molto meglio, dare spazio agli artisti interessanti, lasciar perdere il resto e andare dritti al punto. Oggi presento per MDN i Cut Yena. Lo ammetto, ho un vero debole per questo gruppo. Hanno belle canzoni, sono ottimi interpreti e non seguono mode. Una realtà dal sapore veramente americano. Country, certo, ma non solo. Sono ferraresi, dichiarano, ma potrebbero tranquillamente presentarsi come anime folk del Tennessee o del Kentucky. Ho inviato le domande, loro hanno scelto di consultarsi e di far scrivere infine il cantante Giacomo Scaglianti. Praticità, forse, ma anche grande affiatamento. Leggete quanto segue e ascoltate l’album. Impossibile non provare gusto… e un po’ di sana nostalgia.
Dunque, vi ho visti dal vivo un paio di anni fa, da qualche parte nei pressi di Ferrara. Ho tirato su il vostro primo EP, Animal e, tornando a casa, ho ascoltato il lavoro. Mi era piaciuto moltissimo. Ora abbiamo sul tavolo Passengers. Cosa mi raccontate?
Se non ricordo male, è stato in occasione della fiera di Portomaggiore. Ci fa piacere che Animal ti sia piaciuto. Dall’ultima volta che ci siamo visti si è aggiunto un violinista, Giacomo, con il quale abbiamo registrato Passengers, il nostro primo vero album, uscito il 19 gennaio scorso. Il risultato di tre anni di lavoro.
Come è avvenuto il processo creativo, tecnicamente parlando? Complimenti, comunque, la produzione è molto curata.
Ognuno di noi ha portato sul piatto un’idea – un semplice riff, qualche accordo o una struttura più definita – che è stata poi sviluppata singolarmente a casa. In sala prove le idee hanno preso forma fino a raggiungere le loro versioni finali, quelle che senti nell’album. La produzione è stata curata da Samboela, il fonico resident di Sonika, la sala prove di Ferrara che da 4 anni a questa parte è la nostra tana.
La storia della band. Come è nato il progetto?
La band è nata a fine 2015, con la voglia di fare musica country. All’inizio eravamo solo io (voce e acustica), Ennio (chitarra) e Luca (banjo e mandolino) che venivamo da un altro progetto musicale in cui non riuscivamo a trovarci, creativamente parlando. Successivamente si è un aggiunto un bassista con il quale abbiamo inciso Animal nel 2017. Andato via il bassista, da un anno a questa parte si è aggiunto in pianta stabile Giacomo Sovrani (violino e resofonica), che già rientrava nel giro di amici della band, con il quale abbiamo registrato questo nuovo album.
Country, bluegrass e folk. Tutto fa molto scuola americana. Cosa amate di questi generi?
La loro capacità di arrivare alle persone senza fronzoli o giri di parole. È una musica sincera e genuina, senza troppi artifici.
Avete un talento incredibile per le melodie. Certo, la cura per le linee vocali è palese, ma la scrittura appare davvero molto naturale. Credo che questo sia davvero un aspetto in grado di contraddistinguervi. Non è facile sfornare motivi così immediati…
Grazie mille per le tue parole, fa veramente piacere sentirle. Alcune delle canzoni contenute nel disco le proviamo da anni e sono diventate una seconda pelle ormai. Cerchiamo di curare ogni dettaglio in modo che quello che facciamo piaccia soprattutto a noi, anche se a volte siamo così coinvolti nel processo che sfugge sempre qualcosa. Facendo un genere di musica che è poco presente negli ascolti di molte persone, proviamo a renderlo più accessibile senza snaturare la nostra sensibilità.
Gli artisti che più amate e ai quali vi sentite più legati? Se dico Mumford and Sons?
Tutti noi veniamo da generi differenti e abbiamo ispirazioni e ascolti che variano dal punk al blues, dal metal al prog… I Mumford sono stati all’inizio il minimo comune denominatore, la molla per iniziare, sicuramente abbiamo preso da loro la capacità di proporre musica folk e bluegrass in maniera poco tradizionale.
