Articolo di Carlo Amedeo Coletta
Ho letto “Le sette morti di Evelyn Hardcaste”.
Autore: Stuart Turton
Ci sono autori che passano la vita cercando il modo di arrivare alla gente, raccontando le proprie storie, i propri personaggi, le proprie idee. Tanti tentativi, il più delle volte infruttuosi, seguiti da altri e poi altri e poi altri, finchè magari un giorno qualcuno, già affermato e apprezzato, non incappa in qualche pagina trovata chissà perché e chissà come. E tutto cambia. Il signor Tentativo Vano, improvvisamente, si trova proiettato alle luci della ribalta. Ogni sua frase, ignorata per anni, diviene un aforisma, una perla, una massima. Per inciso, attendo speranzoso il mio turno.
Ecco, Mr Stuart Turton non fa parte di questa grande cerchia di autori che si sbracciano per farsi notare, neanche fossero naufraghi in mezzo al mare. Questo è il suo primo romanzo, uno di quelli che hanno avuto bisogno di una gestazione di un decennio prima di venire alla luce. Scritto, cambiato, rigirato, corretto mille volte finchè, ormai sull’orlo di un esaurimento nervoso, il Signor Turton non si è sentito dire dalla moglie di non mettere più mano alla sua opera se voleva essere ancora un marito. E così, salvato il matrimonio, ecco il frutto di tanto travaglio. Uno dei best seller dell’estate. E io ancora qui a chiedermi cos’abbia lui che io non ho. Un po’ tutto, forse. Comunque sia, se volete leggere un libro originale ed emozionante fino alla fine, eccone uno pronto per voi.
Brevissima premessa: so che è uno sbattimento ma vi consiglio carta e matita per tenere a mente luoghi e nomi. In effetti, anche l’autore ha pensato a qualcosa del genere, fornendo nella prima pagina dell’opera una piantina dettagliata dei luoghi e l’elenco di tutti i personaggi. Girare continuamente pagina, però, non fa per me e mi sono trovato molto meglio così. Magari farà per voi, non lo so.
Il signor Bell si sveglia in un’umida foresta urlando il nome di Anna. Ma, a parte questo, non ricorda altro, neppure se stesso. Solo un nome senza volto. Già, perché mentre urla questo nome, non sa a chi appartenga. Non sa chi lui sia. Non sa perché si trovi lì e come ci sia arrivato. Deve aver bevuto veramente troppo la sera prima, forse.
Dopo aver assistito a un inseguimento tra gli alberi finito con l’omicidio di una donna in fuga ed essere stato a tanto così da seguire la stessa sorte, trovandosi l’assassino dietro le spalle, annaspa nella foresta in cerca di aiuto. Giunto di fronte a una decadente villa, chiede aiuto a persone sconosciute che, però, sembrano sapere bene chi lui sia. Accolto e rifocillato, si addormenta, mentre in casa si stanno approntando i preparativi di una grande festa.
Al suo risveglio tutto sarà cambiato, soprattutto Bell, o chi credeva di essere. Aprendo gli occhi, infatti, si renderà conto che la giornata è ricominciata da capo e che lui non è più il signor Bell ma il maggiordomo della villa. Come ciò sia possibile è un mistero. Aprendo la porta alla quale sente bussare, troverà fuori un uomo dalle sembianze del Signor Bell e capirà di essere di fronte al se stesso della mattina precedente. Infilateci altre 8 incarnazioni, un omicidio che si svolge nella medesima maniera tutte le sere, una giornata che sembra ripetersi ogni giorno nello stesso modo e una sola strada per tornare alla propria vita, qualsiasi essa fosse: risolvere il mistero. Ecco, già lo state tenendo in mano, vi vedo. Molto coinvolgente!
Questo libro ha un sacco di pregi ma non è esente da piccoli e grandi difetti. Che frase stupida, direte voi. Provo a motivarla e poi vediamo chi è lo stupido! La storia, l’intreccio, la trama e lo svolgimento sono davvero ben costruiti. Gli incastri e le sensazioni del protagonista, chiunque esso sia e nei panni di chiunque sia, rapiscono da subito. All’inizio la curiosità è tanta: capire cosa stia accadendo e perché tutto sembri confuso è un traino importante per l’attenzione del lettore. Più avanti, una volta chiarita la dinamica delle varie reincarnazioni e il motivo di tale situazione, l’attenzione viene carpita dal susseguirsi dei punti di vista dai quali il protagonista vede l’intrecciarsi di vite e storie, lo sviluppo e il divenire delle circostanze e delle passioni che porteranno all’omicidio che sarà non solo da risolvere ma anche da evitare. E’ tutto molto affascinante, bisogna ammetterlo. Veniamo però ai difetti che sono piccoli o grandi a seconda dell’importanza che ognuno di noi vuole dare loro. Tralasciando qualche descrizione non sempre fluida, la difficoltà più grande si ha nell’ultimo quarto di libro, quando la storia incalza, il ritmo diviene ancor più veloce e la notevole quantità di personaggi presenti tende a confondere il lettore. Il foglietto di carta e la matita sono dei toccasana da questo puto di vista. Di certo, alla fine, malgrado la consapevolezza di aver letto qualcosa di notevole, rimane la sensazione che da qualche parte qualcosa non torni. Non dico che ci sia un buco nella trama ma, ripensandoci, è come se fossi stato fregato. Sì, fregato, come quando a scuola, in matematica, il professore saltava qualche passaggio e magicamente alla fine tornava tutto. Personalmente ho sempre avuto la sensazione che avesse sbirciato il risultato finale dalle soluzioni a fine libro ma posso sbagliare. Ecco, riflettendoci, la sensazione è questa. A mio avviso, però, è talmente intrigante e coinvolgente il racconto da farsi benvolere al punto che qualche imprecisione o sbavatura diventano errori perdonabili, ammesso che ci siano naturalmente. Non mi sono messo a rileggerlo, dico la verità. Se accadesse ve lo farò sapere.
In sintesi, smettendo di annoiarvi, date una possibilità a quest’opera. Sono certo che non vi deluderà. Al massimo, non saprete bene a quale personaggio affezionarvi ma potete prenderne uno a caso, tanto è sempre il solito, sotto mentite spoglie.
Buona lettura!
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