Di Adriana La Trecchia Scola

 

 

Quando si leggono i classici si rimane colpiti dalla loro attualita’:in ogni tempo parlano al presente.Sono una luce splendente che illumina la complessita’  esistenziale,possono aiutare a capire le cose oppure possono confortare anche  per poco(infatti  la vita prosegue imperterrita e spietata,serve solo una tregua temporanea).Pertanto la strabordante “modernita’” non differisce molto dal passato.Gia’ nell’ ottocento era diffuso il “lamento” per la miseria umana.Dostoevskij diceva:”Invero la dissonanza tra noi e la societa’ e’ cosa terribile.Nervi e fantasia incominciano a prender troppo spazio dentro le nostre coscienze,ogni vicenda esterna appare colossale e ci spaventa.Si comincia ad avere paura della vita”.E poi:”Dio santo,ci sono tanti con la faccia inacidita,anime piccine e di mente ristretta,filosofi dal capo ingrigito,professori di tutte le arti dell’ esistenza.Farisei che si inorgogliscono della loro sedicente essenza di vita-a dire,della loro mancanza di individualita’,che’ sono tutti intagliati dallo stesso pezzo di legno-gente buona a nulla con le loro prediche infinite per farci accontentare del nostro destino,per farci avere fede in qualcosa,basta che sia qualcosa e che noi si faccia soltanto domande modeste alla vita,accettando la stazione dove e’ capitato di trovarci,e cosi’ non pensano nemmeno alle parole che usano,che’ il loro contentamento e’ l’ autocastrazione da chiostro;giudicano con indicibile e striminzita animosita’ la natura veemente e ardente di chi non e’ come loro e rifiuta di accettare l’ insipido “compito quotidiano” che lor signori mettono a calendario dell’ esistenze.Oh come sono falsi questi predatori che dicono false le gioie terrene,come sono falsi,uno per uno!Quando finisco in mezzo a loro soffro I tormenti dell’ inferno…”.Secondo Melville “Nessuno scrittore autentico e’ scrittore da pubblico”.Uno scrittore che si occupa troppo del mondo e delle sue chiacchiere non e’ uno scrittore.Scriveva il 20 dicembre del 1885 all’ ammiratore letterato inglese James Billson: “Deve esservi passato per la mente,come a me,che piu’ la nostra civilta’ avanza sulla linea attuale piu’ a buon mercato diventa la fama,specie di tipo letterario.Quanto alla fama irraggiunta cosa importa?La nostra civilta’  avanza in un presente in cui diventano famose,ancora piu’ in campo letterario,le cose che hanno successo commerciale.Questa specie di fama prodotta su ordinazione,fabbricata dalle agenzie,e’ vanita’ delle vanita’,lo sappiamo bene”.Il grande ammiratore italiano di Melville,ossia Beppe Fenoglio,era sulla stessa lunghezza d’onda.La scrittura difficilmente da’ pace e piacere a chi la compie.Lui scriveva per un’ infinita’ di motivi:”Per vocazione,anche per continuare un rapporto che un avvenimento e le convenzioni della vita hanno reso altrimenti impossibile,anche per giustificare i miei sedici anni di studi non coronati da laurea,anche per spirito agonistico,anche per restituirmi senzazioni passate;per un’infinita’ di ragioni,insomma.Non certo per divertimento.Ci faccio una fatica nera.La piu’ facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti.Scrivo with a deep distrust and a deeper faith”.La scrittura e’ l’ estrema resistenza allo scrivere,forzatura,inghippo,trappola,anomalia.L’ idea e’ quella di descrivere un mondo in frantumi,riparandolo,dicendone l’ ambiguo e il glorioso.”Tu non hai idea di quanto duri la lotta fra il buio e la luce,nel cuore dell’ inverno.E che cosa sia!Un groviglio di enormi serpenti,mi pare,gli uni chiari e gli altri neri.Una cosa da dar raccapriccio e…nausea!Si!Tutto mi fa nausea,tutto si muove,il cielo e la terra,capisci,si muove…come un feto!”Ma il centro della lotta e’-sempre-con il proprio cuore,afferrare il male che li’ divampa e dargli un senso,una ragione,una redenzione.Tanto che l’ opera di Fenoglio,in fondo,e’ una sorta di apparizione di “Dio la misericordia”,soprattutto Il partigiano Johnny,l’ uomo che scava gloria dalla guerra,che si ostina,nel cuore dell’ orrore,a tracciare pieta’.Fenoglio non ascende a un paradiso perduto di intellettuali pavidi del giudizio altrui,ma rimane incollato alla terra,alla stirpe:”Io sento tremendamente i vecchi Fenoglio,pendo per loro(chissa’ se un postero Fenoglio mi sentira’ come io sento loro)”.

Impossible princess e’ il piu’ sperimentale e arrischiato album che Kylie Minogue abbia mai fatto.Per la prima volta si sente una Kylie Minogue che esce dai contorni del pop tradizionale,ma canta,recita,parla,improvvisa,arriva perfino ad urlare.Too far il pezzo che apre l’ album e’ un vertiginoso flusso di coscienza in cui su una base drum n bass, quasi senza fiato, ci chiede aiuto :”Questa volta mi sono spinta troppo in la’!”.Nel brano scelto come singolo di lancio,Some kind of bliss,il tema e’ la liberta’,la liberta’ di essere da sole anche se innamorate.Insolito sentire una principessina del pop cantare che alla fine siamo sempre soli e che accettarlo e’ “una specie di beatitudine”.L’ album doveva uscire la settimana del 31 agosto 1997 in cui muore Lady Diana,di conseguenza il titolo(principessa impossibile) diventa inaccettabile per la casa discografica(che lo modifico’ in Kylie Minogue per il mercato europeo).Impossible pricess e’ l’ album di minor successo di Kylie Minogue perche’ caotico,sconnesso,straniante ma molto umano.Resta una macchina del tempo da rivalutare per ricostruire quell’ anno stranissimo di rottura,in cui internet e’ diventato di massa e in cui muore il poeta Allen Ginsberg.

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