Il vostro brano preferito di Passengers?
Non c’è un brano preferito in assoluto e anche in questo caso ognuno di noi darebbe risposte diverse, ma la canzone alla quale siamo indubbiamente più legati è I Will Go, la traccia che chiude il disco.
Facciamo un passo indietro. Cut Yena! Mi sono informato e ho scoperto il significato o quasi. Potete far luce voi?
Il nostro nome viene da una tipica espressione ferrarese, “Ca t’iena”, che letteralmente significa “che ti venga…”. A seconda di che cosa si aggiunge dopo, l’espressione può diventare un augurio o un’insolenza. È un nome che abbiamo scelto un po’ per caso e che ha poco a che fare con il genere che facciamo, ma in questo modo forse siamo più riconoscibili.
Progetti per il futuro?
Al momento siamo concentrati sulla promozione del nuovo album e abbiamo in programma alcuni concerti, tutti nella zona di Ferrara. Ma non vediamo l’ora di scrivere e mettere sotto del materiale nuovo da poter suonare live, anche nel prossimo futuro.
Può funzionare la vostra musica in Italia? Io penso che la buona musica non abbia limiti territoriali e via dicendo…
Se guardiamo anche solo alla piccola ma vivace scena ferrarese, il genere di musica che facciamo ha poco seguito, sia come musicisti che come pubblico. È una musica che segue dettami molto tradizionali, talvolta al limite dello stereotipo. Non saprei, per gli ascolti e le preferenze del pubblico italiano, la nostra musica potrebbe funzionare, ma solo in una nicchia di persone, è difficile cercare di distinguersi suonando questo genere.
Cosa pensate della musica nel nostro paese? Non riesco a trovare musicisti davvero contenti della situazione…
Penso che ci sia un problema culturale, ovvero che la musica viene considerata molto spesso un sottofondo per quello che si sta facendo e niente di più. Non solo dagli esercenti dei locali, che giustamente devono avere un ritorno economico, ma anche dai singoli ascoltatori. Il digitale ha contribuito a ridurre il valore della musica, dando a tutti l’opportunità di poter produrre e distribuire la musica con estrema facilità e al tempo stesso rendendo disponibile un catalogo infinito di canzoni che le persone possono avere pagando poco o nulla. In sintesi, le scene sono sovraffollate da band / artisti che spesso fanno cose simili, se non uguali, gli spazi disponibili per suonare sono pochi e le persone non sono così disposte a pagare per sentire della musica, specie se non viene da canali tradizionali come la tv e le radio. È una situazione difficile e molto complicata che si può migliorare in qualche modo solo facendo fronte comune e sviluppando una cultura musicale che coinvolga tutti.
Dove possiamo trovare Passengers?
Lo potete trovare su Spotify, Youtube, Apple Music, Tidal e su tutte le piattaforme per lo streaming e il download digitale. Lo potete acquistare su Amazon, iTunes e se volete avere una copia fisica dell’album, basta che ci mandiate un messaggio alle nostre pagine social di Instagram e Facebook e ve la possiamo consegnare brevi mano (se siete di Ferrara e dintorni) o ve lo possiamo spedire per posta.
Un messaggio per i lettori di MDN e per gli appassionati di musica in generale.
Agli appassionati diciamo di sostenere in maniera attiva i loro artisti e band preferiti, locali e non, andando ai concerti, acquistando la loro musica o il loro merch. Ai musicisti invece diciamo di insistere, di credere nelle proprie capacità e di cercare di migliorarsi sempre, facendo anche cose che non siete abituati a fare. La strada da percorrere è sempre lunga, tortuosa e in salita ma questo non è un motivo sufficiente per mollare. Un saluto a tutti i lettori di MDN, grazie per averci ospitato!
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