A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage
Il professore Pietro Bertino è un grande scrittore, ma soprattutto un grande pensatore. Guarda in faccia la realtà dei nostri giorni, analizza il sistema e si avventura con coraggio nella rete malata della società. Un grande pensatore, dunque, che sa di conseguenza portarci al pensiero. Penso, allora, e sapete cosa sento di dover dire? La realtà è tragica e spietata; dobbiamo davvero aprire gli occhi per non soccombere definitivamente, per non essere risucchiati da un possibile e imminente baratro. Bertino con la sua tetralogia letteraria, I Libri Di Sabbia e Di Ghiaccio, tratteggia orizzonti apocalittici e logorati dalla prigionia. Ispirandosi a Orwell, un signore dalla penna capace che aveva previsto molto, l’autore genovese offre ai lettori la propria amara visione, lasciando tuttavia barlumi di speranza. Con grande piacere ho voluto invitarlo sulle nostre pagine per parlare dei libri e non soltanto…
Ciao, Pietro, è un piacere averti qui. Noi abbiamo avuto modo di conoscerci un pochino. Giusto però raccontare chi sei e che cosa fai anche ai nostri lettori?
Certo, con piacere. Vivo a Genova, ho 56 anni e insegno Italiano e storia in un Liceo scientifico e Istituto Tecnico. Mi sono occupato a lungo di bullismo, didattica dell’antimafia, disagio scolastico, ecc. La lettura e la scrittura sono il mio lavoro e le mie grandi passioni. Quattro anni fa ho deciso di pubblicare come autore indipendente il mio primo libro, Il granello di sabbia. Da allora non mi sono più fermato.
Parliamo ovviamente della tua grande opera, allora, I Libri Di Sabbia E Di Ghiaccio, una tetralogia ambiziosa, di grande impatto emotivo e, per quanto appartenente all’universo letterario del distopico, vicinissima alla realtà. Come hai concepito questo mondo e cosa ti ha spinto verso questa narrazione?
Io credo che siano i libri a farsi scrivere, le idee arrivano e tu devi metterle insieme. Il primo stimolo a scrivere è stato l’episodio delle due navi di disperati bloccate al largo dei nostri porti. Ho insegnato a lungo in una scuola ad alto flusso migratorio e l’argomento mi toccava direttamente. Poi è arrivata la pandemia, le grandi discussioni sulle differenze di genere, ecc. Una volta che si attiva un certo meccanismo, l’attualità ti offre spunti a iosa per scrivere. Il mondo dei miei libri parte dalla realtà, si limita a estremizzare certe tendenze già presenti. Purtroppo, la cronaca quotidiana, li rende sempre meno distopici.
Oppressione, devastazione, epidemia, i diritti dell’essere umano calpestati da un potere malato, violento e asfissiante. Le tematiche sono dure e dal sapore apocalittico. Tuttavia credo che sia importante affrontare, anche esasperando le cose, concetti di questo tipo. Chissà, potremmo un domani ritrovarci in un contesto ancor più spietato di questo, meglio farsi trovare pronti, se possibile. Ci può stare come riflessione?
Ci può stare assolutamente. Io non pretendo di dare risposte né faccio sermoni morali, mi limito a seminare dubbi, farmi domande e lanciare segnali d’allarme. Guardo il presente e immagino un futuro prossimo. La letteratura deve essere inquietante e disturbante per avere un senso.
Ciò che balza tremendamente all’occhio è proprio l’immagine di una società, di un sistema, non così assurdo o lontano dal nostro; i giochi di potere, il controllo delle menti, la tortura mediatica, la pandemia, le guerre, il dannato Dio Denaro. Dove stiamo realmente andando, secondo te?
Stiamo andando verso 1984 di Orwell, anzi ci siamo già dentro. Tu sei un rocker, basta guardare la spazzatura che propongono i media e a come siano ignorati i tantissimi artisti e gruppi validissimi che ci sono nel nostro paese. Lo stesso criterio si può applicare alla letteratura, alla cultura in genere e, naturalmente, alla politica. È un mondo sempre più materialista, dove lo spirito critico viene soffocato, e, come hai detto, conta solo il profitto.
I romanzi sono legati, ma possono essere letti anche singolarmente e non per forza in sequenza. Confermi?
Sì, è una mia precisa scelta.
