Esce venerdì 25 febbraio 2022 “Giovane Cagliostro“, il primo EP di Vinnie Marakas sotto l’egida Dischi Sotterranei, per la produzione di Richard Floyd.
Un genere poliedrico, ibrido, che potremmo chiamare ‘ITALIAN TOUCH” in cui più urgenze espressive chiedono il proprio spazio vitale, o almeno il proprio lessico per essere ascoltate. Vuoi la gravità, vuoi il tempo: ogni cosa cade e decade. E non è né un bene né un male, ma semplicemente un fatto, che può essere banale, spaventoso, emozionante, o spettacolare:, proprio come i sogni. “Giovane Cagliostro”, oltre che un omaggio al celebre alchimista imbroglione di cui porta il nome, è soprattutto un inno scapigliato e allucinato alla decadenza, in cui tra citazioni, reiterazioni e calembour viene sviluppata un’eccentrica dialettica tra il “vero” e il “possibile verosimile”, che richiama in chiave retrofuturistica e pop-apocalittica, il “Dualismo” di Arrigo Boito e le “Penombre” di Emilio Praga.
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Il disco circolarmente si apre e si chiude con una caduta: dal mantra “ed io cado” della meditazione prog-rave “Aleppe”, all’incontrovertibile ermetismo polivoco di “cadono anche i fichi” che chiude l’ultima traccia “Fantasia Obscura” (unico brano con featuring, con la strofa di Padre Bio che ha curato anche la grafica dell’artwork). Ma ogni caduta, a ben guardare (o forse a guardare dalla prospettiva degli astri), non è che lo specchio di un’ascensione, un volo tragicomico e prodigioso che unisce ciò che sta in alto a ciò che sta in basso, in un avvicendarsi ciclico che ricorda il susseguirsi di tramonti e albe, della distruzione e della creazione: “e cade, e cade, ma sempre risale”, come viene suggerito nella synth-ballad impressionista “Enrosadira”.
Come il rigenerarsi della fenice, così fluisce il fiume eracliteo che danzando lungo le sponde di una chimerica “Torino Tropical” porta a un mare visibile solo con l’immaginazione, così come lo sono l’illusorio fascino del “Disagio Mediterranée” e la magia dadaista di “Rrose Sélavy”, i due singoli estratti dall’EP, già pubblicati nei mesi scorsi e accompagnati dai suggestivi videoclip neosurrealisti diretti da Tommaso Ferrara. Un’opera simbolista, non solo musicale, che celebra il tramonto degli idoli e della cultura Occidentale come un after party crepuscolare e scanzonato.
BIO:
Vinnie Marakas è profeta, imbroglione, sciamano, alchimista e impostore: il nome della sua opera è scritto sul manto delle tigri. Secondo alcuni esegeti è un mago metropolitano che da sempre attraversa i secoli presentandosi con diversi nomi: Ermete, Cagliostro, Faust. Secondo altri un illusionista, un operatore del sottosuolo, un poeta. Per altri ancora un baro, un giocatore di dadi. Un imbroglione, un truffatore che si cela dietro a un linguaggio criptato, fatto di visioni, riferimenti, allegorie e calembour, facendo gioco di spleen sulle atmosfere nostalgicamente sognanti, intessute da Richard Floyd (fine producer e abile addestratore di testudinati d’acqua dolce, NdA).
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https://instagram.com/vinniemarakas
Foto di Lorenzo Ubertalli
CREDITS
Tracks 1-5: Testi e Musica di Vinnie Marakas e Richard Floyd
Track 6: Testo di Vinnie Marakas e Padre Bio; Musica di Vinnie Marakas e Richard Floyd; drum FX di Mauro Iossa
Mix: Richard Floyd
Mastering: Giovanni Versari – La Maestà Studio
ARTWORK
foto: Lorenzo Ubertalli
graphic design: Padre Bio (Xenofon Lazaridis)
La verità su di me non sarà mai scritta, perché nessuno, nemmen io stesso, la conosce.
Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza e se mi immergo nel mio pensiero rifacendo il corso degli anni, se proietto il mio spirito verso un modo di vivere lontano da colui che voi percepite, io divento colui che desidero. Il mio nome è quello della mia funzione, e io lo scelgo così come scelgo la mia funzione stessa: il mio Paese è quello dove fermo momentaneamente i miei passi.
Mettete la data di ieri, se volete o riuscendovi, quella di domani o degli anni passati, per l’orgoglio illusorio di una grandezza che non sarà forse mai la vostra, nè la mia. Io sono colui che è e colui che non è. Il mio nome, che è mio, quello che scelsi per apparire in mezzo a voi: ecco quello che reclamo. Quelli che mi sono stati dati alla mia nascita o durante la mia giovinezza, quelli per i quali fui conosciuto, sono di altri tempi e luoghi; li ho lasciati, come avrò lasciato domani dei vestiti passati di moda e ormai inutili. Ma ecco: sono un nobile viandante. Come la splendente luce del mezzogiorno che caratterizza la piena conoscenza delle cose, così io vado verso la nebbia.
Io sono Cagliostro.
Perché chiedete di più?
Ecco la mia infanzia e la mia giovinezza, tali che il vostro spirito inquieto e generoso le reclama.
(Liberamente espunto dalla “Memoria per il conte di Cagliostro,
accusato contro il Procuratore generale” – Parigi 1786)
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