In ogni caso andando in ordine cronologico, quali sono i pezzi che compongono l’opera? Presto recupererò tutto e, magari, torneremo a parlarne…
Il granello di sabbia, Il sorriso del lupo, L’amore non brucia e La memoria della polvere. Il primo è un romanzo in zona Orwell, il secondo è un racconto di formazione, il terzo racconta la storia di due ragazze che scoprono di amarsi in un mondo allucinante, il quarto è un romanzo d’azione, dove tornano molti personaggi dei libri precedenti e se ne aggiungono altri.
Io sono partito, per esempio, da Il Sorriso Del Lupo, il secondo volume. Cosa rappresenta per te questo libro?
L’ho scritto pensando ai miei studenti, ai cattivi maestri e ai buoni maestri che possono incontrare sulla loro strada. Nasce dall’incontro con una volpe lungo un sentiero di montagna. Ci siamo guardati a lungo e, secondo me, mi ha trasmesso l’idea.
Ismaele rappresenta in qualche modo la piccola fiamma della speranza: deve crescere in fretta, deve guardare in faccia i mali del mondo, volente o nolente, deve vivere le battaglie e le paure dei suoi genitori. Il suo futuro sarà, per forza di cose, incerto e difficile, ma ha l’obbligo di proseguire. Parliamo di un personaggio importantissimo, concepito e ritratto alla grande. Ne parliamo?
Ismaele si chiama come il protagonista di Moby Dick e come lui ha un innato senso di giustizia e agisce d’istinto. È dotato di una purezza che nulla riesce a scalfire. È la speranza, la resilienza attiva. Lo amo molto, torna come protagonista ne La memoria della polvere.
Il ghiaccio poi, e un paese sepolto dal freddo, dal nulla. Solamente un’idea narrativa o anche un’ulteriore metafora?
La previsione di dove e come finiremo se non arrestiamo il cambiamento climatico. Sto scrivendo in montagna, a mille metri, e ieri ho trovato delle fragole di bosco. Assurdo e pericoloso. Un tasso che dovrebbe essere in letargo, ogni notte passeggia allegramente nel mio giardino. Solo chi non vuol vedere può negare la gravità della situazione.
Non è facile rendere tanto scorrevole e, paradossalmente, semplice da leggere un libro come questo. Di semplice di fatto non c’è nulla, eppure tutto viaggia perfettamente. Come hai trovato, stilisticamente parlando, la tua voce da romanziere?
Leggendo molto e scrivendo senza filtri, con sincerità assoluta. Trovare la propria voce costa molta fatica, ma se si è costanti, ci si arriva.
Sei molto legato a ogni singolo pezzo di questo tuo grande lavoro. Se proprio dovessi scegliere un libro in particolare? Sì, insomma, il pezzo più pregiato de I Libri Di Sabbia E Di Ghiaccio…
In realtà è una grande storia che va vista come un unicum, ma se proprio devo citare un titolo direi L’amore non brucia. Un’amica lesbica mi ha detto con le lacrime agli occhi quanto l’avesse coinvolta ed è stato un momento molto emozionante.
Gli autori che hanno formato Pietro Bertino?
Orwell, Philip K. Dick, Margaret Atwood, Sciascia e molto cinema: Tarantino, Leone, Kubrick, Kasdan.
Progetti futuri?
Sto scrivendo un prequel della serie, un noir leggermente distopico, sono a buon punto.
Sei attivo anche sul web. Hai un blog e, addirittura, io ti ho incontrato su Tik Tok. Cosa puoi dirmi a riguardo?
Sul mio blog parlo di scrittura, libri, scuola, attualità, cercando di evitare la politica che in questo periodo mi avvilisce. L’indirizzo è pbertino.blog. Su Tik tok parlo di libri e musica, di artisti non sempre conosciutissimi da noi, ma che meritano di essere ascoltati molto più di tanti che affollano le classifiche di Spotifiy.
Dove troviamo i tuoi libri?
In cartaceo su Amazon, in ebook su Amazon, La Feltrinelli, Giunti al punto, Mondadori.
Saluta i lettori a modo tuo, magari lanciando un messaggio positivo…
Leggete, informatevi, impegnatevi. Vaclav Havel diceva che l’atto più rivoluzionario di tutti è il lavoro ben fatto. Ma trovate anche il tempo di divertirvi e di amare.
https://www.amazon.it/Pietro-Bertino/e/B07NCBXSNQ?ref=sr_ntt_srch_lnk_9&qid=1667292264&sr=1-9
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